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Rete unica Tlc, vertice di Governo. Giorgetti: “Controllo societario non è il problema”

Riunione a tre con i ministri dell’Economia Franco e per la Transizione digitale Colao. Il ministro dello Sviluppo economico accelera sulle tempistiche relative a una decisione sul da farsi: “Stallo ha provocato inefficienza, già accumulato ritardo. Settore Tlc ampiamente regolato, situazione peculiare e concorrenza va garantita”

Pubblicato il 25 Mar 2021

Giorgetti

Nelle prossime settimane, spero prima di Pasqua sarà fatta chiarezza sul tema della rete unica di Tlc”: lo ha annunciato il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti in occasione del convegno del Sole 24Ore “Reshape the world”.

E stando a quanto si apprede sarebbe stato convocato per oggi pomeriggio un vertice a tre con i ministri dell’Economia Daniele Franco e della Transizione digitale Vittorio Colao per fare il punto della situazione.

Il ministro Giorgetti ha sgombrato il campo dalle fake news circolate in questi giorni secondo cui il Governo sarebbe intenzionato a bloccare il piano: “Ho visto innescate polemiche che francamente trovo teleguidate dai diversi soggetti in campo, noi come Governo nei prossimi giorni dovremmo definire la versione definitiva del Pnrr. Non mi sono espresso contro la rete unica, ho detto che lo stallo generato in tutti questi mesi, oserei dire anni, ha provocato inefficienza. Quello che dobbiamo fare è che tutti i soggetti in campo chiariscano al governo quali sono i propri progetti e se ci credono facciano quello che devono fare, altrimenti il prezzo lo pagano i cittadini e le imprese”.

Rete unica Tlc, il controllo societario non è la questione chiave

Giorgetti ha inoltre chiarito che serve “un inventario realistico della situazione” invitando i soggetti coinvolti a fare chiarezza. “Ci sono investimenti privati e pubblici per portare la rete ovunque, e naturalmente se si può fare con la rete unica bene, e se lo si fa in tempi rapidissimi, se non è ritenuto attuale, e io penso che sia attuale, lo si dica chiaramente”. E il ministro ha anche puntato il dito contro i ritardi: “Non è possibile che di un progetto così importante per il Paese se ne discuta da due anni, ma non si sia ancora arrivati a un traguardo”. Riguardo ai nodi da sciogliere il ministro ha anche chiarito che “il controllo societario, di fatto, non è il problema”, riferendosi all’ipotesi di 51% della newco AccessCo in capo a Tim, puntualizzando che “il settore delle Tlc ampiamente regolato”.

La questione del ritorno al monopolio dunque non è il quid: “Mi si domanda se io sia a favore o no del monopolio. Dai primi rudimenti di economia sono sempre stato a favore della concorrenza, ma nel caso specifico la situazione è peculiare e credo che l’obiettivo sia arrivare tutti in condizioni di concorrenza e che tutti coloro che si occupano della vicenda debbano capire che serve uno sforzo serio che non si riduce alla dimensione societaria”.

In occasione del vertice iìodierno con le Regioni, Giorgetti sulla questione della banda ultralarga ha ribadito che la politica, a tutti i livelli, deve cambiare passo per evitare che si creino cittadini di serie A e B visto il permanere della diversa copertura nel Paese dove ancora esistono zone che non sono raggiunte dalla rete. “Tutti espongano i loro progetti – ha detto il Ministro – e dicano cosa sono in grado di fare per poter accedere a finanziamenti che stanno per scadere”.

Open Fiber, il fondo Macquaire resta in campo per la rete unica

Intanto Radiocor riferisce che il fondo australiano Macquaire – che ha presentato l’offerta per rilevare la quota di Open Fiber in capo a Enel – “resta allineato con gli obiettivi di Cdp e con l’approccio della strategia volta alla creazione di una rete unica”. Cassa depositi e prestiti, in quota Open Fiber con il 50%, a febbraio ha rinunciato al diritto di prelazione sulla quota di Enel e secondo quanto risulta a CorCom vanno avanti le trattative con Macquarie sulla governance della futura newco. A Cdp andrebbe la maggioranza, con una quota fra il 51% e il 60%.

Mozione 5Stelle: rete unica statale con dentro Terna, RaiWay, Ei Towers e Sparkle

46 senatori dei 5Stelle hanno depositato una mozione – primo firmatario il vicepresidente del gruppo Andrea Cioffi – che impegna innanzitutto il Governo “a procedere alla creazione di una società a partecipazione statale maggioritaria volta a completare la realizzazione e a pervenire alla completa unificazione della rete, anche attraverso la partecipazioni di soggetti privati che non operino nel mercato dei servizi al pubblico”.

Secondo la mozione “anche Terna può fornire un asset fondamentale nella costruzione della società nazionale della rete dati”, considerando che “la presenza dei tralicci di Terna in tutti i Comuni con più di 3mila abitanti costituisce un valore aggiunto anche per le connessioni in fibra”. Nella società della rete unica nazionale, precisa poi l’atto, dovrebbero complessivamente confluire “la rete unica della fibra, la vecchia rete fissa di telecomunicazioni, le torri della telefonia mobile (4G e 5G), quelle del segnale digitale oggi gestite da RaiWay e Ei Towers, dove la componente di investitori pubblici è già prevalente, nonché i cavi sottomarini di Sparkle e i data center che ospitano i cloud“. Infine la mozione chiede al Governo di promuovere “la realizzazione di una vera e propria società paneuropea della rete i cui azionisti siano principalmente gli Stati membri dell’Unione al fine di rafforzare il ruolo dell’Ue nella competizione con i giganti asiatici e statunitensi”.

La mozione impegna inoltre il Governo a prevedere per le amministrazioni centrali e locali, “nelle more dell’attuazione del polo strategico, la possibilità di utilizzare il cloud Sogei o di altre amministrazioni pubbliche“.

Plauso bipartisan dal mondo politico

L’ex sottosegretario al Mise Mirella Liuzzi in un tweet si dice d’accordo con Giorgetti: “Condivido quanto affermato dal Ministro Giorgetti in audizione in Parlamento. Sulla rete unica si deve far presto con maggioranza soggetto pubblico e integrazione con privati”.

“Bene il ministro Giorgetti su rete unica. L’accordo Cdp-Tim è la strada giusta per accelerare e chiudere rapidamente digital divide“, sottolinea la deputata del Pd, Enza Bruno Bossio. “Chiudere in fretta l’integrazione delle reti Tim e Open Fiber è una priorità strategica per il Paese. Non si può perdere altro tempo, mettendo a rischio le risorse del Recovery Fund. Altre soluzioni diverse dall’accordo raggiunto dal precedente Governo allungherebbero i tempi rischiando di moltiplicare i disagi di tanti cittadini che ancora nelle aree bianche non hanno né fibra né connessioni”. “L’ho già detto ad agosto e lo ripeto oggi: la Governance condivisa e la maggioranza pubblica nel board, il consolidamento e la tutela dei diritti patrimoniali al 51% rappresenta l’approccio più coerente perché si affronti il tema del digital divide e si eviti di danneggiare il sistema industriale del nostro Paese”.

Il senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri, in una nota sottolinea che “le parole del ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, sulla rete delle telecomunicazioni ‘mi sembra che chiariscano gli equivoci dei giorni scorsi su potesi irrealizzabili. Il settore è ampiamente regolato e quindi non ci possono essere assalti alla proprietà privata di singole imprese”, sottolinea il senatore. ”Bisogna garantire l’accesso a tutti a condizioni chiare ma per questo esiste l’Agcom e le norme che ne regolano le attività e ne definiscono le competenze. Non credo certamente che questo governo abbia mai pensato ad espropri o ad aggressioni, che forse alcune frange minoritarie dei grillini ancora vagheggiano ma che non potranno mai passare in nessun luogo”.

Una nuova società della rete unica nazionale con governance condivisa col pubblico e maggioranza azionaria di chi conferisce i maggiori asset: Tim. Una rapida chiusura del progetto è funzionale a garantire velocemente la connettività a tutti i cittadini, ma anche per non mettere a rischio le numerose risorse che il Recovery Plan prevede per lo sviluppo digitale del nostro Paese”,sottolinea il deputato di Italia Viva Marco Di Maio.

“Il nodo della rete unica per la banda larga va risolto in fretta”, sottolinea il capogruppo di Liberi e Uguali alla Camera, Federico Fornaro . “L’Italia non può più aspettare perché la cancellazione del digital divide deve essere una delle priorità del Governo e del Recovery plan. Per affrontare le sfide della rivoluzione digitale non ci possono essere ancora milioni di persone e decine di migliaia di imprese con accesso illimitato alle cosiddette autostrade informatiche. Si corra quindi veloce per non rimanere indietro danneggiando la competitività delle imprese e la qualità della vita di chi non abita nei grandi centri urbani”.

I sindacati compatti: “No a scorporo statele rete Tim, pronti a barricate”

Dopo Salvo Ugliarolo, Segretario generale della Uilcom che in un’intervista a CorCom ha annunciato dura battaglia sul caso rete unica, escono allo scoperto anche Fabrizio Solari, segretario generale della Slc Cgil e Vito Vitale, segretario generale della Fistel Cisl: “Noi siamo da sempre stati per la rete unica, siamo anche per un mercato dei servizi che si esplichi all’interno del quadro regolatorio fissato dall’Agcom. Detto ciò chi pensa che sia possibile una rete unica senza la rete Tim dice una cosa irrealistica, quella di Tim è l’ossatura della rete di tlc del Paese”. “Se la rete unica deve essere riconducibile al pubblico, e questo è un concetto condivisibile, e la rete Tim non può che farne parte le possibilità sono due: o si risolve la questione della governance e della proprietà di Tim e ciò vuol dire concordare un’uscita graduale di Vivendi, vuol dire un ruolo di player principale di Cdp in un’ottica di public company, oppure l’altra ipotesi è lo scorporo. In questo caso è bene sapere fin d’ora che siamo pronti a fare le barricate. L’ipotesi di scorporo della rete Tim segnerebbe la fine di una delle poche grandi aziende del Paese”.

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