CALL CENTER

Almaviva Contact: “Trasferimenti da Roma a Rende per difendere il lavoro”

La Cgil accusa l’azienda di call center di voler licenziare 43 lavoratrici in maternità. La difesa: “Abbiamo rispettato la legge cercando uan ricollocazione per le dipendenti”

Pubblicato il 26 Ott 2017

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Braccio di ferro Almaviva-Cgil sui trasferimenti a Rende: a tenere banco la decisione di trasferire nella sede di Rende, in Calabria, 43 lavoratorici in maternità, impiegate nella sede capitolina poi chiusa lo scorso dicembre. Quando Almaviva annunciò i licenziamenti poi attuati, erano tutte incinta e la legge non ne permetteva il licenziamento né tantomeno il trasferimento. Finite le tutele della maternità, arriverà la lettera di trasferimento a Rende, Calabria dove Almaviva Contact continua ad operare.

“Il trasferimento in una nuova sede delle lavoratrici madri impiegate in precedenza presso Almaviva Contact Roma è soluzione fondata sull’esigenza di salvaguardare la posizione di lavoro, attraverso una collocazione alternativa, dopo la chiusura del sito produttivo”, spiega l’azienda, rispondendo alla Cgil che la accusa di voler licenziare 43 lavoratrici, mascherando la decisione con in tarsferimenti nella sede di Rende.

“Continua la politica dei licenziamenti mascherati da trasferimenti (a Rende) targata Almaviva. Dopo Milano, dove a dispetto di quanto riportato dai giornali il problema è tutt’altro che risolto, è la volta di Roma”, è la denuncia del segretario generale della Cgil di Roma e del Lazio Michele Azzola, del segretario generale della Cgil di Milano Massimo Bonini e del segretario generale della Slc Cgil Fabrizio Solari. “E in questo caso a essere coinvolte sono 43 neomamme, categoria che in un paese civile dovrebbe essere tutelata. Si continua a giocare sulla pelle dei lavoratori e questo è inaccettabile”, dicono i sindacalisti.

Ma l’azienda respinge le accuse al mittente non ci sta e spiega: “Va ricordato che la totale chiusura del call center romano della società, come è noto e rilevato anche da una pronuncia delle competenti sedi di giustizia, è conseguenza dell’accordo tra le parti del dicembre 2016, che ha ratificato la continuità e il mantenimento del perimetro occupazionale per il centro produttivo di Napoli e la cessazione delle attività per Roma”.

“Per la situazione delle 43 lavoratrici di Roma, Almaviva Contact ha correttamente seguito gli adempimenti di legge, attraverso la tutela delle dipendenti in maternità nella procedura di licenziamenti collettivi e, a seguito della oggettiva chiusura delle sede lavorativa di appartenenza, attraverso la conservazione dell’occupazione con collocazione, su scelta delle lavoratrici interessate, in una delle sedi attive della aocietà – prosegue Almaviva Contact – Peraltro, nei pochi casi sfociati in contenzioso, la giurisprudenza ha riconosciuto la regolarità della condotta aziendale”.

L’azienda prende atto “come gli stessi settori della Cgil che hanno assecondato il progressivo disfacimento del settore italiano dei call center con dosi costanti di populismo sindacale, mettano oggi in campo un’operazione di desolante speculazione su una vicenda trasparente”.

Intanto nel pomeriggio è prevosto l’incontro tra Almaviva e il ministro Calenda, per discutere del destino di 65 impiegati di Milano e sul loro trafserimento a Rende. “Ho convocato domani Almaviva Contact ed Eni per cercare una soluzione che eviti trasferimenti che io stesso ho definito licenziamenti mascherati”, ha detto ieri alla Camera lo stesso Calenda.

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