Daniela Biscarini: “Cubovision, un po’ telco e un po’ Ott”

La manager di Telecom Italia responsabile Innovative Vas: “La sinergia tra rete e servizi è il nostro valore aggiunto. iTunes ha fatto scuola, ma finché non nascerà una vera Apple Tv non lo avvertiremo come avversario”

Pubblicato il 16 Mar 2014

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Nel Risiko della Tv digitale del futuro la posizione di Telecom Italia è complessa. Da un lato l’incumbent della telefonia fissa e mobile investe sull’infrastruttura e porta la larga banda sino ai terminali dei clienti, dall’altra gioca in parallelo agli altri broadcaster la partita con gli Ott. Corriere delle Comunicazioni ha incontrato Daniela Biscarini, responsabile Innovative Vas di Telecom Italia, per capire meglio la strategia di Cubovision, il marchio televisivo dell’azienda.
Siete in conflitto con gli Ott?
Il loro modello di business è comunque diverso dal nostro. Noi siamo molto contenti di fare la telco con in più i servizi, e non solo gli Ott, perché questo vuol dire avere alle spalle una rete che supporta il cambiamento. Questa sinergia rete-servizi è il nostro grande valore aggiunto. E poi è vero che l’Ott è sul mercato da solo, ma per usarlo bisogna sempre comprare la connettività a parte. Invece con Cubovision la connettività è inclusa.
Come è nato il progetto?
Abbiamo osservato il mercato. La richiesta di video richiedeva sempre più banda, adeguamento della rete. È iniziata un’offerta di video musicali e altre cose che hanno spostato l’attenzione del pubblico dal digitale terrestre e dalla pay-tv satellitare. Abbiamo visto la nostra opportunità di mercato.
Come conquistate la fedeltà dei clienti, storicamente “infedeli” nella telefonia?
Gli diamo la migliore offerta di connettività e un’offerta competitiva per i contenuti: non vediamo perché se ne dovrebbe andare.
Contenuti, come fate i palinsesti?
Stiamo imparando. E come noi sta imparando anche il mercato. Siamo stati i primi a offrire un palinsesto on demand quando c’era solo quello lineare. Abbiamo costruito aree tematiche a cui ci si può abbonare oppure si può noleggiare o acquistare il singolo prodotto nel video store. Più ci sono i contenuti free di Rai, La7 ed Mtv.
Competenze: interne o esterne?
Stiamo lavorando per internalizzare le competenze. Abbiamo imparato un mestiere che non era il nostro appoggiandoci a personalità del mondo della Tv che ci introducessero, ma oggi siamo più forti sulle competenze.
Quali sono gli strumenti con i quali si può fruire la vostra tv?
Tv con decoder, smart Tv con app, e poi app sul tablet e a breve su console per videogiochi. I nostri contenuti sono in HD ma non fruibili in maniera analoga su tutti gli apparecchi: Serial Tim ad esempio va solo su mobile per una questione di diritti. Il tablet è usato di frequente ma per poco: il tempo di un cartone animato in macchina per i figli. È il campionato di calcio a spostare il traffico sul mobile, comunque.
Nella vostra percezione, con quali avversari vi contendete il mercato?
Dipende. Dal punto di vista della connettività non mi sento di dire che sia un’altra telco che fa lo stesso di Cubovision, perché non c’è. Invece, come Ott ci sono Mediaset con Infinity e Sky con SkyOnline. Più gli americani quando arriveranno. Invece non percepiamo iTunes di Apple: ha fatto scuola, ma non lo “sentiamo” come avversario, almeno fino a quando non nascerà una vera Apple Tv.
In futuro?
Rivedremo l’interfaccia in modo trasversale per migliorare l’esperienza utente e poi rafforziamo cinema e serie tv puntando al consumo familiare. Il nostro cliente modello è la giovane famiglia evoluta.
Una curiosità: perché “cubo”?
Il primo decoder era un cubo bianco. La tecnologia l’ha lasciato indietro ma ne abbiamo ampliato il senso con il logo: libri, musica, giochi.

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