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Servizio 060606, è scontro tra Almaviva e Campidoglio

La società guidata da Marco Tripi “stupita” dalle dichiarazioni del Comune di Roma sul nuovo bando: “Il parametro dell’offerta economicamente più vantaggiosa non raggiunge nemmeno l’80% del costo del lavoro”. Mandato ai legali per verificare la regolarità delle procedure di gara

Pubblicato il 30 Ott 2014

Federica Meta

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Almaviva scende in campo per difendere i suoi addetti al servizio 060606 e ribatte punto su punto a quanto dichiarato nei giorni scorsi dal Comune di Roma in merito al bando di gara.

“Leggiamo con stupore le considerazioni riportate da una nota di Roma Capitale del 28 ottobre scorso – si legge in una nota dell’azienda – riferita al bando per il servizio d’informazioni 060606, a proposito delle questioni poste da Almaviva Contact e dai suoi lavoratori in ordine ai principi che guidano le gare pubbliche per l’affidamento di servizi”.

Nella nota del Campidogllio, Almaviva non rintraccia “la responsabilità di una risposta istituzionale ai temi critici segnalati, che vanno ben al di là dell’esito di un singolo bando”.

“Si rileva, al contrario, una posizione di insofferenza rispetto a legittime preoccupazioni dei lavoratori e di sostanziale indifferenza ai rischi per la tenuta occupazionale di aziende che hanno contribuito e contribuiscono allo sviluppo del territorio – prosegue l’azienda – Abbiamo sostenuto e ribadiamo che, utilizzando il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, Roma Capitale aggiudicherebbe l’appalto dello 060606 a un prezzo che non raggiunge neanche l’80% del puro costo del lavoro sostenuto fin qui da Almaviva Contact per la gestione del servizio, in base al Ccnl di riferimento”.

Almaviva ribadisce che la valutazione dei profili di competenze ed esperienza è stata ridotta a valore marginale – resa sostanzialmente irrilevante rispetto al peso dominante del ribasso di prezzo – e che senza “prevedere riferimenti territoriali per l’erogazione del servizio, non è dato sapere se l’attività continuerà a essere svolta a Roma o altrove, in un settore esposto a fenomeni di delocalizzazione feroce, con ricadute dirette sull’occupazione, sulla concorrenza, sulla sicurezza e sulla tutela dei dati personali”.

Per la società guidata da Marco Tripi, di fronte a una condizione di grave crisi che sta soffocando le attività del settore Crm, dovuta a un contesto normativo incerto, “il segnale che viene dal Campidoglio sembra indicare che il riconoscimento di minimi contrattuali e della giusta anzianità ai nostri lavoratori sia un costo comunque troppo alto e che, per conseguenza, sul territorio romano non ci sia spazio per un’attività d’impresa a condizioni socialmente ed economicamente sostenibili”.

Almaviva Contact, società leader nel settore Crm, che non delocalizza per Statuto e occupa in Italia quasi 9 mila persone a tempo indeterminato, delle quali oltre 2 mila a Roma, non intende lasciare al loro destino i propri operatori – conclude – Questo impegno, tuttavia, non può essere sufficiente da solo a tutelare il lavoro in mancanza di atti concreti delle Istituzioni competenti per assicurare criteri certi al sistema delle gare pubbliche e piena applicazione delle regole esistenti a tutela della libera concorrenza”.

Almaviva ha dato mandati a suoi legali di verificare la liceità, anche sotto il profilo penale, di quanto riportato nel comunicato del Comune di Roma del 28 ottobre on cui si dà notizia che Roma Capitale, prima ancora della conclusione della procedura di gara – essendo ancora in corso le verifiche di legge sulla “Società vincitrice” -, ha già avuto un “primo incontro” con il possibile vincitore della gara 060606, nel corso del quale è stata ipotizzata l’assunzione di dipendenti di Almaviva Contact.

Il Campidoglio ha assicurato che non ci sarà nessuno spostamento in Albania del call center che erioga il servizio 060606. E per quanto riguarda il bando di gara ha spiegato che “il parametro non è stato il massimo ribasso, ma l’offerta economicamente più vantaggiosa”. Rispetto al futuro degli operatori di Almaviva che attualmente svolgono il servizio ha ribadito che “le norme in vigore non prevedono clausole sociali in caso di cambio di appalto”.

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