LA CRISI

Call center, 20 milioni per gli ammortizzatori sociali

Le risorse stanziate nel “decretone” su reddito di cittadinanza e pensioni licenziato dal Senato. La palla alla Camera. I sindacati: “Bene i fondi ma ora estendere la clausola sociale”

Pubblicato il 27 Feb 2019

F. Me

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Ammortizzatori sociali in deroga per il settore dei call center. Nel decretone che norma reddito di cittadinanza e pensioni, licenziato dal Senato,  sono stanziati 20 milioni per il 2019 per finanziare nel 2019 misure di sostegno al reddito per i lavoratori dipendenti. Le risorse sono a valere sul fondo sociale per l’occupazione e formazione. Ora la palla passa alla Camera.

Una buona notizia soprattutto per i lavoratori di Comdata di Padova e Pozzuoli. Gli ammortizzatori sono un tassello del puzzle che il governo sta cercando di costruire per risolvere la crisi del settore.

Lo scorso gennaio si è insediato ieri al ministero dello Sviluppo Economico il tavolo sul settore, presieduto dal vice Capo di Gabinetto Giorgio Sorial, a cui partecipano aziende e sindacati. Il tavolo ha l’obiettivo di affrontare in modo organico e sistematico le difficoltà in cui versano i call center, anche in considerazioni delle trasformazioni in atto nel mercato delle Tlc.

I sindacati hanno lanciato l’allarme occupazione: a rischio, secondo le stime di Slc, Fistel e Uilcom, ci sarebbero 3500 addetti. Le cause? La mancanza di volumi e l’abbassamento dei prezzi richiesto dai committenti nonché il mancato rispetto della clausola sociale, la cui applicazione garantirebbe continuità occupazionale nelle gare di appalto.

Per i sindacati, oltre agli ammortizzatori, urge l’adozione di un provvedimento di carattere generale che estenda la clausola sociale per gli appalti di call center in ambiti diversi dalle telecomunicazioni.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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