IL LANCIO

Apple, addio a Intel: debuttano i MacBook con il chip “in house” M1

Rivoluzione per l’intera industria dei semiconduttori: architettura Arm anche per pc e laptop. L’obiettivo è collegarli più efficacemente agli iPhone e all’ecosistema di dispositivi e app

Pubblicato il 11 Nov 2020

MacBook Air M1

Apple ha presentato la sua nuova linea di notebook MacBook Air e altri dispositivi alimentati dal primo processore centrale disegnato in house per i computer Mac, l’M1. I prodotti lanciati sul mercato – un MacBook Air, un MacBook Pro e un Mac Mini – non sono dunque la vera novità: l’attenzione è tutta sul chip Made in Cupertino, che permette ad Apple di collegare strategicamente tutti i device del suo ecosistema, dai computer agli iPhone, dagli iPad all’Apple Watch. Apple ora spera che gli sviluppatori software creeranno famiglie di app che funzionano sia sui Mac che sui suoi dispositivi mobili.

L’M1 segna anche il distacco definitivo dal chipmaker Intel, che da 15 anni riforniva Apple dei processori per i suoi computer desktop e laptop. La separazione da Apple era preannunciata e Intel ha lavorato per diversificare la sua offerta e i suoi clienti; tuttavia, per il chipmaker di Santa Clara e l’intera industria dei semiconduttori l’ingresso di Cupertino nel mondo nei chip ha un peso rilevante, soprattutto se Apple arriverà ad applicare l’M1 all’intera gamma di computer Mac. Apple, secondo le stime di Gartner, è il quarto maggior produttore mondiale di Pc per unità vendute.

Secondo i calcoli di Patrick Moorhead, fondatore di Moor Insights & Strategy, Apple risparmierà col chip proprietario fra i 150 dollari e i 200 dollari per processore. Il margine di guadagno sui McBook appena presentati sarà “molto più alto”.

Le caratteristiche di M1

L’M1 è stato presentato dai top manager di Apple come un processore efficiente e veloce, che migliora nettamente la durata della batteria. L’ultima versione del sistema operativo Apple, hanno aggiunto gli executive della Mela, è stato progettato per garantire le prestazione del nuovo processore.

L’M1 utilizza, come i chip per l’iPhone, l’architettura 64-bit del chipmaker Arm, diversa dall’architettura x86 dei chip Intel. Arm è un’azienda che da sempre progetta processori per device mobili, che puntano direttamente all’efficienza e alla durata della batteria. Per un computer portatile ciò si traduce in diverse ore in più di autonomia. Al tempo stesso, gli sviluppatori di app dell’ecosistema di Apple possono creare applicazioni comuni ai Mac e agli iPhone.

“L’ecosistema di app e la durata della batteria saranno probabilmente i punti di forza”, commenta su Cnbc.com Ben Bajarin, principal analyst for consumer market intelligence di Creative Strategies.

Con la pandemia di coronavirus le vendite di Mac hanno vissuto un boom: nel quarto trimestre fiscale ammontano alla cifra record di 9 miliardi di dollari. Si tratta ancora di device con chip Intel e a giugno il Ceo Tim Cook ha specificato che Apple continuerà a fornire supporto per i Mac con chip Intel “per diversi anni”.

“Riteniamo che i Pc powered by Intel — come quelli basati sull’11ma generazione dei processori mobili Intel Core — offrano ai clienti di tutto il mondo la migliore esperienza nelle aree che per loro sono di maggior valore così come offrono la piattaforma più aperta per gli sviluppatori, oggi nel futuro”, ha replicato Intel in una nota pubblicata dopo l’evento Apple dedicato ai nuovi MacBook e al chip M1.

La concorrenza si gioca sui nanometri

La strategia di Cook è di “possedere e controllare le tecnologie essenziali che sono alla base dei nostri prodotti”. In questa ottica rientra l’acquisizione fatta da Apple dell’attività dei chip modem di Intel per 1 miliardo di dollari nel 2019.

Apple ha sottolineato con orgoglio che il chip M1 dei nuovi Mac usa transistor di 5 nanometri.  Si tratta di una tecnologia all’avanguarda, come sottolinea Gartner, “e che ancora vede pochi prodotti disponibili sul mercato”. Intel attualmente vende chip con transistor di 10 nanometri. Più transistor un chipmaker riesce a inserire nello stesso chip, più il processore è efficiente: per questo è importante che i transistor diventino sempre più piccoli.

Intel possiede i suoi impianti di produzione, mentre Apple deve rivolgersi ai contractor asiatici per la fabbricazione. Il contractor che fabbrica i chip di Apple, la Taiwan Semiconductor Manufacturing, ha attrezzato le sue fabbriche per produrre chip con tecnologia a 5 nanometri; Intel ancora non può.

Continua lo scontro con Epic Games sulle fee dell’App Store

Separatamente, nella causa di Epic Games contro Apple, un giudice federale della California ha respinto parte delle accuse che la Mela a sua volta ha rivolto contro il produttore di videogiochi. La disputa ruota intorno alla decisione di Apple di rimuovere il gioco Fortnite di Epic Games dall’App Store.

Apple ha rimosso il gioco dal suo negozio di app dopo che Epic Games aveva integrato un pagamento diretto per aggirare la commissione del 30% che spetta ad Apple per ogni acquisto in-app. Trattandosi di una violazione delle linee guida del negozio digitale di iOs, Apple ha rimosso il gioco e non intende approvarlo nuovamente se Epic Games non si allinea alle policy sulla commissione. Epic Games si è di conseguenza rivolta al giudice californiano chiedendo di ordinare il ripristino di Fortnite. Il giudice non ha finora acconsentito, ma ha vietato ad Apple di bloccare anche gli account sviluppatore del produttore di giochi.

Ora lo stesso giudice federale ha respinto le controaccuse di Apple che sosteneva che Epic Games sta interferendo volontariamente sulle opportunità di guadagno di Apple. In un commento rilasciato su Bloomberg l’azienda di Cupertino ha dichiarato di non essere d’accordo con la decisione del giudice californiano e ha ribadito il suo punto di vista: “Epic ha violato il suo contratto con Apple”.

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