AGENDA DIGITALE

Guidi: “Banda larga, serve l’impegno pubblico per colmare il digital gap”

Il ministro per lo Sviluppo economico: “Il mercato non è in grado di coprire da solo tutto il territorio”. Agenda digitale: “Consapevoli del ritardo. Impegno massimo del governo”. Bergamini (Fi): “Ma non diventi una leggenda digitale”

Pubblicato il 26 Mar 2014

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”Siamo consapevoli del ritardo e l’impegno sarà massimo per sbloccare il processo di digitalizzazione a vantaggio dei cittadini e delle piccole e medie imprese”. Lo ha affermato oggi alla Camera durante il question time il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, rispondendo ad un’interrogazione sulle iniziative per sviluppare l’informatizzazione e la digitalizzazione e per l’attuazione dell’Agenda digitale.

”Le infrastrutture digitali sono le autostrade del futuro – ha detto il ministro Guidi – e il mercato non è in grado di coprire da solo il territorio. Le aree di fallimento del mercato superano il 50% del Paese, senza l’intervento pubblico ci saranno due Italie a velocita’ distinte e una sara’ esclusa dalla competizione globale”.

Guidi ha evidenziato come l’esecutivo stia ”definendo soluzioni per colmare il grave cultural divide nazionale”, ricordando ”il piano a banda larga sul digital divide di prima generazione, quasi completamente risolto” e come sia stato definito ”il piano strategico a banda ultra larga”.

“In coerenza con il decreto ‘Destinazione Italia’ e con la strategia indicata dall’accordo di partenariato europeo, stiamo definendo soluzioni per colmare il grave cultural divide nazionale e si tratta di misure volte ad incrementare l’uso dell’e-commerce, anche transfrontaliero, e a garantire la sicurezza informatica, privilegiando, al contempo, soluzioni di cloud computing e, soprattutto, a sviluppare competenze digitali che nel 2015, secondo i dati della Commissione europea, saranno richieste per il 90% delle attività – ha sottolineato la Guidi – Dunque, una seria politica di digitalizzazione, sia sul versante delle infrastrutture sia su quello dei servizi, supportata da una governance snella ed immediatamente operativa, credo anch’io sia la chiave per lo sviluppo economico del nostro Paese”.

Intervenendo in Aula durante il Question Time del ministro Guidi, Deborah Bergamini (Fi) ha evidenziato: “Negli ultimi anni, i nostri presidenti del Consiglio, da Monti in poi, hanno tutti invariabilmente tessuto le lodi dell’Agenda digitale: per tutti la digitalizzazione del Paese doveva essere al centro dell’azione di governo. Risultato: dei 55 adempimenti necessari ad attuarla, solo 17 hanno visto la luce, mentre per molti dei mancanti sono ormai scaduti i termini”.

“A questo punto è legittimo chiedersi se il governo Renzi vorrà davvero impegnarsi per portare a termine un piano strategico per il futuro del Paese, il cui impatto sull’economia puo’ essere paragonabile a quello di una intera manovra – aggiunge – sia in termini di risparmi e di snellimento burocratico, sia come sostegno alla competitività delle nostre pmi, e quindi come creazione di posti di lavoro. Di impegni ne abbiamo sentiti fin troppi, ora servono i fatti, perché non possiamo permetterci che l’Agenda si trasformi in una leggenda digitale”

Nelle scorse settimane il premier Matteo Renzi aveva acceso i riflettori sull’Agenda, “Proveremo a fare la digitalizzazione. Il semestre europeo è secondo noi un’occasione per rimetterci in regola con l’agenda digitale”. aveva detto nella trasmissione Porta a Porta, sottolineando anche l’importanza di “investire in innovazione tecnologica” anche per aiutare le imprese.

E proprio per rilanciare su questo impegno Renzi, all’indomani dell’ultimo Consiglio Ue, annunciava di aver “convenuto con Merkel e Hollande di organizzare a luglio in Italia un importante appuntamento sull’agenda digitale in tutti e 28 i Paesi dell’Unione europea“. Il Digital agenda for Europe si terrà in luglio a Venezia.

“Proveremo a fare la digitalizzazione – aveva evidenziato- Il semestre europeo è secondo noi un’occasione per rimetterci in regola con l’agenda digitale” aveva detto il premier nei giorni scorsi sottolineando l’importanza di “investire in innovazione tecnologica” anche per aiutare le imprese.

Come anticipato dal Corriere delle Comunicazioni il premier intende controllare direttamente le politiche per l’innovazione, mantenendo uno stretto controllo sulla governance e l’attuazione. Come scritto dal nostro sito agendadigitale.eu sono adesso tre ipotesi al vaglio, dopo l’uscita di scena di Francesco Caio. La prima: un tecnico vicino al mondo politico e dei ministeri e che ha lavorato alla Cabina di regia del governo Monti. Circolano già alcuni nomi possibili. La seconda una struttura alle dirette dipendenze del sottosegretario Del Rio. La terza: un politico puro, esperto di digitale, e che si interfacci con Del Rio.

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