Mediaset fa shopping nel video online, stallo sul fronte Vivendi

La compagnia annuncia l’ingresso nel capitale di Studio71, piattaforma che valorizza i creatori di contenuti online su Youtube&Co. Intanto il ministro Calenda torna sull’affaire francese: “Gli investitori stranieri chiariscano perché e come si viene: le aziende non sono solo asset economici”

Pubblicato il 12 Gen 2017

Andrea Frollà

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Nell’attesa di capire le prossime mosse di Bolloré, Mediaset si muove comunque nel mondo dei contenuti online. L’ultimo passo in questo senso è l’annuncio odierno della partecipazione in Studio 71. Tramite un accordo con gruppo tedesco ProSiebenSat.1 Media, Mediaset è entrata assieme il gruppo francese TF1 nel capitale del Multichannel Network europeo, che opera sulle principali piattaforme gratuite di distribuzione video, a partire da Youtube, assicurando ai talent creatori di contenuti maggiori visibilità e monetizzazione grazie alla massa critica del network. In Italia, Studio 71 gestisce già un inventory di oltre 40 milioni di video visti al mese.

L’operazione prevede l’ingresso di Mediaset con una quota iniziale del 5,5% e del gruppo francese TF1 al 6,1%, per un investimento totale di circa 50 milioni di euro e una valutazione di 400 milioni. Obiettivo dichiarato: “Costituire il più importante gestore europeo di talent digitali in stretta sinergia con la tv generalista”.

“Il mondo dei video online sta in effetti orientandosi sempre più verso il modello di business Avod (Advertising Video On Demand) con accesso gratuito, grandi ascolti e ricavi provenienti integralmente dalla pubblicità – spiega un comunicato Mediaset -. Un ambito in cui i grandi broadcaster europei hanno un vantaggio competitivo inconfutabile, sia in termini di capacità di produzione di contenuti di intrattenimento e valorizzazione del talento degli artisti, sia in termini di raccolta pubblicitaria”. E infatti in Italia Publitalia 80 sarà la “concessionaria esclusiva del network, potenziando in questo modo la sua vocazione sempre più crossmediale rafforzata da un big data di dimensioni quantitative senza paragoni.

Un’operazione che segnala l’interesse di Mediaset nei confronti delle nuove frontiere digitali, la cui portata non è ovviamente paragonabile all’accordo con Bolloré messo in piedi ad aprile 2016 e naufragato pochi mesi dopo, che prevedeva la creazione di una anti-Netflix europea. Proprio su quella vicenda e più specificamente sulla recente salita azionaria di Vivendi in Mediaset è tornato il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, intervenendo alla trasmissione Radio Anch’io su Rai Radio Uno e affermando che “il governo dice attenzione: l’Italia non è posto da scorrerie”.

Pur sottolineando che sulle liceità dei comportamenti di Vivendi si esprime la Consob, Calenda utilizza nuovamente l’aggettivo “opaca” per definire la mossa di Vincent Bolloré e sottolinea la necessità di garantire trasparenza e piani di investimento credibili in queste situazioni: “Non è stato chiaro da parte dell’azienda francese perché si comprava e se si andava verso un’Opa: soprattutto è un’operazione che rischiava di bloccare l’azienda. E questo è un problema”, commenta Calenda che rispetto all’apporto di capitali estero nelle società italiane aggiunge: “Benvenuti gli investitori stranieri ma si chiarisce perché si viene e come si viene, perché le aziende non sono solo asset economici, danno lavoro alla gente e nel caso di Mediaset hanno uno sviluppo importante di contenuti anche culturali”. Siamo secondo il ministro in tempi che impongono di “stare molto, molto cauti ed è arrivato il momento di cominciare a stringersi e anche ad alzare qualche difesa in più”.

L’intervento di Calenda arriva in una fase di stallo dell’affaire italo-francese le cui acque, dopo i scossoni dovuti agli acquisti sul mercato di Vivendi arrivata al 28,8% di Mediaset, sono state piuttosto placate nei giorni scorsi. Ieri un lancio di Bloomberg, paventando un’offerta di Bolloré a Berlusconi in azioni Vivendi per risolvere la contrapposizione in atto, ha rimesso in movimento il mercato portando il titolo Mediaset a 4,36 euro con la seduta chiusa a +5,87%. A Borsa chiusa Fininvest ha smentito le indiscrezioni, dichiarando che “non esistono né mai sono esistite negoziazioni con Vivendi”, che si è invece limitata come da tradizione a un “no comment”.

Un commento alla situazione lungo l’asse Parigi-Milano arriva anche da Guido Barbieri, amministratore delegato del gruppo delle torri di trasmissione Ei Towers controllato da Mediaset: “Non è chiaro al 100% se un’eventuale Opa di Vivendi su Mediaset comporti anche un Opa a cascata su Ei Towers – sottolinea Barbieri a margine dell’assemblea della società -. In ogni caso eventuali evoluzioni nella struttura del nostro azionista non credo che abbiano un impatto diretto sul consolidamento del settore” delle torri di trasmissione in Italia.

La situazione attuale vede Vivendi in posizione di forza dopo la salita e secondo diversi rumor pronta a un accordo, mentre Mediaset e Fininvest sembrano più propensi a dedicarsi alle strategie legali anti-scalata. A proposito di scenario legale, c’è da segnalare l’aduzione in Procura a Milano di Tarak Ben Ammar, consigliere di amministrazione di Vivendi e di Telecom. Ben Ammar, spesso indicato come il mediatore fra gli interessi di Berlusconi e Bolloré, è stato sentito per 5 ore nell’ambito dell’inchiesta per manipolazione del mercato, nata da un esposto di Mediaset. Dopo l’imprenditore tunisino, anche il patron di Vivendi potrebbe essere sentito dai magistrati. Per ora tuttavia non risulta fissata alcuna udienza. Sullo sfondo resta l’istruttoria annunciata dall’Agcom, che ha messo nel mirino le partecipazioni di Vivendi in Mediaset e Telecom e potrebbe cambiare lo scenario.

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