L'ANALISI

Telecom Italia e il puzzle brasiliano

L’eventuale riassetto del mercato delle Tlc in Sud America, con l’ipotesi di cessione o di spezzatino di Tim Brasil, non piace al governo locale che vuole stabilità in vista delle elezioni e dei Mondiali di calcio

Pubblicato il 10 Ott 2013

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Riflettori puntati sulla possibile vendita di Tim Brasil. Secondo un’analisi di Reuters, una delle ipotesi sul piatto è la cessione della società che poi sarebbe “spezzettata” tra i competitor di Tim stessa ovvero Telefonica, Carlos Slim e Oi. Gli analisti di Berenberg ritengono che Oi da solo potrebbe godere di 700 milioni di euro di euro di sinergie capitalizzate che potrebbero essere divise al 50%, ma il carrier adesso – ricorda Reuters – è molto più interessato all”integrazione con Portugal Telecom.

A complicare la situazione anche la posizione del governo locale. Le autorità brasiliane hanno infatti delle riserve sulla vendita di Tim: in Brasile il prossimo anno ci saranno le elezioni e la Coppa del Mondo di calcio, eventi che, di fatto, alzano la posta in gioco. In questo contesto Telecom Italia dovrebbe argomentare in modo convincente che un forte mercato mobile in cui operano tre player è meglio di uno a tre con un quarto debole (che sarebbe Oi). Ma questo. allo stesso tempo, potrebbe mettere TI nella condizione di diventare un “venditore forzato”, condizione che in genere deprime i prezzi.

Molto più semplice sarebbe un acquisto di Tim Brasil da parte di un nuovo arrivato. Ma in realtà i pretendenti credibili sono pochi. At&t sembra più attenta al mercato europeo ed è riluttante a pestare i piedi a Carlos Slim, con il quale – secondo indiscrezioni – starebbe studiando una strategia per sbarcare in Europa. Per Vodafone il Brasile è fuori range. Restano solo gli outsider dei mercati emergenti: il gigante Mtn, Softbank e China Mobile. Ma sono ipotesi remote.

Quello che è certo è che il futuro di Tim Brasil sarà determinante anche per quello di Telecom, dal punto di vista finanziario e industriale. Se Telecom riuscisse a portare a casa 10 miliardi per il 67% di Tim Part (holding di Tim Brasil), vorrebbe dire realizzare circa 9 volte l’Ebitda, il rapporto debito netto/Ebitda (2013) calerebbe da 2,8 a 1,9 volte e il sacrificio potrebbe perciò valere la pena. Ma, considerato che Tim Brasil è sostanzialmente libera da debito, cedere la quota ai prezzi di Borsa (5,8 miliardi) non migliorerebbe sostanzialmente il rapporto debito netto/Ebitda, al quale guardano le agenzie di rating nel formulare le loro valutazioni. Telecom incasserebbe una somma per ridurre il debito che veleggia intorno ai 40 miliardi, ma rinuncerebbe anche alla redditività del Brasile che, per quanto in rallentamento, è comunque ancora l’unica area di crescita insieme all’Argentina.

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