LAVORO

Call center, scoppia il caso “bandi Consip”. Sindacati sul piede di guerra

Slc, Fistel, Uilcom e Ugl chiedono un incontro urgente con il governo sulle recenti aggiudicazioni del servizio di customer care del Comune di Roma e Anac: “L’azienda subentrante non applica il Ccnl delle Tlc”. Ma la Spa del Mef spiega: “La scelta del contratto collettivo rientra tra le prerogative dell’impresa”

Pubblicato il 02 Ott 2020

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Call center, scoppia il caso “bandi Consip. I sindacati di categoria, Slc, Fistel, Uilcom e Ugl Telecomunicazioni chiedono un incontro urgente al governo dopo l’aggiudicazione delle gare del Comune di Roma e Anac al Consorzio Leonardo, azienda che non applica il Ccnl delle Tlc. Nel mirino anche le prossime procedure di gara – Sogei, Istat e Inail – che rischiano di andare in mano, anche in questo caso, ad aziende che fanno riferimento al contratto Multiservizi invece che a quello di settore. Con tagli importanti sulle retribuzioni dei lavoratori.

“Dopo anni di lotte e di confronti con le istituzioni – dice il segretario generale della, Uilcom Salvo Ugliarolo – si rischia di tornare indietro di anni, per di più in un momento in cui il Paese sta affrontando una crisi senza precedenti”.

Il riferimento è alla norma sulla clausola sociale, che garantisce continuità occupazionale e diritti acquisiti (retribuzione compresa) in caso di cambio di appalto, e il varo delle tabelle retributive.  “La misura sulla clausola sociale è una delle due gambe di un sistema di regolamentazione intervenuto su spinta sindacale e recepito dai governi attraverso emanazione di norme, direttive e decreti per limitare fenomeni di dumping e gare al massimo ribasso – spiega il sindacalista – L’altra misura specifica per il settore è rappresentata dal decreto direttoriale dell’ottobre 2018 con cui si è fissato  il costo del lavoro medio per il personale dipendente da imprese aggiudicatarie di servizi di call center calcolato sulla base del Contratto Collettivo Nazionale delle Telecomunicazioni”.

Due norme, secondo i sindacati, che nelle gare sui servizi di contact center non sono state rispettate. “Consip – rimarca il sindacalista – deve assumersi le sue responsabilità”.

Nei bandi Consip però – la spa del Mef lo ha già chiarito in passato – “la scelta del contratto collettivo da applicare in una gara di appalto, così come chiarito dalla giurisprudenza – spiega una nota – rientra tra le prerogative dell’impresa, col solo limite che esso risulti coerente con l’oggetto dell’appalto, configurandosi, di contro, un’indebita lesione del principio di libera iniziativa economica di cui all’art. 41 della Costituzione”.

Gli effetti delle gare assegnate già si sono fatti sentire. E non poco. Dal 1° ottobre, giorno di partenza delle attività con l’azienda subentrante (ovvero Consorzio Leonardo), dei circa 140 lavoratori coinvolti nel cambio di appalto delle attività legate al Comune di Roma ben 125 lavoratori non hanno accettato il passaggio rifiutando, dice Ugliarolo a Corcom, “il ricatto di subire una decurtazione salariale superiore al20%, oltre alla perdita di tutta una serie di diritti acquisiti in anni di esperienza, tra cui le tutele normative derivanti dall’art.18 in caso di licenziamento illegittimo”.

Per quanto riguarda invece Anac circa 15 lavoratori hanno rifiutato il passaggio all’azienda subentrante che non garantiva l’applicazione del contratto Telecomunicazioni.

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