Le telecomunicazioni sono uno dei fronti più esposti – e più strategici – della sicurezza digitale europea. È da qui che passano la difesa dei dati, l’autonomia tecnologica e la resilienza dei sistemi su cui poggia la trasformazione digitale del continente. In questo scenario, Thales gioca un ruolo di primo piano: con un approccio integrato che unisce sovranità digitale, crittografia post-quantum e intelligenza artificiale sicura, il gruppo francese sta ridisegnando il modo in cui le reti vengono protette e governate.
A raccontarlo a CorCom, a margine di Cybertech Europe 2025, sono Sergio Sironi, Cybersecurity Products Sales Director Southern Europe, e Simone Mola, Cybersecurity Products Regional Sales Manager. Due figure che, dal cuore del business italiano ed europeo, spiegano come l’azienda stia lavorando per anticipare i rischi e costruire un nuovo modello di fiducia per gli operatori telco, e più in generale per le realtà impegnate a cogliere le opportunità della trasformazione digitale.
Indice degli argomenti
Post-quantum: anticipare il futuro della cifratura
“Il cuore della nostra attività è quello di anticipare i tempi – spiega Sergio Sironi – Da anni lavoriamo sulla crittografia post-quantum, e abbiamo contribuito alla definizione di uno degli algoritmi fondamentali riconosciuti a livello internazionale”.

Nel recente Thales 2025 Data Threat Report – Critical Infrastructure Edition, il gruppo ha evidenziato come il 63% degli operatori delle infrastrutture critiche – incluse le telecomunicazioni – tema la vulnerabilità della crittografia attuale di fronte al calcolo quantistico. Secondo lo studio, più della metà delle organizzazioni (58%) è già impegnata nella sperimentazione di algoritmi post-quantum per proteggersi dal rischio di attacchi “raccogli ora, decifra dopo”, in cui i dati sottratti oggi potrebbero essere decrittati in futuro con potenza quantistica.
“Il mondo delle telecomunicazioni è oggi, insieme a quello finanziario, il principale motore di domanda per soluzioni di nuova generazione – aggiunge Sironi – I grandi operatori ci chiedono già se siamo quantum ready. La consapevolezza è cresciuta enormemente: entro pochi anni i computer quantistici potranno decifrare i dati sensibili con velocità impensabili. Per questo occorre agire ora”.
“La nostra piattaforma – prosegue – offre una protezione end-to-end che combina data security, application security e gestione intelligente delle chiavi. Il nostro obiettivo è consentire ai clienti di dormire sonni tranquilli: la protezione dei dati deve essere continua, indipendente dal luogo in cui essi si trovano, e costruita per durare nel tempo”.
Sovranità digitale: il pilastro della fiducia
“La sovranità digitale è un tema centrale – prosegue Sironi – Ogni Paese europeo sta elaborando strategie per proteggere i propri dati e la propria autonomia tecnologica. In questo contesto, Thales è già partner di riferimento di diversi enti governativi, sia a livello nazionale che comunitario, per la cifratura dei dati e i servizi di protezione in cloud e on-premise”.
Secondo il Data Threat Report, oltre la metà delle organizzazioni (52%) che operano nelle infrastrutture critiche indica la conformità normativa come principale motore delle iniziative di sovranità dei dati, ma solo il 2% dichiara di aver cifrato almeno l’80% delle proprie informazioni sensibili conservate nel cloud, un dato ben inferiore alla media globale (8%). Un segnale, questo, che evidenzia quanto la strada verso una piena sovranità digitale europea sia ancora lunga.
Sironi spiega che “le aziende vogliono un interlocutore unico, affidabile e conforme ai regolamenti europei, in grado di coprire l’intero ciclo di vita della sicurezza. In questo Thales si distingue: siamo tra le poche realtà in grado di offrire una piattaforma completa per la protezione dei dati, dalle infrastrutture hardware alle applicazioni”.
“Il cloud – argomenta – non deve più essere visto come una minaccia, ma come un’opportunità per consolidare la sovranità digitale europea. Serve un ecosistema di fiducia dove il dato resti sotto controllo anche quando è distribuito. Ed è esattamente ciò che stiamo costruendo”.
Intelligenza artificiale: usarla e proteggerla
“L’intelligenza artificiale apre enormi opportunità, ma anche nuove vulnerabilità – interviene Simone Mola – Thales affronta il tema da tre prospettive: prima di tutto, utilizziamo l’AI per migliorare le nostre soluzioni, rendendole più intuitive e accessibili ai clienti. Poi proteggiamo l’intelligenza artificiale stessa, mettendo in sicurezza dati, infrastrutture e comunicazioni. Infine, contrastiamo gli attacchi generati proprio dall’AI”.

Secondo il Data Threat Report 2025, il 73% degli operatori delle infrastrutture critiche considera la rapida evoluzione dell’intelligenza artificiale la principale fonte di preoccupazione in materia di sicurezza, mentre il 74% sta già investendo in strumenti di protezione specifici per l’AI generativa. Un dato che conferma la visione di Mola: “Concretamente – afferma – cifriamo database, proteggiamo server e reti di comunicazione, garantendo che il substrato tecnologico dell’intelligenza artificiale sia coerente e affidabile. È cruciale che i dati con cui vengono addestrati i modelli siano autentici e consistenti: la qualità delle decisioni automatiche dipende dalla veridicità dei dati”.
“Ma l’AI – sottolinea – è anche uno strumento nelle mani degli attaccanti. Le Telco sono tra i target più sensibili. Per questo abbiamo sviluppato tecnologie di application security in grado di rilevare e neutralizzare attacchi generati da AI, adattandosi dinamicamente ai comportamenti anomali”.
Ricerca e innovazione continua
“L’innovazione, per noi, è un processo continuo – spiega Mola – Il settore cambia ogni giorno. Investiamo costantemente in ricerca e sviluppo per supportare i mercati più sensibili, in particolare quello Telco e quello finanziario. Lavoriamo sia internamente, sia attraverso acquisizioni strategiche che ci consentono di accelerare la crescita e integrare nuove competenze”.
Nel 2024, Thales ha investito oltre 4 miliardi di euro in Ricerca e Sviluppo, con particolare attenzione a tecnologie quantistiche, cloud e intelligenza artificiale, confermandosi come uno dei gruppi europei più specializzati nella cybersecurity per ambienti critici. “Il nostro obiettivo – afferma Mola – è creare un ecosistema europeo forte e indipendente. Vogliamo generare valore in Europa, non soltanto importare tecnologia. Collaboriamo con università, centri di ricerca e startup per sviluppare soluzioni di cybersecurity nate nel nostro continente, al servizio della sovranità digitale”.
La sfida dei talenti: formare, motivare, trattenere
“Il capitale umano è la nostra risorsa più preziosa – interviene Sironi – In Italia mancano circa 100.000 professionisti della sicurezza informatica. È un dato che fotografa la gravità della situazione. Occorre attrarre nuovi talenti, formarli e soprattutto motivarli a restare”.
“Thales – aggiunge – ha messo in campo una strategia su due fronti. Da un lato cerchiamo talenti già formati, con esperienza avanzata; dall’altro coltiviamo giovani professionisti attraverso percorsi di crescita interni. È come gestire un vivaio: i nostri ‘talentini’ crescono in azienda, assumendo progressivamente maggiori responsabilità. Il punto chiave è la prospettiva: non basta offrire stipendi competitivi. Bisogna far sentire le persone parte di un progetto, dare loro la possibilità di evolversi e di contribuire. Solo così si costruisce una vera cultura della sicurezza”.
Telco e AI: equilibrio tra opportunità e rischio
“Le telecomunicazioni stanno vivendo una trasformazione epocale – aggiunge Mola – L’automazione delle reti, l’uso massivo dell’AI e la virtualizzazione spinta aprono nuovi scenari ma anche nuove fragilità. L’obiettivo è costruire una cyber resilience strutturale, capace di sostenere l’innovazione senza comprometterla. Le Telco stanno correndo, ma devono farlo su fondamenta sicure. Thales punta su un modello di sicurezza-by-design, in cui la protezione è integrata fin dall’origine nei processi tecnologici. Il tempo della sicurezza aggiunta a posteriori è finito: oggi serve un approccio proattivo, dinamico, in grado di evolversi con la minaccia”.
“Senza fiducia non c’è digitalizzazione possibile – conclude Sironi – Il nostro compito è costruire quella fiducia giorno dopo giorno, con tecnologie solide, competenze e responsabilità. È così che si può garantire un futuro digitale sicuro, sovrano e sostenibile”.




































































