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Tim, sul dossier rete trattativa fra i 22 e i 24 miliardi

Sfumata l’offerta di Cdp-Open Fiber da 15 miliardi si riapre la partita: i 30 miliardi (e oltre) chiesti da Vivendi non sono praticabilli e si sta cercando di venire a una quadra realistica. Il punto della situazione a Telco per l’Italia il 14 dicembre

Pubblicato il 06 Dic 2022

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Quanto vale la rete Tim? Sfumata l’offerta da 15 miliardi (qualcuno ha azzardato 18 miliardi) da parte di Cdp nell’ambito del memorandum di maggio– l’operazione non è andata a buon fine – secondo quanto risulta a CorCom la valutazione di Netco (la società in cui andranno a confluire gli asset di rete e non solo) si sta attestando fra i 22 e i 24 miliardi.

Da 15 a 30 miliardi: la “verità” sta nel mezzo?

Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,75% di quota, ha annunciato più volte di non essere disposto a scendere sotto i 30 miliardi. Fra 15-18 miliardi della proposta Cdp e i 30 miliardi di Vivendi balla dunque il doppio del valore: ed è sulla valutazione degli asset che si è incagliata la macchina.

Che Vivendi possa spuntarla sui 30 miliardi è irrealistico ma certamente bisognerà trovare una quadra fra i desiderata dei francesi – che cederebbero la rete andando a convergere in ServCo (la società dei servizi) e quelli dello Stato italiano: la rete Tim vale oro nella partita della digitalizzazione del Paese, è un dato di fatto. 

Il Piano Minerva vale l’1,2% di crescita del Pil in 5 anni

L’economista esperto di Tlc, Maurizio Matteo Dècina ha messo a punto un modello di calcolo per valutare gli impatti del cosiddetto Piano Minerva – quello attribuito a Fratelli d’Italia e in cui il ruolo di Cdp sarebbe rilevante quantomeno sotto il profilo della governance della rete unica – : stando a quanto emerge il Piano vale l’1,2% di crescita del Pil in 5 anni. E i benefici potrebbero essere a lungo termine superiori, tali da compensare il danno della privatizzazione (6% di Pil perso in 25 anni).

L’ipotesi dell’Opa “collettiva”

Secondo quanto anticipato da CorCom si starebbe profilando una nuova configurazione con un ruolo forte dei fondi infrastrutturali a partire da Kkr e Macquarie per “diluire” il fardello del debito e attribuire quote a ciascuno in misura tale da non comportare un azionista di maggioranza ma più azionisti. Vivendi cederebbe la rete per concentrarti sulla partita dei servizi. A Cassa depositi il ruolo di “governatore” attraverso un patto parasociale che attribuirebbe specifici diritti di governance. L’ipotesi di un’Opa di Cdp su Tim non è praticabile con una proprietà al 51% che implicherebbe de facto l’accollo totalitario del debito.

Il punto della situazione a Telco per l’Italia il 14 dicembre

In programma il 14 dicembre l’edizione di fine anno di Telco per l’Italia (QUI PER AGENDA E ISCRIZIONE) che vedrà a dibattito i principali protagonisti dell’industry delle Tlc (e non solo) e che considerata la deadline del 31 dicembre – fissata dal Governo per venire a capo del dossier rete unica – sarà un momento importante per fare il punto della situazione. All’evento interviene il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – con deleghe al digitale e alle Tlc – Alessio Butti.

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