Call center, Telecom Italia e sindacati trovano l’intesa

L’accordo con Slc, Fistel e Uilcom prevede lo stop alla societarizzazione del caring. Restano aperte 41 sedi su 52 e aumentano di 100 unità gli addetti full time. Ora il testo passa al vaglio dei lavoratori: referendum entro fine gennaio

Pubblicato il 18 Dic 2014

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La divisione caring di Telecom Italia, cioé i call center, resterà in azienda e non sarà più trasformata in una società a sé. Lo prevede l’ipotesi di accordo a cui sono arrivati oggi i sindacati di settore – Slc, Fistel e Uilcom – nell’incontro con l’azienda. L’intesa, che dovrà passare al vaglio del referendum dei lavoratori entro la fine di gennaio, prevede anche garanzie fino al 2017. Rimarranno aperte 41 sedi su 52 e non più 39 come previsto nel testo del 2 dicembre scorso non condiviso dalla Slc Cgil. Per i lavoratori delle 11 sedi da chiudere è prevista la ricollocazione in altri settori oppure il trasferimento in sedi distanti non piu’ di 40 chilometri dall’originaria.

“Telecom Italia – spiega Riccardo Saccone (Slc) – si è impegnata ad investire nel carin e a considerarlo nel perimetro dell’aienda”.

“Siamo soddisfatti – afferma Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel Cisl – dei risultati raggiunti, soprattutto per il mantenimento del settore all’interno dell’azienda e per le garanzie fino al 2017 in un momento così difficile in generale per il caring”.

In particolare, Telecom Italia introdurrà un nuovo modello di “Cloud delle competenze”, che consentirà la rilevazione delle capacità individuali dei lavoratori e l’instradamento delle richieste dei clienti verso gli operatori con maggiore esperienza e conoscenza di ciascuna problematica. L’obiettivo è raggiungere un sempre più elevato livello di soddisfazione della clientela e di qualità del servizio.

“Il nuovo modello – spiega Telecom Italia – disegna, nell’ambito delle regole fissate dall’articolo 4 dello Statuto dei Lavoratori e nel pieno rispetto della tutela e della dignità della persona, una disciplina innovativa per il nostro Paese nell’uso delle tecnologie per rispondere in maniera sempre più efficace alle esigenze espresse dalla clientela. La conoscenza individuale delle competenze permetterà all’azienda di mettere in atto percorsi di formazione mirati, volti a migliorare le competenze e le capacità specifiche del lavoratore e a reimpiegare le professionalità in esubero”.

In più l’intesa prevede il passaggio a full time di 100 lavoratori part time e il riconoscimento di 200 euro come una tantum per gli oltre 9mila dipendenti del caring.

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