Fiom e M5S: “La rete Telecom torni pubblica”

Secondo i metalmeccanici della Cgil “gli obiettivi dell’Agenda digitale non saranno raggiunti se non si affronta il nodo dello scorporo”. Laura Bignami (Movimento 5 Stelle): “Il governo acceleri sullo spin off”

Pubblicato il 31 Gen 2014

F.Me.

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Riportare al più presto la rete di telecomunicazione sotto il controllo pubblico. E’ il commento della Fiom, in riferimento alle dichiarazioni del presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta, che si è detto contrario allo scorporo e alla pubblicizzazione della rete. I metalmeccaninci della Cgil ritengono “quest’impostazione totalmente sbagliata”.

“Noi siamo del parere che gli obiettivi europei dell’agenda digitale – 100% di copertura con la banda ultralarga entro il 2020, l’Italia è oggi al 14%, la media europea è del 54% – non saranno raggiunti senza risolvere il nodo di Telecom Italia – dice Roberta Turi, segretaria nazionale della Fiom-Cgil e responsabile del settore Ict – L’azienda, in questi anni, ha agito con l’unico obiettivo di fare cassa, per risanare il debito e produrre dividendi. Ha investito pochissimo nella manutenzione della rete e ancor meno nella banda larga, ricorrendo ad appalti al massimo ribasso che hanno decimato le aziende più qualificate e alimentato il lavoro irregolare. Ha fatto scelte tecnologiche con l’unica logica del risparmio, privilegiando i produttori di apparati più economici, provenienti dalla Cina. Il risultato di queste scelte, che non hanno giovato al paese e tanto meno ai lavoratori, è che tutte le aziende metalmeccaniche del comparto delle telecomunicazioni sono oggi in crisi e ogni giorno si disperdono competenze preziose a causa dei licenziamenti”.

“La vicenda di Telecom Italia è interesse generale del paese. È necessario garantire gli investimenti per realizzare la rete di nuova generazione, un servizio universale che consenta l’eliminazione del digital divide e la neutralità della rete, ovvero un pari accesso alla rete – conclude – La Fiom ritiene che queste condizioni possano essere raggiunte solo separando il soggetto che detiene la proprietà della rete a larga banda dai soggetti che la utilizzano per trasmettere contenuti e servizi e riportando al più presto la rete sotto il controllo pubblico”.

Sulla stessa linea anche Laura Bignami, senatrice del M5S. “In Italia serve un’accelerazione sulla banda larga, per colmare il gap rispetto agli altri paesi europei – ha evidenziato – Il governo Letta, che su questo tema non ha ancora espresso una chiara posizione – aggiunge – avvii con urgenza ogni iniziativa utile a favorire lo scorporo della Rete Telecom, in modo che possa confluire in una new company pubblica che ne assuma il controllo. Questo e’ quello che chiediamo da mesi come Movimento 5 Stelle, per sanare i ritardi e la mancanza di investimenti in un settore strategico per lo sviluppo del Paese”.

Ieri Letta, presentando a Palazzo Chigi il Rapporto Caio, ha chiarito che lo spin off della rete Telecom sarebbe per il Governo l’ultima carta da giocare, “l’extrema ratio se non vengono raggiunti gli obiettivi di sviluppo della banda larga fissati dalla Ue per il 2020”.

La banda larga, in cui il Paese risulta essere “indietro”, è una “priorità assoluta del Governo”, ha detto Letta. L’impegno del Governo per sviluppare la broadband, ha aggiunto il premier, “deve essere costruire obiettivi vincolanti e questo ha senso non se si tratta semplicemente di preghiere da rivolgere ai privati o di auspici: ha senso perché il potere pubblico ha poteri con sfumature varie di invasività se questi impegni vincolanti non sono raggiunti. Quando dico sfumature diverse – ha aggiunto Letta – dico che esistono strumenti che vanno dagli atti di indirizzo fino alla bomba atomica in cui la valigetta l’hanno in mano Governo e Parlamento e in cui il bottone rosso è lo scorporo e la pubblicizzazione della rete che è l’estrema ratio se si verifica che gli impegni non vengono raggiunti”.

Per lo sviluppo della banda larga, ha aggiunto Enrico Letta, “serve una forte accelerazione”, dai privati e dal pubblico, in cui i primi “devono fare gli investimenti, è assolutamente necessario che avvenga, anche di più rispetto a quelli fatti finora”, mentre al pubblico spettano due compiti principali: costruire “una matrice di impegni vincolanti e di obiettivi. Questa matrice dev’essere basata su scadenze certe e scadenze periodiche con le quali verificare gli impegni che i privati si prendono – ha aggiunto Letta – in modo tale che siano verificabili dalla pubblica opinione e dai poteri pubblici”. E in secondo luogo “favorire la connettività di tutto il sistema della Pubblica Amministrazione”.

Il Governo, secondo il presidente del Consiglio, è chiamato impegnarsi in questo campo “al suo massimo livello, quindi alla presidenza del Consiglio dei ministri, in una logica in cui il nostro compito è legato alla competitività e alle politiche industriali nel campo della diffusione della banda larga”.

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