BANDA LARGA

Italia a due velocità: boom dell’Lte, a rilento il broadband fisso

Relazione della Commissione europea sul mercato delle Tlc: Italia ultima per copertura Ngn. In calo le revenue degli operatori, ma gli investimenti “tengono”

Pubblicato il 22 Lug 2014

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L’Italia ha compiuto alcuni bassi in avanti negli obiettivi della Digital Agenda europea per la banda larga base negli ultimi due anni, ma l’accesso di nuova generazione (Nga) alla banda larga fissa ha ancora una penetrazione al di sotto della media Ue e anzi per la penetrazione dei 30Mbps e per la copertura Nga siamo ultimi in Europa e progrediamo più lentamente degli altri Paesi. E’ quanto si legge nella nuova relazione sullo stato del mercato delle telecomunicazioni dell’Ue pubblicata oggi dalla Commissione europea relativamente agli anni 2012 e 2013.

Nel dettaglio, la copertura della banda larga fissa da 144 Kbps in Italia è del 98,5% (media Ue: 97,1%), ma la copertura Nga è del 20,8% (pur se in crescita del 48%), contro una media Ue del 61,8%; la penetrazione della banda larga fissa da 144 Kbps è da noi del 23,3% contro la media Ue del 29,9%; la penetrazione dei 30 Mbps è dello 0,1% contro la media Ue del 6,3% e la penetrazione dei 100 Mbps è zero contro la media Ue dell’1,6% (con tassi di crescita Ue del 78%).

Il problema, secondo la relazione della Commissione, è in parte l’analfabetismo digitale (il 34% delle persone in Italia non ha mai usato Internet), ma in parte anche la qualità delle linee broadband esistenti, che hanno velocità molto basse rispetto alla media Ue: solo il 18,4% degli abbonamenti fornisce velocità sopra i 10 Mbps, contro il 66% nell’Ue. Gli investimenti privati, dell’incumbent e di operatori alternativi, nel 2012 e nel 2013 si sono concentrati sulla Fttc ma per l’Europa dobbiamo accrescere gli investimenti anche in reti e servizi per il target dei 100 Mbps, in particolare per abilitare gli strumenti dell’e-government e la loro interoperabilità.

L’Italia fa molto meglio nella banda larga mobile che negli ultimi due anni ha continuato a crescere, raggiungendo a gennaio 2014 una penetrazione doppia rispetto a quella del 2011 (66,3%) e superiore alla media Ue (61,1%). Inoltre, l’implementazione e la disponibilità commerciale delle reti Lte va avanti rapidamente (è più che triplicata da luglio 2013), sia nelle città che nelle aree del digital divide: la copertura Lte in Italia è del 39,3% (media Ue: 58,9%), con tassi di crescita, da noi, del 131% (media Ue: 125%).

Quanto alla competitività del nostro settore telecom, il report indica che nel contesto della crisi economica le revenues dell’industria delle comunicazioni elettroniche continuano a scendere: oltre 45 miliardi di euro nel 2010, 43,6 miliardi nel 2011, nemmeno 41 miliardi nel 2012. Questo trend ha impattato negativamente gli investimenti, ma in grado minore che in Ue, dove gli investimenti sono scesi del 7,8% in media, mentre in Italia si è passati dai 6,15 miliardi del 2010 ai 6 miliardi del 2011 ai 5,97 miliardi del 2012. Sempre riguardo alle revenues, il guadagno medio per utente nelle comunicazoni mobili in italia è di 153 euro, meno della media Ue di 187 euro e in declino per effetto soprattutto della crescente diffusione di piani tariffari flat, necessari per competere con i servizi voce e messaggistica degli Ott.

Sul mercato della banda larga fissa, lo share dell’incumbent Telecom Italia ha continuato a scendere, dal 53% di gennaio 2012 al 51% di gennaio 2013 fino al 50% di gennaio 2014. Nella telefonia fissa, Telecom è ancora l’operatore dominante, ma il suo share nelle chiamate nazionali è sceso al 50,7% a dicembre 2012, contro il 55,4% di dicembre 2011. Nel settore mobile, le quote di mercato dei due operatori maggiori, che controllano circa un terzo del mercato ciascuno, sono leggermente scese a favore degli altri due Mno, mentre il 5% degli italiani sceglie tra i 16 operatori mobili virtuali.

I pacchetti in bundle sono in aumento e la penetrazione delle offerte double-play and triple-play è del 48,1% e del 58,1% rispettivamente, ma questi pacchetti raramente includono i servizi Tv per lo scarso successo in Italia, nota il report, della IpTv, mentre vengono preferiti la televisione digitale terrestre e il satellite. In crescita i servizi di Video-on-demand su Internet (parte delle recenti iniziative commerciali dei maggiori fornitori di contenuti).

Infine, per quanto riguarda la gestione dello spettro, il report nota che a gennaio 2013 l’Italia ha completato il processo di autorizzazione dei diritti d’uso assegnati nel 2011 per gli 800 MHz, sempre più usati per l’Lte.

A livello europeo, la relazione della Commissione europea sul mercato delle telecomunicazioni e la sua regolamentazione rileva che le entrate del settore sono nuovamente calate nel 2013; ai servizi di telefonia tradizionali si preferiscono sempre più i servizi VoIp; il traffico dati è in rapido aumento; i costi delle chiamate vocali e dei servizi dati su reti mobili sono più alti nell’Ue rispetto agli Stati Uniti, mentre l’uso dei servizi mobili è più diffuso negli Usa, dove si registra di conseguenza un “ricavo medio per utente” più elevato.

Inoltre, solo la Danimarca, la Germania, la Lettonia e Malta hanno raggiunto l’obiettivo del 2012 per l’autorizzazione di bande di frequenza specifiche. 21 Stati membri sonoriusciti ad arrivare al traguardo nel 2013, ma il ritardo nell’assegnazione della banda a 800 MHz ha pesantemente rallentato la diffusione delle reti mobili 4G in tutta l’Ue.

“Il cammino verso la realizzazione di un vero mercato unico è certamente ancora lungo. Bisogna tagliare l’onere burocratico e occorre un’azione normativa più coerente a livello sia nazionale che unionale per costruire finalmente questo mercato unico”, ha commentato Neelie Kroes, vicepresidente della Commissione. “L’attuazione in tempi brevi della direttiva sulla riduzione dei costi della banda larga contribuirà a centrare l’obiettivo, ma bisogna fare di più”.

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