LA LEGGE

Sblocca Italia, credito d’imposta al 50% per la banda ultralarga

Il decreto in gazzetta Ufficiale. Anche sgravi per Ires e Irap. Semplificazione per reti mobili, procedure di scavo e posa aerea dei cavi. Avenia (ASSTEL): “Bene, ma ora bisogna rendere le norme efficaci”

Pubblicato il 15 Set 2014

A.S.

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All’articolo 6 del decreto Sblocca Italia, pubblicato sabato in Gazzetta ufficiale e in vigore da oggi, sono previste le “agevolazioni per la realizzazione di reti di comunicazione elettronica a banda ultralarga” e le norme “di semplificazione per le procedure di scavo e di posa aerea dei cavi, nonché per la realizzazione delle reti di telecomunicazioni mobili”.

Il cuore del provvedimento, come anticipato dal Corriere delle Comunicazioni, è nell’introduzione “in via sperimentale, fino al 31 dicembre 2015, del credito d’imposta sull’Ires e Irap fino al 50% del costo massimo dell’investimento” per gli interventi strutturali sulla rete fissa e mobile, per impianti wireless e via satellite, inclusi gli interventi infrastrutturali di backhaul, per l’accesso alla banda ultralarga. Avranno diritto alle agevolazioni gli interventi nuovi, che non siano già previsti in piani industriali o finanziari approvati prima del 31 luglio 2014, e che abbiano l’obiettivo di assicurare il servizio a banda ultralarga “a tutti i soggetti potenzialmente interessati insistenti nell’area considerata”.

“La previsione del credito d’imposta per la realizzazione delle reti fisse e mobili a banda ultralarga costituisce, finalmente, un primo importante riconoscimento della strategicità delle infrastrutture di Telecomunicazione per la ripresa economica nel nostro Paese – afferma Cesare Avenia, presidente di Assotelecomunicazioni-Asstel, l’associazione di rappresentanza delle imprese della filiera delle Tlc – Tanto più che tale misura, per altro già da tempo applicata ad altri settori come i trasporti, valorizza il ruolo del capitale privato nel raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda Digitale europea”.

La legge prevede tra l’altro che gli investimenti siano realizzati antro due anni dall’entrata in vigore della legge, e dettaglia le soglie minime per gli investimenti nei singoli comuni: 200mila euro per quelli con meno di 5mila abitanti (con i lavorai da realizzare entro 9 mesi), 500mila euro per i comuni tra i 5 e i 10mila abitanti (12 mesi per il completamento), un milione di euro per i comuni sopra i 10mila abitanti.

Le modalità e le disposizioni attuative dovranno essere emanate ora entro 30 giorni dall’entrata in vigore della legge, a cura del Mise, del ministro delle infrastrutture e dei trasporti e del ministro dell’Economia e delle finanze, con il parere dell’agenzia delle entrate. Una circostanza che desta preoccupazione tra gli addetti ai lavori: “Permane tuttavia una forte e legittima preoccupazione sull’effettiva efficacia operativa della norma – sottolinea Avenia – Ancora una volta, infatti, la sua applicazione è stata demandata all’emanazione di decreti attuativi da concertare fra i ministeri, prassi che sinora ha comportato solo inefficienza e ritardi oltre misura dei progetti di trasformazione del Paese. Per sbloccare gli investimenti con la rapidità di cui l’Italia necessita si poteva e si doveva, come avevamo proposto, innovare anche le modalità di attuazione della legge, individuando meccanismi meno rigidi e automatismi attuabili attraverso un uso più spinto della tecnologia digitale e delle possibilità offerte dalle piattaforme online”.

Il decreto comporta inoltre, come semplificazione, che in caso di “variazioni non sostanziali degli impianti”, per accelerare la realizzazione degli investimenti per il completamento della rete di banda larga mobile, “nel caso di modifiche delle caratteristiche degli impianti già provvisti di titolo abilitativo, che comportino aumenti delle altezze non superiori a 1 metro e aumenti della superficie di sagoma non superiori a 1,5 metri quadrati, è sufficiente una autocertificazione descrittiva della variazione dimensionale, da inviare contestualmente all’attuazione dell’intervento ai medesimi organismi che hanno rilasciato i titoli”. Allo stesso modo non sarà più soggetta ad autorizzazione paesaggistica “l’installazione o la modifica di impianti di radiotelefonia mobile, da eseguire su edifici e tralicci preesistenti, che comportino la realizzazione di pali di supporto per antenne di altezza non superiore a 1,5 metri e superficie delle medesime antenne non superiore a 0,5 metri quadrati”.

Il pacchetto di misure, a poche ora dalla sua approvazione, ha già sortito i primi effetti: Metroweb ha infatti annunciato che farà un nuovo piano industriale “per accelerare gli investimenti”. A rivelarlo è Franco Bassanini, presidente di Cassa depositi e Prestiti e azionista rilevante della società di tlc, motivando questa scelta proprio con il credito d’imposta, “per gli investimenti nelle infrastrutture di tlc”.

“La nuova norma – continua Avenia – ha poi il pregio di sistematizzare in un atto unico le diverse tecniche di posa delle reti Tlc e introduce alcune semplificazioni per la realizzazione delle reti mobili. Gli Operatori sono però ancora in attesa anche di altre semplificazioni importanti, coerenti con il ruolo di opera di urbanizzazione primaria che va riconosciuto all’infrastruttura di telecomunicazioni. A questo punto ci attendiamo un’accelerazione nel completamento del regolamento scavi per la posa della fibra ottica con l’inserimento delle tecniche innovative e nell’emanazione, finalmente, delle linee guida sulla rilevazione delle emissioni elettromagnetiche già previste dal Crescita 2.0. Se, come afferma il decreto, lo sviluppo delle Tlc rappresenta un asset strategico del Paese – conclude Avenia – allora Governo e Parlamento devono indicare a chiare lettere che l’attuazione di queste infrastrutture deve essere considerata prioritaria da parte degli apparati burocratici e disporre di conseguenza affinché ciò avvenga”.

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