Telecom Italia rischia un multa dalla Consob per il convertendo. A quanto si apprende dall’Autorità stessa la sanzione, che sarà comminata nelle prossime settimane, sarebbe frutto del procedimento iniziato dopo l’emissione da parte della compagnia del bond da 1,3 miliardi dello scorso novembre.
Il convertendo faceva parte del piano 2014-2016 di rafforzamento patrimoniale di circa 4 miliardi di euro che prevede la cessione di Telecom Argentina, delle torri, dei multiplex e – appunto – un bond convertendo da 1,3 miliardi lanciato dall’Ad. Marco Patuano il 7 novembre 2013.
All’indomani dell’emissione, Telecom aveva inviato una nota informativa alla Consob, spiegando che al prestito convertendo di Telecom Italia da 1,3 miliardi sono state “applicate le regole di garanzia per le operazioni con parti correlate”. Sulla base della richiesta del comitato per il controllo e rischi, la società – spiegava la nota – ha considerato l’operazione del prestito convertendo come “operazione con parti correlate di maggiore rilevanza”.
È stato pertanto effettuato l’iter istruttorio e decisionale di garanzia previsto dalle procedure interne per le operazioni con parti correlate. “Il cda – era scritto nella nota – è pertanto tornato a deliberare sul prestito obbligazionario convertendo sulla scorta di apposito parere messo a punto dai consiglieri indipendenti, approvando l’operazione dopo le verifiche a garanzia dell’interesse della società, nonché della convenienza e della correttezza sostanziale dell’iniziativa”.
Per l’emissione del prestito convertendo, i sottoscrittori del prestito ai quali è stato riconosciuto, su richiesta, un trattamento prioritario nel processo di allocazione delle obbligazioni sono stati: BlackRock, con un investimento di 200 milioni di euro per una quota del prestito pari al 15,38%; Telefonica, con un investimento di 103 milioni di euro, per una quota pari al 7,92%; Och Ziff Capital Management – di cui fino ad oggi non si conosceva il nome al contrario degli altri due soggetti che hanno aderito al convertendo – con un investimento di 40 milioni di euro pari al 3,08%.
Nei documenti forniti alla Consob, Telecom specificava inoltre il motivo per cui è stato applicato il trattamento prioritario a Telefonica, sebbene questa non abbia in mano azioni Telecom, nella sottoscrizione del prestito convertendo. “Poiché nei comunicati stampa sul lancio dell’operazione (7 novembre 2013) il trattamento prioritario era collegato alla qualifica di azionista – spiega il comunicato – ma Telefonica non è direttamente iscritta nel libro soci di Telecom Italia, si rettifica e chiarisce quell’indicazione, precisando che il trattamento prioritario è stato applicato a Telefonica vista la natura di mero veicolo, rispetto a una pattuizione rilevante per Telecom Italia, ascrivibile a Telco S.p.A., e dunque nella sua qualità di azionista indiretto e in trasparenza”.
Telecom precisava inoltre di aver emesso il convertendo nell’interesse stesso della società per beneficiare di un rafforzamento patrimoniale-finanziario a cui il prestito è funzionale. “La sottoscrizione del prestito è stata effettuata e la conversione delle obbligazioni in azioni di compendio avverrà a parità di condizioni per tutti gli investitori”.
La compagnia ribadiva che anche la procedura dell’operazione è avvenuta nell’interesse della società, nel rispetto della convenienza e della correttezza sostanziale. In altre parole Telecom escludeva che l’emissione del convertendo avesse comportato “i rischi connessi ai potenziali conflitti di interesse derivanti dall’operazione attengono alla possibilità teorica che la stessa non avvenga nell’interesse di Telecom Italia, ovvero preveda l’applicazione di condizioni diverse e/o svantaggiose rispetto a quelle che potrebbero essere applicate per analoghe operazioni con soggetti non correlati”.