Il sistema radiomobile 6G, atteso intorno al 2030, promette un cambiamento radicale: oltre a connettività potenziata (velocità multi-Gbit/s, latenza sotto il millisecondo), integrerà non solo reti terrestri, ma anche reti satellitari, droni e piattaforme aeree. Inoltre, integrerà anche funzionalità di sensing ambientale e comunicazioni olografiche, garantendo un accesso universale anche in ambienti estremi. Il sistema 6G utilizzerà lo stesso sistema Core del sistema 5G Advanced, attualmente in fase di standardizzazione e interamente governato dalla Intelligenza Artificiale (IA), e si differenzierà rispetto al 5GA per le torri radio standalone di nuova generazione che gestiranno a loro volta la rete di accesso con l’IA.
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La vision dell’Itu
La figura sottostante, sviluppata secondo la visione dell’ITU (International Telecommunication Union), mostra come il 6G sarà basato su reti eterogenee ultra-flessibili e integrate, in grado di adattarsi dinamicamente a condizioni operative molto diverse. Al centro del paradigma 6G c’è infatti il concetto di ISAC (Integrated Sensing And Communications), che prevede la fusione tra funzionalità di comunicazione e capacità di rilevamento ambientale all’interno della stessa infrastruttura. Questo approccio permetterà alle reti di “sentire” ciò che accade nello spazio circostante – posizione, movimento, temperatura, vibrazione – e reagire in modo proattivo, ottimizzando la qualità del servizio e migliorando la sicurezza.

L’architettura rappresentata mostra una molteplicità di livelli e tecnologie interoperabili. Alla base troviamo le reti terrestri convenzionali, ma anche sensori distribuiti, sistemi V2X (Vehicle-to-Everything), superfici intelligenti (smart surfaces) per la riflessione attiva dei segnali e comunicazioni coordinate tra celle (CoMP, Coordinated Multipoint). Più in alto si estende una rete tridimensionale composta da veicoli autonomi, droni, dirigibili, palloni aerostatici e satelliti in orbita bassa, media o geostazionaria. Anche le reti subacquee e i dispositivi indossabili (wearables) sono integrati nel sistema, a testimonianza della pervasività totale del paradigma 6G.
Questa visione olistica e multi-layer non si limita a fornire connettività, ma punta a costruire una rete intelligente, sensibile al contesto e capace di autoregolarsi. Le reti eterogenee così concepite permetteranno una riutilizzazione efficiente dello spettro radio, una copertura dinamica anche in aree remote o emergenziali, e un’ottimizzazione personalizzata dell’esperienza utente.
Il ruolo delle reti sottomarine
Un ruolo essenziale è giocato anche dalle reti sottomarine, che trasportano oltre il 95% del traffico intercontinentale. Secondo TeleGeography, all’inizio del 2025 erano attivi circa 570 cavi sottomarini transcontinentali, con progetti sempre più estesi da parte di operatori di telecomunicazioni e Hyperscaler (es. Google, Meta). L’obiettivo è costruire un’infrastruttura planetaria a bassa latenza e con capacità autonoma, sostenuta da intelligenza artificiale e gestione predittiva.
Nella figura sottostante, sviluppata da Huawei, viene quindi illustrato il salto evolutivo che il 6G intende compiere rispetto al 5G in termini di prestazioni, con un insieme di KPI (Key Performance Indicator) della rete di accesso radio (RAN) particolarmente sfidanti che testimoniano l’ambizione della nuova generazione.

6G sensing & communication, i principali KPI
Tra questi spicca la velocità di picco teorica, che raggiunge l’ordine di 1 terabit al secondo, e la velocità di trasmissione percepita dagli utenti, stimata tra 10 e 100 gigabit al secondo. Parallelamente, la capacità di rete complessiva viene proiettata come mille volte superiore a quella delle reti 5G, suggerendo un’architettura distribuita e intelligente capace di gestire un numero di connessioni e una densità di traffico senza precedenti.
Dal punto di vista della latenza, cioè del ritardo temporale tra l’invio e la ricezione di un segnale, si prevede un miglioramento netto con l’obiettivo di ridurre il valore a 0,1 millisecondi. Ciò consentirà scenari applicativi in tempo reale, come il controllo remoto industriale, la chirurgia a distanza o il metaverso immersivo. In parallelo, si lavora per mantenere il jitter – cioè, la variazione nella latenza – entro ±0,1 microsecondi, garantendo così la massima prevedibilità e stabilità del segnale.
L’affidabilità delle comunicazioni è un altro pilastro del 6G, con un obiettivo di 99,999999% di disponibilità del servizio (nota anche come “sei nove”), elemento cruciale per applicazioni mission-critical. Accanto alla connettività, il 6G punta anche alla sostenibilità e alla durabilità: si propone infatti una drastica riduzione dei consumi energetici – fino a cento volte meno per dispositivo rispetto al 5G – e una durata delle batterie nei sensori fino a vent’anni. Questo consentirà la diffusione capillare dell’Internet delle Cose (IoT) in contesti inaccessibili o remoti, come infrastrutture critiche o ambienti naturali. Ulteriori KPI riguardano la densità di dispositivi connessi, che potrà arrivare a 10 milioni per chilometro quadrato, e la copertura di rete, garantita anche in ambienti ostili, con margini di segnale superiori ai 10 dB.



































































