TELECOM ITALIA

Telco addio, il cda approva la scissione

La holding rimarrà in vita con un capitale minimo e senza azioni di Telecom Italia in portafoglio per gestire le attività e passività residue di bilancio. Successivamente scatterà la liquidazione. Il 9 luglio l’assemblea dei soci

Pubblicato il 26 Giu 2014

Federica Meta

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Il Cda di Telco ha approvato il bilancio al 30 aprile 2014, chiuso con una perdita di 952,5 milioni di euro, dopo oneri finanziari per 120,3 milioni. Le rettifiche di valore sulle azioni Telecom Italia, si legge in una nota, si attestano ad un totale di 830,5 milioni, originate quanto a 498,9 milioni dall’allineamento del valore di carico a quello di borsa del 30 aprile scorso (0,92 euro per azione) e quanto a 331,6 milioni da una svalutazione operata in corso di esercizio. Tenuto conto della perdita di 369,1 milioni contabilizzata nella situazione patrimoniale al 31 agosto 2013, già coperta con delibera dell’assemblea straordinaria del 24 settembre 2013, la perdita residua ammonta a circa 583,4 milioni, superiore ad un terzo del capitale sociale. Il board ha pertanto convocato per il 9 luglio prossimo l’assemblea della società per deliberare, tra l’altro, l’approvazione del bilancio d’esercizio e la riduzione del capitale.

Il consiglio di oggi ha approvato anche la scissione della società. Per effetto di quest’ultima, spiega Telco, “si determinerà l’assegnazione a quattro società beneficiarie di nuova costituzione, interamente controllate da ciascun azionista, della quota di propria competenza della partecipazione detenuta da Telco in Telecom Italia (22,4% del capitale ordinario), ossia: il 14,77% alla newco controllata da Telefónica, il 4,32% a quella del Gruppo Generali e l’1,64% a ciascuna delle newco controllate rispettivamente da Intesa Sanpaolo e da Mediobanca”.

“Nel contesto della scissione – si legge nella nota – è previsto l’integrale rimborso da parte di Telco del finanziamento bancario (euro 660 milioni al 30 aprile 2014) e del prestito obbligazionario sottoscritto dai soci (euro 1.750 milioni di valore nominale più Euro 70 milioni di interessi maturati al 30 aprile scorso), oltre agli interessi che matureranno sino alla data di rimborso, mediante risorse derivanti da finanziamenti soci in favore di Telco, da erogarsi in misura proporzionale alle quote di partecipazione degli azionisti nella Società subito prima dell’esecuzione della scissione”. Pertanto in sede di scissione a ciascuna newco verrà attribuito, oltre al pacchetto di azioni Telecom Italia, il finanziamento soci di rispettiva competenza.

Il perfezionamento della scissione è subordinato all’autorizzazione da parte delle seguenti Autorità: Conselho Administrativo de Defesa Econômica “Cade” (Autorità antitrust brasiliana); Agência Nacional de Telecomunicações “Anatel” (Autorità regolamentare brasiliana); Comision Nacional de Defensa de la Competencia “Cndc” (Autorità antitrust argentina) e, per quanto di competenza, Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni “Ivass” (Autorità regolamentare italiana).

Quanto a Telco, rimarrà in vita con un capitale minimo e senza alcuna azione Telecom Italia in portafoglio, con l’obiettivo di gestire le attività e passività residue in bilancio. Terminata questa fase, ne è prevista la liquidazione.

Lo scorso 16 giugno Mediobanca e Intesa hanno esercitato l’opzione di uscire da Telco nel primo giorno utile – oggi 15 giugno – previsto dalla finestra contrattuale. Mediobanca, in una nota, spiega che “tale esercizio rappresenta il naturale proseguimento del percorso di disimpegno dall’investimento in Telecom Italia

Il disimpegno di Piazzetta Cuccia era stato annunciato in occasione della presentazione delle linee guida del Piano 2014/16 e avviato il 24 settembre successivo con la riduzione della partecipazione in Telco dal 11,6% al 7,3% (in trasparenza dal 2,6% all’1,6% del capitale ordinario di Telecom Italia).

“Da settembre 2013 – si leggeva nella nota – il titolo Telecom ha registrato un incremento del 65% contro il 13% del settore Tlc Europeo e il 23% del Mibtel. L’operazione si inquadra altresì nel più ampio processo di riduzione dell’esposizione al comparto azionario, parte integrante delle linee guida del Piano 2014/16. In base corsi correnti di Telecom Italia, la plusvalenza inespressa sulla partecipazione spettante ammonta a circa 110 milioni di euro, che si aggiunge all’utile di 67 milioni registrato nel primo semestre dell’esercizio in corso”.

Stessa opzione esercitata da Intesa Sanpaolo. In una nota il gruppo bancario ha precisato che l’esecuzione “è subordinata all’ottenimento delle necessarie autorizzazioni da parte delle autorità competenti”. Intesa Sanpaolo detiene attualmente circa il 7,3% del capitale sociale di Telco e a seguito della scissione entrerà direttamente in possesso dell’1,6% del capitale ordinario di Telecom. In base al prezzo di chiusura di venerdi’ 13 giugno, “l’interessenza in Telecom Italia originerebbe per Intesa Sanpaolo una plusvalenza implicita ante imposte pari a circa 35 milioni di euro”, conclude la nota.

Lo scorso 11 giugno è arrivato anche l’ok del cda di Generali all’uscita da Telco. In quella data board ha deliberato di esercitare l’opzione di scissione, dando mandato all’amministratore delegato Mario Greco del gruppo di definire le modalità specifiche per l’uscita. ”Il patto – si leggeva in un comunicato – continuerà vincolare Generali sino alla data di scadenza fissata al 28 febbraio 2015 o, se la scissione si dovesse perfezionare precedentemente, fino alla data del suo completamento, che sarà subordinato ai necessari adempimenti nei confronti delle autorità competenti”.

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