Mvno, Prosperetti: “I contratti vanno adeguati”

Secondo l’avvocato, esperto di operatori mobili virtuali, le condizioni sono profondamente mutate: “I parametri vanno rivisti”. E prevede: “In futuro integrazione con i nuovi sistemi di identità digitale”

Pubblicato il 03 Feb 2014

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“Solo adesso emerge il carattere innovativo e interessante degli operatori virtuali. Ne nascono di tipi diversi, in grado di offrire servizi anche profondamente diversi da quelli dei gestori tradizionali”. Eugenio Prosperetti è uno degli avvocati massimi esperti di questo settore.
Insomma, i virtuali si stanno riscattando da una storia di subalternità.
Sì, ricordiamo infatti che in Italia sono nati non da negoziazioni di mercato – come avvenuto in altri Paesi europei, ben prima che da noi – ma da una “costola” di una decisione antitrust (A357 del 2007, ndr) nella quale i grandi operatori hanno presentato impegni per evitare possibili sanzioni. L’oggetto di tali impegni è stato quello di consentire la nascita degli operatori virtuali, prima non presenti sul mercato. All’inizio sono stati solo di tipo Esp (Enhanced services provider), legati a doppio filo ai servizi dell’operatore che li ospita e con capacità limitate di innovare dal punto di vista delle tecnologie e delle tariffe. Gli operatori Esp usano non solo la rete ma anche i servizi dell’operatore ospitante e, se non hanno una sufficiente forza commerciale che consente di ottenere da questi trattamenti favorevoli per via negoziale, non hanno altra scelta che seguirne le tariffe e le politiche. Possono sviluppare in autonomia solo servizi complementari interessanti per certi tipi di clientela. Il Full Mvno, verso cui si sta andando, è invece un operatore completo che non ha differenze rispetto ad un operatore mobile tradizionale se non per il fatto che non è titolare di antenne né frequenze.
Con quali conseguenze?
Il mercato inizia a recuperare il ritardo accumulatosi negli anni. La situazione regolamentare attuale è per molti aspetti abbastanza favorevole ai Full Mvno, specialmente in materia di roaming: gli interventi comunitari in materia di euro-tariffa hanno ridotto le rendite storiche per i servizi in roaming e aperto spazi che possono essere coperti tramite servizi innovativi che sfruttano le possibilità di interconnessione e le sinergie esistenti. Mi viene in mente quanto ha realizzato il primo Full Mvno italiano, Noverca: un’applicazione per smartphone che consente di chiamare ed essere chiamati su un numero mobile di Noverca configurato su sim virtuale, in Italia e all’estero, sfruttando qualsiasi connessione dati, wi-fi o 3G abbia lo smartphone.
Andrà davvero così bene per i virtuali? Alcuni lamentano scarsi margini di manovra, per colpa delle tariffe all’ingrosso degli operatori infrastrutturati.
Tra operatore infrastrutturato e virtuale c’è un contratto, che può essere più o meno favorevole. Il problema, come ho detto prima, è che i contratti attuali sono nati, per lo più, in condizioni di estrema disparità di forze. Quando i virtuali avevano zero utenti e non vi era ancora un mercato. Ciò ha comportato e continua a comportare vari problemi. Tra l’altro, i Full Mvno ora sbocciano senza che ci siano parametri di riferimento per fissare i loro prezzi di terminazione. Non abbiamo avuto, come fu per Wind e H3G, un intervento regolamentare per determinare un prezzo di terminazione agevolato (Agcom sta per avviare un’analisi di mercato per valutare la cosa, ndr). È tutto lasciato al mercato in una situazione di negoziati tra soggetti di dimensioni oggettivamente diverse. Ha interesse un grande operatore infrastrutturato ad agevolare l’entrata nel mercato di un virtuale “Full”? Probabilmente no.
Che cosa potrebbero fare quindi le regole per migliorare la concorrenza nel settore?
Appunto definire un prezzo di terminazione agevolato per i nuovi virtuali Full per un certo periodo di tempo. Il regolatore dovrebbe periodicamente verificare la congruità dei canoni di “airtime” (noleggio uso delle frequenze) rispetto ai prezzi di terminazione. Bisogna evitare che il costo di terminazione arrivi a livelli troppo bassi rispetto ai canoni pagati per la rete.
Quali prossimi passi si aspetta, su questo sentiero di innovazione?
Non mi meraviglierei se una technology company fondasse un proprio operatore virtuale sinergico con il proprio business, vendendo, ad esempio, un cellulare che ha già al proprio interno il numero di telefono. Un’altra cosa che potrebbe accadere è l’integrazione delle tecnologie degli operatori virtuali con i futuri sistemi di identità digitale.

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