IL REPORT

Accelera l’e-gov in Europa. Ma l’Italia è in fondo alla classifica

Secondo i dati dell’eGovernment Benchmark 2020 di Capgemini l’offerta di servizi pubblici digitali nel nostro Paese si attesta al 25% a fronte di una media Ue del 60%. I più virtuosi Malta, Estonia e Austria

Pubblicato il 23 Set 2020

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Accelera l’e-government europeo. Ma non in Italia dove, nel confronto con gli altri Paesi, l’offerta di servizi pubblici digitali segna il passo, con un 25% di penetrazione dell’e-gov contro una media del 60%. Va meglio sul fronte digitalizzazione dove si registra un 71%, allineato alla media europea del 72%.

Emerge dall’eGovernment Benchmark 2020 lanciato da Capgemini e realizzato con Sogeti, Idc e Politecnico di Milano, secondo cui quest’anno tutti i paesi europei hanno migliorato l’offerta di servizi digitali: la media complessiva si attesta al 68%, in crescita rispetto al 65% dell’anno scorso. Ma per allineare i servizi di eGovernment alle esigenze dei cittadini, si legge nello studio, “è necessario adottare misure per accelerare l’implementazione di elementi digitali di base, il prerequisito per la creazione di servizi incentrati sull’utente, trasparenti e senza soluzione di continuità”.

Le best practice europee

I leader europei nell’e-gov sono Malta (punteggio complessivo del 97%), l’Estonia (92%), l’Austria (87%) e la Lettonia (87%) che ottengono il punteggio più alto in tutti e quattro i benchmark: User Centricity, Trasnparency, Key Enablers, Cross-Border Mobility. 

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Seguono a ruota Danimarca (84%), Lituania (83%) e Finlandia (83%). In termini di progresso, Lussemburgo, Ungheria e Slovenia hanno compiuto i maggiori avanzamenti negli ultimi due anni, aumentando rispettivamente di 20, 19 e 18 punti percentuali.

Nel panorama europeo l’Italia fa parte di un “eGov non consolidato, scenario in cui i Paesi non sfruttano appieno le opportunità dell’Ict”: servirà migliorare il livello di penetrazione aumentando il numero di persone che presentano richieste ufficiali online alle autorità amministrative o automatizzando i processi e richiedendo meno moduli ai cittadini.

Diminuisce il divario di performance

Il divario tra i leader e i paesi con un livello inferiore di adozione dell’e-government è stato ulteriormente ridotto. In aumento le opzioni di supporto online, da demo e Faq a chat dal vivo, che li aiutano a rispondere alle proprie domande online. Dal report emerge che l’eGovernment potrebbe ridurre ulteriormente il carico di lavoro per cittadini e imprese, attraverso un maggiore utilizzo di fonti autentiche, come i registri di base, per la compilazione automatica dei campi dedicati alle informazioni personali (attualmente fornite solo dal 57% dei moduli digitali in cui sono richiesti dati personali).

Più servizi mobili, ma resta il nodo dati

Complessivamente le comunicazioni con gli enti pubblici attraverso i canali digitali stanno diventando sempre più frequenti e oltre tre quarti (76%) dei siti web presi in esame sono ormai disponibili anche in versione mobile (rispetto al 61% di due anni fa).

Nei prossimi anni, secondo il report un altro tema che acquisterà notevole importanza sarà quello legato all’accesso degli utenti ai dati personali: nonostante questo indicatore sia migliorato nel tempo, attestandosi attualmente al 64%, resta ancora del lavoro da fare prima che cittadini e imprese possano vedere e decidere autonomamente chi ha accesso ai loro dati e per quale scopo.

Prossimo step una Society 5.0

“In seguito alla pandemia da Covid-19 le amministrazioni pubbliche hanno compreso che i servizi di e-gov accessibili da remoto e di facile utilizzo sono diventati di assoluta importanza – dice Domenico Leone, Public Sector Director di Capgemini in Italia . Se da un lato l’offerta di servizi online è cresciuta esponenzialmente, dall’altro l’Europa ha bisogno di accelerare l’adozione dei principali abilitatori tecnici, che sono estremamente importanti per sfruttare tutto il potenziale dell’e-gov. Avere a disposizione un e-government utile per i cittadini e che offra loro servizi trasparenti, facili da usare e senza soluzione di continuità è una necessità assoluta in un momento come questo in cui vanno rispettate le norme di distanziamento sociale”.

Secondo Domenico Leone, Public Sector Director di Capgemini in Italia, “il prossimo passo sarà il raggiungimento di una società intelligente e incentrata sull’uomo, chiamata “Society 5.0”, dove l’erogazione dei servizi sarà sempre più automatizzata grazie all’Intelligenza Artificiale”.

I dati italiani

L’eGovernment Benchmark Report 2020 della Commissione Europea, alla cui elaborazione per il sesto anno consecutivo ha contribuito il Politecnico di Milano, mostra che tutti i Paesi europei stanno migliorando l’offerta di servizi digitali, supportando cittadini e imprese nella transizione al digitale.

Guardando al panorama italiano, il nostro Paese si posiziona 18esimo per capacità della PA di sfruttare le potenzialità offerte dall’Ict con un valore (71%) in linea con la media europea (72% in EU27, 68% allargando a EU27+) e in crescita rispetto agli anni passati. Nonostante ciò, l’Italia si colloca all’ultimo posto in Europa per utilizzo dell’eGovernment: solo il 25% dei cittadini utilizza servizi digitali per interagire con la Pubblica Amministrazione, contro una media europea del 60%. È quest’ultimo, l’indicatore più utile per capire la diffusione dei servizi di eGovernment nel Paese che, come anche recentemente rappresentato dal rapporto della Corte dei Conti, presenta differenze importanti a seconda della dimensione degli Enti e della loro localizzazione geografica.

Il contributo del Politecnico di Milano all’eGovernment Benchmark risiede nel modello benchlearning, sviluppato per cercare di dare una spiegazione a questi risultati, partendo dall’evidenza che le prestazioni in eGovernment di un Paese possono essere fortemente influenzate dalle sue specifiche caratteristiche in termini di tipologia di utenza, caratteristiche della PA e propensione al digitale del Paese. Le performance vengono misurate attraverso due indicatori: Penetration, che misura il grado di diffusione del canale online tra gli utenti che hanno la necessità di utilizzare i servizi pubblici, e Digitisation, la capacità della PA di sfruttare adeguatamente le potenzialità offerte dall’ICT. Dopodiché vengono individuati e pesati i fattori di contesto che possono condizionare lo sviluppo dell’eGovernment in un Paese, utilizzando in modo importante gli indicatori del DESI. Le performance ottenute posizionano il nostro Paese nella categoria “Non-consolidated eGov”, tra quegli Stati cioè che devono ancora lavorare per adottare in modo efficace l’ICT e ottenere performance paragonabili a quelle dei migliori.

“L’obiettivo non è quello di trovare delle giustificazioni a performance mediocri di alcuni Paesi ma abilitare un confronto tra le strategie di eGovernment di Paesi con caratteristiche simili” spiega Michele Benedetti, responsabile della ricerca per il Politecnico di Milano. Ad esempio, guardando al contesto italiano, si rileva un buon livello di apertura dei dati e informazioni (indicatore Openness) e di digitalizzazione delle imprese (Digital in private sector), la diffusione della banda larga (Connectivity) sono in linea con la media europea. Ma emergono alcuni fattori che potrebbero rallentare l’efficacia delle azioni di eGovernment. Come già noto dal DESI, l’Italia è caratterizzata da un basso livello di Digital Skill della popolazione e da uno scarso utilizzo di internet. Inoltre, l’efficacia percepita dell’azione della PA (Quality) da parte della popolazione è ancora molto bassa, questo potrebbe anche valere per la qualità dei servizi digitali offerti e quindi contribuire a rallentare la diffusione dell’eGovernment nel nostro Paese.

Dall’analisi di “benchlearning” l’Italia risulta posizionata peggio rispetto ad altri Paesi con caratteristiche simili, a dimostrazione del fatto che c’è un margine per migliorare. Guardando alle strategie di altri Paesi meglio posizionati, alcuni dei principali gap riguardano l’automazione dei processi e l’interoperabilità delle applicazioni che permettono una riduzione sostanziale degli adempimenti a carico dei cittadini. In questi Paesi la strategia di diffusione dell’eGovernment sembra concentrarsi maggiormente nel cercare di limitare le interazioni tra la PA e il cittadino ai servizi con maggior valore aggiunto.

Il Report 2020 introduce la presentazione di buone pratiche da parte dei differenti Stati Membri e per l’Italia vengono citati i casi successo di PagoPA, App IO e Fascicolo Sanitario Elettronico.

“Alcuni fattori di contesto rappresentano senz’altro un freno per chi è deputato a governare la trasformazione al digitale del nostro Paese ed è importante orientare gli investimenti per colmare questi Gap, ma non possono essere presi come unica scusante” commenta Giuliano Noci, Prorettore del Politecnico di Milano e responsabile del gruppo di ricerca sull’eGovernment della School of Management del Politecnico di Milano. “È necessario lavorare per rendere sempre più semplici e funzionali i servizi digitali della PA e per mettere in condizioni tutti gli enti, anche i più piccoli, di poterli offrire ai propri cittadini”.

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