LA VERTENZA

Call center, Accenture non rinuncia ai tagli, i sindacati: “Intervenga Renzi”

Nulla di fatto all’incontro al Mise: ribaditi i 262 licenziamenti a Palermo. L’appello di Slc, Fistel e Uilcom: “Il premier batta un colpo”

Pubblicato il 16 Set 2014

F.Me.

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Non si sblocca la vertenza Accenture. Oggi al Mise i sindacati e le aziende – oltre ad Accenture è coinvolta anche BT – non hanno trovato l’accordo sul licenziamento di 262 addetti del call center di Palermo. La notizia dell’impasse della trattativa ha provocato la reazione dei lavoratori siciliani che, nel pomeriggio, hanno bloccato via La Malfa, nel capologuogo siciliano dove ha sede il call canter.

Per Giorgio Serao segretario nazionale della Fistel “è inaccettabile che aziende che lavorano per la PA si rendono responsabili dei disordini a Palermo dove i lavoratori hanno bloccato la città e sono saliti sui tetti del sito produttivo. E’ necessario un intervento del Premier per risolvere la difficile situazione convocando i massimi vertici delle due aziende”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Salvo Ugliarolo, segretario generale della Uilcom. “Non possiamo accettare che scelte sbagliate, da parte di British Telecom ricadano sulle spalle delle 262 famiglie che lavorano sul sito di Palermo. Questa vertenza mette in luce quanto da tempo stiamo denunciando sul mondo dei call center, un settore che ha bisogno di regole partendo proprio dai cambi d’appalto”.

“Nella vertenza che vede contrapposte British Telecom e Accenture, l’assenza di una normativa puntuale sta determinando un’aberrazione dei comportamenti – rincara la dose Michele Azzola, segretario nazionale della Slc – Siamo al punto per cui il fornitore del servizio dovrebbe pagare il cliente per rendergli il ramo d’azienda acquisito anni prima – spiega il sindacalista – Non ci è mai successo in tanti anni di trovarci di fronte a una vertenza di questo tipo- prosegue il sindacalista. Per dare garanzie occupazionali ai 262 lavoratori di Palermo, Accenture dovrebbe pagare British Telecom che solo in questo caso si riprenderebbe il suo ex ramo aziendale, minacciando come alternativa l’assunzione di nuovo personale nonostante in azienda sia presente un accordo per la solidarietà che riduce l’orario di lavoro anche degli addetti di questa attività”.

Secondo Azzola “la crisi dei call center che sta attraversando l’Italia non ha eguali in nessun altro Paese europeo, dove le aziende si trovano a fare i conti unicamente con la crisi”. In Italia no: il fenomeno dipende quasi esclusivamente da un vuoto normativo che permette di cambiare il fornitore dei servizi, che a tal punto licenzia tutto il personale occupato su quella attività, solamente per abbassare i costi dell’appalto. “Una competizione – sottolinea – che oltre ad ammazzare la professionalità e la qualità del servizio prestato, apre inevitabilmente la strada alle delocalizzazioni verso Paesi a minor costo della manodopera”.

I sindacati chiedono l’intervento del premier Matteo Renzi.

Accenture ha deciso di licenziare i 262 addetti al call center dopo che British Telecom Italia chiuso la partnership sulla gestione dei servizi al cliente e la multinazionale americana sarà costretta a licenziare i lavoratori del sito di Palermo che erano stati ceduti da BT nove anni fa.

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