Carnevali (Openpicus): “Sensori smart e cloud: così portiamo le imprese nell’Industry 4.0”

Il co-founder e ceo della startup italiana, incontrato da CorCom durante l’Apec Smetc 2016 di Shenzhen: “Le aziende hanno fame di digital transformation e vogliono concretezza: siamo pronti ad accompagnarli nel futuro con progetti pilota. Nel mirino la Cina: grande interesse da player e imprenditori asiatici”

Pubblicato il 02 Ago 2016

Andrea Frollà

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SHENZHEN – “È come se negli anni Novanta qualcuno avesse deciso di ignorare l’adozione delle email: sarebbe ancora qui?”. Del profilo “startupper” descritto dall’immaginario collettivo, tutto cuffiette, bermuda e t-shirt, Claudio Carnevali, co-founder e ceo di Openpicus, ha davvero poco se non l’ultimo progetto innovativo su cui ha deciso di scommettere: Iomote.

Non a caso, la risposta alla prima domanda postagli da CorCom a Shenzhen, in Cina, dove ha esposto all’Apec Smetc 2016 col supporto di Ingdan Italia (leggi l’intervista all’Ad di Ingdan Italia Marco Mistretta), è quella di chi ha visto cambiare il tessuto imprenditoriale italiano fra anni di crescita e anni di pesante crisi economica. “Le Pmi italiane, sopra ad una certa dimensione, sono oggi perfettamente consapevoli di quello che è l’industria 4.0, ma essendo pragmatiche vogliono dimostrazioni pratiche, giustamente non si accontentano del buzzword”.

La soluzione Iomote si inserisce proprio in questo contesto di digital trasformation, che sta interessando sempre più le imprese tricolori. Una piattaforma IoT completa, dai sensori al cloud, per trasformare le facilities in smart facilities: un sistema che promette risparmio di risorse e digitalizzazione dei processi, per competere nell’era della 4ª rivoluzione industriale.

Il ceo di Openpicus, Claudio Carnevali, durante l'Apec Smetc 2016

Industria 4.0: quale ruolo può giocare Iomote nel processo di digital transformation delle imprese italiane?

Faccio una piccola premessa. Indipendentemente da Iomote le Pmi italiane devono necessariamente fare questo passaggio epocale. È come se negli anni novanta qualcuno avesse deciso di ignorare l’adozione delle email: sarebbe ancora qui?

Il ruolo di Iomote è duplice: siamo sia una piattaforma tecnologica, con sensori IoT e Cloud, sia una società di consulenza che grazie all’esperienza maturata sul campo riesce ad offrire servizi di workshop e progetti pilota per dimostrare nella pratica quali sono i vantaggi tangibili dell’industria 4.0

Quali sono i vantaggi principali che offre la vostra soluzione in termini di costi ed efficienza?

Operiamo a 360 gradi, dai sensori al cloud. Esistono tantissimi competitor che offrono solo parzialmente IoT professionale. Noi abbiamo pensato ai clienti, a quello di cui hanno bisogno ed oggi, vista la complessità percepita di queste soluzioni, vogliono almeno la tranquillità di interfacciarsi ad un solo partner.

Oltre questo a livello di sensori non dimentichiamo che nasciamo come azienda hardware. L’aver sviluppato la piattaforma open source di moduli Flyport ci consente di creare sensori connessi con costi di meno di 20 dollari, quando molti dei nostri competitors stanno cercando di far passare il messaggio che per un sensore IoT serva la stessa architettura di un PC. È assurdo ed energeticamente folle: i nostri sistemi consumano millesimi di Watt.

Che tipo di sensibilità state incontrando da parte delle aziende su questi temi?

Devo dire che su questo l’Italia ci sta stupendo positivamente. Le piccole e medie imprese italiane, sopra ad una certa dimensione, sono perfettamente consapevoli di quello che è l’industria 4.0, ma essendo pragmatiche vogliono dimostrazioni pratiche, giustamente non si accontentano del buzzword.

Per questo abbiamo dovuto aggiungere la parte consulenziale alla nostra offerta, per dimostrare che i vantaggi di queste soluzioni sono l’eliminazione degli sprechi, la riduzione dei costi e una maggiore consapevolezza dei propri processi. Il mio sogno è quello di poter dare a qualsiasi imprenditore o manager una app sul proprio smartphone che gli consenta di gestire la propria azienda esattamente come gestisce qualsiasi altro aspetto della vita oggi.

Quali sono i vostri obiettivi per il prossimo anno?

Il mercato è agli albori, ma in rapidissima crescita quindi lavoriamo con obiettivi a tre mesi. I prossimi sono di creare dei progetti pilota in aziende che siano eccellenze italiane per usarli come showcase. Ci stiamo lavorando e siamo molto vicini ad un importante accordo commerciale con un player estremamente importante, ma essendo scaramantico per natura mi farà piacere raccontarvelo quando sarà operativo.

Dal punto di vista geografico, ci sono mercati che intendete battere con maggiore decisione? Perché?

Italia in primis. Non dimentichiamoci che siamo ancora una potenza del manufacturing, delle industrie di processo. Certo l’estero è sempre una sirena allettante, ma credo che per la natura del business oggi sarà difficile iniziare il processo espansione internazionale prima di 18 mesi. Una volta che saremo riusciti a verticalizzare le soluzioni e il mercato sarà pronto sicuramente lo faremo tramite una rete di partners, installatori evoluti e società di consulenza.

Siamo reduci dalla fiera in Cina con IngDan e ci sono passati a trovare allo stand una serie di player, imprenditori e manager estremamente interessati a tematiche di risparmio energetico e controllo remoto di processi. La Cina sta crescendo non soltanto dal punto di vista dimensionale, ma sta facendo passi avanti tecnologici a velocità dieci volte maggiori rispetto alle nostre. I cinesi sono assolutamente consapevoli che ora devono crescere in modo più organico e meno distruttivo e credo che l’industria 4.0 sia per loro un passaggio naturale e anche maggiormente urgente rispetto all’occidente.

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