PRIVACY

Privacy, tribunale iraniano accusa Mark Zuckerberg

Il fondatore di Facebook convocato da un giudice del sud dell’Iran per rispondere all’accusa di violazione della privacy. Ma è improbabile che il Ceo si presenti

Pubblicato il 27 Mag 2014

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Un giudice di un tribunale del sud dell’Iran ha emesso un ordine di comparizione nei confronti del fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, per rispondere alle accuse di alcune persone contro Instagram e Whatsapp – entrambe di proprietà di Facebook – per violazione della privacy dei cittadini. Secondo un ufficiale dei paramilitari (basij), Ruhollah Momen Nasab, il giudice ha nel frattempo disposto il blocco delle due applicazioni.

Non si tratta certo della prima ordinanza di questo tipo ai danni di un cittadino americano: come le altre, è destinata probabilmente a non essere eseguita. Non esistendo un trattato di estradizione tra Iran e Stati Uniti – le cui relazioni diplomatiche si sono interrotte nel 1979 – è altamente improbabile che Zuckerberg si presenti di fronte al giudice iraniano.

La scorsa settimana un altro tribunale iraniano aveva ordinato il blocco di Instagram a causa di problemi legati alla privacy. In Iran, alcuni siti internet vengono periodicamente bloccati. I social network come Facebook, Twitter ma anche Youtube sono ufficialmente vietati, anche se gli iraniani riescono spesso a bypassare la censura attraverso l’utilizzo di filtri. Inoltre, alcuni politici di rilievo come il presidente Hassan Rouhani o il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif sono molto attivi sia su Twitter che su Youtube.

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