IL DOCUMENTO

Chip, l’allarme dell’industria Usa: a rischio la leadership mondiale

Senza interventi pubblici la quota di mercato è destinata a crollare al 36% dal 50% del 2015. L’analisi della Semiconductor Industry Association e Bcg: non basta il Chips Act. Per vincere la partita con l’Est asiatico il Governo Biden dovrà investire 30 miliardi di dollari entro il 2030

Pubblicato il 30 Nov 2022

chips act Ue

Finora erano i leader incontrastati del mercato globale. Ma Intel & co, i “campioni” Usa dei microchip, rischiano di perdere il primato. La “denuncia” parte da uno studio condotto dalla Semiconductor Industry Association e Boston Consulting Group secondo cui, senza un robusto piano di finanziamenti pubblici – 20-30 miliardi di dollari entro i prossimi 10 annil’industria americana di chip crollerà entro il 2030 al 36& di share globale contro il 50% del 2015 e il 46% del 2021.

Scotta il fronte “progettazione”

I semiconduttori, si legge nel report, “sono onnipresenti: alimentano tecnologie che vanno dai telefoni cellulari ai rover su Marte e sono economicamente rilevanti”. Nel 2021 le vendite mondiali di semiconduttori hanno totalizzato 556 miliardi di dollari. Un forte ruolo spetta alla progettazione di chip, che rappresenta circa la metà di tutti gli investimenti in R&D.

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Un vantaggio, gli Stati Uniti l’hanno già perso: quello sulla produzione di chip. Un calo che ha spinto l’amministrazione Biden ad approvare il Chips Act per “tamponare” il calo nella quota di produzione Usa dal 37% del 1990 al 12% del 2022.

Più fondi pubblici al design da Asia ed Europa

Ma il Chips Act non basta, dicono gli analisti: mancano infatti sufficienti incentivi alla progettazione. A differenza degli Usa infatti, altri governi – come la Cina e la Corea del Sud – stanno supportando le proprie aziende nella fase di design, costituendo in questo modo una base per la loro crescita sul mercato mondiale.

La quota Usa di ricavi da progettazione di chip è diminuita negli ultimi anni, scendendo al 46% nel 2021 da oltre il 50% nel 2015. Senza il sostegno del governo, potrebbe scendere al 36% entro la fine di questo decennio.

Le tre sfide da affrontare

“Se gli Stati Uniti mirassero a difendere la propria posizione di leadership nel design – si legge nel report – e a raccogliere i vantaggi a valle associati alla leadership nel design, dovrebbero affrontare tre sfide”.

Prima sfida. Secondo lo studio investimenti pubblici in R&D di 20-30 miliardi di dollari fino al 2030 (incluso un incentivo fiscale per 15-20 miliardi mirati sul design) produrrebbe vendite incrementali relative alla progettazione di circa 450 miliardi di dollari per oltre dieci anni, sostenendo anche la formazione e l’occupazione per circa 23mila posti di lavoro sulla progettazione e 130mila posti di indotto. Si rafforzarebbe inoltre la posizione di leadership degli Stati Uniti in progettazione di semiconduttori.

Seconda sfida. Man mano che i chip diventano più complessi, i costi di sviluppo aumentano. Oggi, il settore privato Usa investe in R&D più di quanto faccia il settore privato di qualsiasi altro Paese, mentre i governi di tutto il mondo offrono incentivi per attrarre design avanzato.

La quota destinata alla progettazione di semiconduttori finanziata da investimenti pubblici è del 13% negli Stati Uniti, rispetto a una media del 30% in Cina continentale, Europa, Taiwan, Giappone e Corea del Sud. Serve allineare gli investimenti pubblici statunitensi a quelli degli altri Paesi.

Terza sfida. L’accesso aperto ai mercati globali è sotto pressione. Le vendite sono la principale fonte di finanziamento per gli investimenti in R&D, ma tariffe, restrizioni all’esportazione e altri fattori minacciano l’accesso dei produttori di semiconduttori statunitensi ai mercati globali, mettendo implicitamente a rischio il reinvestimento in ricerca e sviluppo.

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