TLC SINGLE MARKET

Roaming addio, benvenuta net neutrality: il voto del Parlamento Ue

Il voto dell’Europarlamento sul Tlc single market. Affossate le richieste degli operatori Tlc, passa la linea dura sull’Internet libero e sul taglio delle tariffe di roaming entro il 2015. Neelie Kroes: “Un altro passo avanti verso l’Europa connessa”. Ma il finale non è scontato e l’industria promette battaglia: il testo potrebbe essere rinviato per una seconda lettura

Pubblicato il 03 Apr 2014

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Addio roaming, benvenuta net neutrality. E’ questo in estrema sintesi l’esito del voto a larga maggioranza con cui l’Europarlamento ha approvato stamane il pacchetto Kroes sul mercato unico delle tlc. A valle delle polemiche infuocate dei giorni scorsi, i deputati di Strasburgo hanno optato per la linea dura sull’Internet libero. Sono passati infatti in blocco gli emendamenti del centrosinistra che blindano il principio di non discriminazione del traffico, mettendo alle corde la possibilità per gli Internet provider di erogare “servizi specializzati” con migliore qualità.

A nulla è valso l’appello unitario degli operatori Ue, che l’altro ieri in una lettera aperta (siglata da ETNO, ECTA, GSMA e Cable Europe) avevano tacciato le modifiche al testo presentate dal Parlamento europeo di minacciare l’innovazione e le nuove opportunità di crescita per coloro che investono nella spina dorsale digitale dell’Europa”. E dire che si riferivano ad un lotto di emendamenti firmati dalla relatrice Vera Pilar del Castillo (PPE, centrodestra) e che propugnavano una tutela più “light” della Net neutrality rispetto al testo votato oggi. E’ per contro palpabile la soddisfazione tra le file degli attivisti della rete e delle associazioni dei consumatori. “Buone notizie per internet europeo e gli utenti telefonici”, ha twittato il BEUC, il forum europeo delle associazioni dei consumatori. “500 milioni di europei potranno presto contare su una garanzia legale della net neutrality”, si è felicitata la deputata olandese Marietje Schaake.

L’altra pietra miliare del pacchetto è l’abolizione dei costi del roaming entro il 2015. E’ l’ultimo e definitivo atto di un lungo percorso che, a colpi di regolamenti, aveva già di molto abbassato i massimali dei sovracosti sull’uso dei telefoni cellulari all’estero. “Nel 2010 ho promesso di abolire le tariffe di roaming entro la fine del 2015 e adesso siamo a un passo da questo risultato”, ha esultato il commissario Ue per l’agenda digitale, e promotrice della proposta, Neelie Kroes. Che ha aggiunto: “oltre alla barriera ben visibile del roaming, saranno presto abbattute molte altre barriere affinché i cittadini europei possano comunicare in modo aperto e senza soluzione di continuità, ovunque si trovino”.

Di ben altro segno la reazione di ETNO, l’organismo che raggruppa i principali operatori del continente. Secondo il suo chairman Luigi Gambardella, “il voto di oggi rischia di far deragliare gli obiettivi originari del regolamento, ossia il rafforzamento dell’industria del digitale con una spinta alla crescita e all’occupazione”. In effetti, la proposta iniziale della Kroes, presentata in settembre, è stata sostanzialmente modificata, per non dire stravolta dal Parlamento europeo. Prevedeva un meccanismo meno stringente, e secondo molti meno convincente, per arrivare all’abolizione del roaming. E sulla net neutrality, pur vietando di bloccare o rallentare i contenuti di internet, lasciava ampio margine agli operatori per la fornitura di servizi specializzati a qualità garantita.

Più sfumato il commento di DigitalEurope secondo cui il testo approvato oggi entra troppo nel troppo dettaglio tecnico. “La politica – spiega il dg John Higgins – dovrebbe fornire una chiara guida su come dovrebbe funzionare un mercato unico delle Tlc ma non decidere come le tecnologie dovrebbero essere usate per raggiungere l’obiettivo”.

“Sosteniamo pienamente il carattere aperto di Internet – prosegue il dg – Tuttavia questo testo corre il rischio di ostacolare l’innovazione scoraggiando gli investimenti sulla rete oggi sempre più necessari, investimenti che invece il pacchetto aveva il principale compito di stimolare”.

Strasburgo ha anche deciso di sopprimere con un sol colpo di penna le norme della proposta volte a stabilire un regime di autorizzazioni unico per gli operatori – rimpiazzato da un più semplice meccanismo di notifica al Berec –, quelle che assegnavano alla Commissione il potere di stoppare i rimedi regolamentari decisi dai Garanti nazionali, ma anche l’intero capitolo del pacchetto che stipulava la creazione di prodotti di accesso virtuali armonizzati. In soffitta anche la creazione di una presidenza stabile per il Berec, contro l’attuale meccanismo di staffetta annuale tra i vari regolatori nazionali.

Buone notizie, invece, sul fronte del radiospettro. Non solo il pacchetto allunga a 25 anni la durata minima delle concessioni. Ma promuove anche la liberalizzazione dei diritti d’uso, incentivandone il mercato secondario, anche a livello paneuropeo. Il tutto promuovendo un’assegnazione più coordinata delle frequenze, sia nelle modalità che nelle tempistiche.

Adesso la palla passa agli stati membri che potrebbero chiudere il cantiere entro fine 2014. Ma non è un epilogo scontato, considerato che diversi paesi, tra cui Germania, Francia e Regno Unito, hanno già espresso perplessità su alcuni punti del piano, ad esempio proprio quelli in materia di frequenze. Certo è che, a prescindere dal risultato di oggi, la gestazione del pacchetto Kroes e ancor più l’iter di discussione a Strasburgo è stata molto accidentata e funestata di polemiche. Prima ancora che il regolamento fosse licenziato dal commissario per l’agenda digitale, diversi commissari europei (a cominciare da quello alla giustizia Viviane Reding e dal potente titolare alla concorrenza Joacquin Almunia) avevano manifestato dubbi, o addirittura fastidio, per alcuni elementi del testo. Una volta resa pubblica, la proposta ha raccolto critiche e affondi da ogni parte: da piccole e grandi Telco, dalle associazioni dei consumatori, dai regolatori nazionali e via dicendo.

Ecco perché il Parlamento europeo ne ha gettato dalla torre molte norme, sotto il peso di lobby e veti incrociati. “Abbiamo bisogno di un’Europa digitale: oggi, con il voto del Parlamento europeo, abbiamo fatto un altro passo avanti verso la realizzazione di un #ContinenteConnesso“, ha dichiarato Neelie Kroes. Un passo che però non è definitivo. Tra l’industria che è pronta ad affilare le armi contro le norme su net neutrality, e il sospetto coltivato da alcuni paesi membri, non è detto che l’happy ending sia vicino. E’ anzi verosimile che il testo sia successivamente rinviato dal Consiglio al Parlamento per una seconda lettura, allungandone i tempi di approvazione.

Per Licia Ronzulli, europarlamentare di FI, “la decisione odierna rappresenta una novità importantissima per i consumatori”. ”Un nuovo passo in avanti – continua Ronzulli – verso un vero mercato unico della telefonia, in cui tutti gli operatori offrono tariffe concorrenziali e i consumatori sono liberi di scegliere l’opzione più vantaggiosa. Dal 15 dicembre 2015 le tariffe sul roaming, ovvero i costi aggiuntivi per l’utilizzo del telefono cellulare in un altro paese dell’Unione Europea, saranno aboliti. Un traguardo storico per milioni di consumatori”.

Roberta Angelilli (Ncd/Ppe) evidenzia: “Si tratta di un passo avanti significativo verso il mercato unico delle telecomunicazioni, nonché di un ulteriore tassello per la realizzazione concreta della libera circolazione dei cittadini europei, che saranno finalmente liberi – ha concluso – di utilizzare il proprio cellulare senza cambiare operatore e tariffa in qualsiasi paese dell’Unione europea”.

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