La Satellite Cellular Convergence è oggi al centro del dibattito strategico nel mondo telco. L’interesse crescente verso il Direct-to-Device (D2D), noto anche come Supplemental Coverage from Space (Scs), nasce dalla possibilità di estendere la copertura mobile in aree dove le reti terrestri non sono economicamente sostenibili. Tuttavia – come confermano la Wireless Infrastructure Association (Wia) e Telecom, Media and Finance Associates (Tmf) – si tratta di una tecnologia complementare, non sostitutiva.
Il D2D consente la comunicazione diretta tra smartphone e satelliti, senza l’uso di terminali ingombranti. Apple ha aperto la strada con i messaggi di emergenza via satellite su iPhone 14, salvando vite durante gli incendi di Lahaina nel 2023. T-Mobile ha seguito con un servizio sms via Starlink, attivato durante i roghi in California nel gennaio 2025, raggiungendo quasi 200.000 utenti.
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D2D e reti terrestri: una convivenza necessaria
Nonostante l’entusiasmo, il D2D non può sostituire le reti cellulari tradizionali. Le infrastrutture terrestri – torri, small cell, fibra – restano fondamentali per soddisfare la domanda crescente di traffico mobile. La distanza tra utente e satellite (centinaia di miglia) comporta una potenza del segnale molto inferiore rispetto a quella di una cella terrestre, con conseguente limitata capacità di penetrazione negli edifici.
Come sottolinea il Tmf, “il segnale satellitare è 10.000 volte più debole di quello terrestre”. Anche con antenne direzionali e maggiore potenza, la quantità di dati trasmissibili resta inferiore. Inoltre, la condivisione della banda tra centinaia di utenti sotto lo stesso fascio satellitare riduce drasticamente la velocità disponibile per ciascuno.
Prestazioni e limiti: il confronto con il 5G
I servizi D2D attuali supportano messaggistica di base, con alcune sperimentazioni su voce e immagini. Starlink ha raggiunto picchi di 17 Mbps in test, ma la velocità media per utente è inferiore a 1 Mbps. Ast SpaceMobile ha dimostrato videochiamate a bassa qualità con picchi di 21 Mbps, ma la copertura è ancora intermittente.
Per confronto, le reti mobili terrestri negli Stati Uniti offrono velocità medie tra 46 e 158 Mbps. Inoltre, il D2D richiede linea visiva con il satellite, rendendo il servizio inutilizzabile in ambienti chiusi o urbani densamente popolati.
Lo spettro radio: una risorsa contesa
Un altro ostacolo è la disponibilità di spettro radio. Le reti terrestri utilizzano centinaia di MHz, mentre Starlink impiega solo 5 MHz per il D2D negli Usa. Questo blocco, valutato 4,8 miliardi di dollari dalla Fcc nel 2004, è insufficiente per garantire prestazioni paragonabili al 5G.
Le frequenze più alte, come la banda C (3.7–3.98 GHz), sono inadatte al D2D per via della scarsa penetrazione del segnale. Le frequenze più basse, invece, sono già utilizzate per servizi critici come quelli aeronautici e marittimi. La concorrenza tra usi terrestri e satellitari rende difficile l’allocazione di nuove risorse.
Banda ultralarga e complementarità tecnologica
Il D2D non è un’alternativa alla banda ultralarga, ma può integrarla in contesti estremi. In zone rurali, marine o montane, dove non è economicamente sostenibile installare torri, il D2D offre una copertura minima per comunicazioni vitali. AT&T ha dichiarato che userà il servizio Ast “nei luoghi dove oggi non conviene costruire torri”, come il Grand Canyon o l’oceano.
Verizon, in partnership con Ast, punta a “garantire connettività essenziale nelle aree remote degli Stati Uniti”. In caso di disastri naturali, il D2D può sopperire temporaneamente all’infrastruttura terrestre, offrendo un canale di comunicazione d’emergenza.
Il futuro della convergenza satellitare-cellulare
La Satellite Cellular Convergence rappresenta un’evoluzione importante per il settore telco. Tuttavia, come evidenzia il white paper Tmf dedicato al tema, le leggi della fisica impongono limiti strutturali alla capacità, velocità e copertura del D2D. La tecnologia è destinata a coesistere con le reti terrestri, non a sostituirle.
La sfida per gli operatori sarà quella di integrare efficacemente i servizi satellitari nei propri modelli di business, sfruttando il D2D per coprire le aree marginali e garantire resilienza in situazioni di emergenza. Ma per la connettività quotidiana, il 5G e la banda ultralarga restano insostituibili.