IL REPORT

Rete unica Tlc, Moody’s: “Con la newco meno pressione sul mercato wholesale”

Secondo l’agenzia di rating FiberCop rappresenta il primo passo verso la realizzazione di una sola infrastruttura: “Ricavi in aumento per Tim grazie alla fornitura esclusiva di servizi di manutenzione e costruzione”

Pubblicato il 02 Set 2020

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La creazione di una società unica delle reti, di cui l’accordo su FiberCop rappresenta il primo passo, potrebbe alleviare le pressioni concorrenziali nel mercato wholesale e rappresentare un aspetto positivo per Telecom Italia (TI). A rilevarlo un report Moody’s che analizza gli effetti delle operazioni annunciate da Tim, cioè la creazione della newco Fibercop per il network secondario (che va dai cabinet alle case) e il successivo progetto di fusione tra Fibercop e Open Fiber nella newco AccessCo, hanno implicazioni sia positive sia negative per la società.

“Vediamo questi due annunci come un primo passo nella road map verso l’obiettivo più ampio di fondere FiberCop con Open Fiber di Enel al fine di creare una società unica di infrastrutture a fibra (AccessCo) a livello nazionale controllata da TI – spiegano gli analisti – La creazione di questa entità potrebbe alleviare le pressioni concorrenziali nel mercato wholesale, un aspetto positivo per TI”.

Secondo l’agenzia di rating anche se un accordo sulle valutazioni degli asset può essere difficile, “resta importante il fatto che i principi e la metodologia per determinare le condizioni di fusione siano stati concordati sia per i valori di FiberCop che per Open Fiber”.

Un aspetto ancora più importante è che le valutazioni finali saranno definite da periti terzi nominati dalle società, “il che riduce il rischio – si legge nel report – di non concordare i termini di fusione, in particolare dopo che il Governo, principale azionista di Enel, ha approvato la lettera di intenti con Cdp per la creazione di un’unica rete nazionale”.

Inoltre, la rete in fibra sarà sviluppata sulla base di un modello di coinvestimento aperto a tutti gli altri operatori, secondo quanto previsto dal Codice Europeo delle Comunicazioni Elettroniche.

“Riteniamo inoltre positivo il fatto che TI sarà il fornitore esclusivo per la costruzione e la manutenzione delle reti e fornirà servizi aggiuntivi a FiberCop, il che aumenterà i ricavi di TI”, evidenzia Moody’s che però rileva anche importanti effetti negativi per la compagnia guidata da Gubitosi.

“Gli accordi faranno aumentare la complessità analitica del gruppo – scrive l’agenzia – Sebbene Tim controllerà e consoliderà completamente FiberCop e la futura AccessCo, Tim non avrà il 100% di nessuna delle entità”.

“Inoltre, diluirà la proprietà di un asset strategico, riducendo la sua influenza sulle decisioni strategiche e operative relative alla rete. Diluendo la proprietà di asset strategici, Tim potrebbe veder indebolita la sua generazione di cash flow dopo il 2025”, scrive l’agenzia. Tim ha indicato che FiberCop avrà un ebitda di 900 milioni e l’ebitda/capex sarà positivo solo nel 2025.

“Gli accordi di azionariato con le minoranze potrebbero implicare pagamenti di dividendi che potrebbero diluire la generazione di cash flow di Tim. Ad ogni modo, nessun pagamento di dividendo è previsto per FiberCop fino al 2022”.

Infine, conclude Moody’s, “non è chiaro quanta parte di debito finirà in capo alle nuove società”.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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