LA LETTERA

Fwa, l’appello di Assoprovider: “Frequenze low cost per spingere la banda ultralarga”

L’associazione chiede al ministro Patuanelli la riduzione dei contributi amministrativi per l’uso di spettro non licenziato. “Così si favoriscono smart working e didattica a distanza”

Pubblicato il 04 Nov 2020

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In poche settimane un “rapido e significativo” aumento della banda larga erogata agli utenti finali. Con vantaggi per la didattica a distanza e lo smart working. E’ il punto d’arrivo della richiesta che Assoprovider rivolge al ministro Mise Stefano Patuanelli in una lettera, invitandolo a rivedere i contributi amministrativi delle licenze punto-punto, per migliorare la connettività nel Paese “soprattutto in questa fase di emergenza”.
L’operazione, dicono i provider indipendenti, porterebbe a un’immediata crescita delle prestazioni della connettività Fixed Wireless Access grazie alla riduzione degli importi dei contributi amministrativi delle frequenze licenziate punto-punto.

“Mediante l’uso di ponti radio che fanno uso delle frequenze licenziate – si legge nella lettera firmata dal presidente Assoprovider Dino Bortolotto – è possibile un rapido incremento della banda disponibile sulle dorsali dei provider internet. Questo si tradurrebbe in un notevole miglioramento della banda erogata agli utenti finali in termini di capacità complessiva e di qualità (similare alla fibra ottica)”.

Secondo l’associazione, le frequenze punto-punto non sono una risorsa scarsa nel Paese, con un utilizzo inferiore al 2% della disponibilità erogata. Tuttavia, viene specificato, per i provider è proibitivo usarle a causa dell’attuale importo dei contributi amministrative, che “risultano i più alti d’Europa e sono fino a 10 volte maggiori di quelli richiesti in altri Paesi europei”.

Una distorsione del mercato

Il costo delle frequenze punto-punto oggi provoca, si legge in una nota, “una distorsione del mercato, soprattutto per il meccanismo di sconto quantità che consente una differenza del 400% tra il contributo amministrativo pagato da un piccolo utilizzatore e quello pagato da un grande utilizzatore dello stesso identico bene pubblico”.

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Per questo l’associazione chiede al ministro dello Sviluppo Economico di imporre che lo sconto quantità del 75%,  previsto per l’utilizzo delle frequenze punto-punto, sia applicabile a tutti gli operatori con meno di 50mila utenti: “Le chiediamo pertanto di intervenire urgentemente per rendere questo bene pubblico, in massima parte inutilizzato, uno strumento realmente disponibile per combattere il digital divide e per porre fine alla enorme distorsione alla concorrenza tra grandi operatori nazionali e piccoli operatori locali”.

Il tema dei contributi

La riduzione dei contributi per le frequente punto-punto è uno dei cavalli di battaglia dell’associazione: “Da anni tutte le forze politiche in parlamento propongono la riduzione degli importi dei contributi amministrativi delle frequenze licenziate punto-punto, ottenendo – fa sapere Assoprovider – sempre un diniego dai Ministeri competenti, adducendo che questa riduzione porterebbe ad una riduzione del gettito derivante dai contributi amministrativi”.

Ma secondo l’associazione quello della riduzione del gettito è un falso problema, che sarà  risolto con l’estensione dello sconto del 75%: “Con questa formula  i piccoli operatori incrementeranno immediatamente l’utilizzo delle frequenze licenziate punto-punto, con conseguente incremento del gettito che andrà a mitigare, se non forse addirittura ad annullare, l’eventuale diminuzione del gettito determinato dall’applicazione dello sconto del 75% ai soggetti con meno di 50.000 utenti”.

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