IL CASO

Call center, salta la commessa di Poste: a rischio 620 lavoratori di System House

Una sentenza del Consiglio di Stato ribalta l’esito della gara: tutto da rifare. I sindacati lanciano l’allarme occupazione e chiedono l’intervento del Mise. La Uilcom: “Applicare la clausola sociale prevista dal contratto delle Tlc”

Pubblicato il 26 Feb 2019

F. Me

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A rischio il futuro dei 620 addetti di System House che operano nella commessa di Poste Italiane. La  pronuncia del Consiglio di Stato dello scorso 26 novembre ha imfatti ribaltato l’esito della gara con cui il lotto 1 era stato affidato, appunto, a System House. Stando a quanto risulta a CorCom Poste avrebbe già comunicato all’azienda di customer care che riassegnerà il servizio e dunque sarà bandita una nuova gara. In pole ci sono Abramo e Olisistem (ex E-Care).

“Nel frattempo – spiega Fabio Gozzo segretario nazionale della Uilcom – si susseguono ormai quotidianamente tutta una ridda di voci ed indiscrezioni circa il destino occupazionale di ben 620 lavoratori dell’azienda System House, impegnati su tali attività nelle sedi di Reggio Calabria, Napoli, Crotone e nel comune di Roma, che sono per tale motivo fortemente preoccupati”.

“Il 9 gennaio scorso – dice il sindacalista – abbiamo scritto al Ministero dello Sviluppo Economico per richiedere un incontro in merito alla riassegnazione dell’appalto del Customer Care (lotto 1) formalizzata da Poste Italiane dopo la pronuncia del Consiglio di Stato del 26 novembre 2018.  Ad oggi nessun cenno di riscontro è pervenuto”.

“Oggi, qualunque sia la soluzione adottata da Poste Italiane, resta per noi imprescindibile, così come lo è stato nel passato – conclude Gozzo – la continuità lavorativa di tutti questi lavoratori/trici con l’applicazione puntuale della Clausola Sociale prevista nel contratto nazionale delle Tlc che garantisca integralmente le sedi di lavoro, i perimetri occupazionali e gli inquadramenti contrattuali.  Per questo motivo torniamo a chiedere al Ministro Di Maio una convocazione per poter affrontare per tempo la questione ed acquisire le necessarie garanzie da Poste Italiane, senza che abbiano a ripetersi ulteriori inaccettabili contraccolpi per le centinaia di persone che vi sono coinvolte”.

A luglio 2017 System House aveva battezzato la nuova sede a Napoli proprio per il servzio di Poste a cui sarebbero stati assegnati anche i 350 ex lavoratori di Gepin (società che prima di System House aveva l’appalto).

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