IL REPORT

Energy a caccia di digital skill: data analyst e scientist le più richieste

La fotografia scattata da Manpower e Luiss: business model in radicale trasformazione: “Servono professionisti in grado di spingere il settore verso un’intelligenza del mercato”

Pubblicato il 31 Gen 2020

L. O.

smart-energy

Sono i data scientist e i data analyst i professionisti più ricercati (e sempre più difficili da reperire) nell’energy. Settore alle prese con un elevato livello di disruption tecnologica che entro il 2025 vedrà un abbattimento di 625 milioni di tonnellate di emissioni CO2 a livello globale grazie alla digitalizzazione. Emerge dal report Manpower Group-Luiss Business School presentato oggi a Roma, secondo cui saranno social intelligence, circular economy e social media managing le competenze su cui le aziende puntano di più. Oltre a docenti e ricercatori della Luiss sono stati coinvolti top manager di società del settore: fra le altre A2A, Acea, Enel, Hera, Italgas, Snam, Terna.

Ecco i professionisti più richiesti

Nel dettaglio, sono competenze digitali generali e gestionali, interdisciplinarietà, social intelligence, design mindset, comunicazione digitale e social media, innovazione le soft skill più richieste.

Alla voce competenze tecniche risaltano invece specialisti in analisi e gestione dei dati, Intelligenza artificiale, computational thinking, competenze tecniche-economiche trasversali, market intelligence.

In primo piano, secondo il report, una transdisciplinarità che si integra al concetto di flessibilità, divenuto chiave per le organizzazioni che “lavorano alla costruzione di team agili e di contesti dinamici in cui le singole funzioni non siano isolate”.

Business model alla svolta

Nel settore sono in atto radicali trasformazioni nei business model, con offerte sempre più diversificate e una transizione verso un’economia di servizi. Stiamo già assistendo ai “new downstream”: alla luce della crescente competizione e della conseguente riduzione dei margini sulle commodity, diversi player nelle utility stanno modificando l’approccio alla customer base, fornendo, al di là della commodity, nuovi business e servizi come la creazione di impianti fotovoltaici, interventi di efficienza energetica, impianti termici.

La spinta delle smart city

La trasformazione in atto, annota il rapporto, non riguarda solo i consumatori finali ed il B2C, ma anche il B2B ed il B2T nel rapporto con i territori; ne sono esempio città sempre più smart, che attireranno crescenti investimenti, non solo nelle smart grid per realizzare interconnessioni tra utenti e infrastrutture, ma anche negli smart building e smart lighting.

L’approccio di trasformazione della mobilità è in grado di quadruplicare il valore generato: le auto elettriche e la mobilità smart e shared cresceranno in maniera sostanziale. Sul fronte dei trasporti ad esempio, solo negli Stati Uniti, il valore potenziale legato allo sviluppo di veicoli elettrici e veicoli autonomi a uso condiviso sarà pari a circa 430 miliardi di dollari entro il 2030.

Dati che illustrano solo una porzione dei grandi cambiamenti che saranno richiesti ai player, spiega il rapporto, “in termini di strategie, innovazione, digitalizzazione, regulation e geopolitica. Si tratta di trend sistemici e non isolati, perché la dimensione sistemica delle utilities è unica nelle sue caratteristiche”.

Energy, settore data driven

Anche per le società energetiche l’analisi dei dati diventa fondamentale per essere più efficienti e fornire servizi migliori. Si tratta di dati dinamici, raccolti sul campo tramite la sensoristica e gli operatori, o anche di dati statici, disponibili in banche dati storiche. Maggiore sarà la capacità di raccogliere volumi di dati con accuratezza, di analizzarli e di utilizzarli, maggiore sarà l’impatto dirompente delle tecnologie in grado di sviluppare “un’intelligenza del mercato”.

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