“Consolidamento Tlc, giusta la linea dura Vestager”

Non è vero che una politica di M&A è necessaria all’attrazione di capitali per nuove reti e servizi, scrive il Financial Times. “I consumatori ringrazieranno l’intransigenza della commissaria Antitrust”

Pubblicato il 15 Set 2015

Patrizia Licata

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Dopo la nota sferzante di Strand Consult su quello che viene definito il miope “ostracismo” dei regolatori europei ai merger nelle Tlc – dimostrato dalla decisione di Telenor e TeliaSonera di rinunciare al loro merger in Danimarca – arriva oggi un commento del Financial Times di segno diametralmente opposto. Il severo commissario Antitrust Margrethe Vestager, che per Strand non coglie le caratteristiche, le esigenze e le sfide dell’industria delle telecomunicazioni, ha secondo il quotidiano finanziario ogni ragione di assumere un atteggiamento intransigente di fronte ai merger nel settore mobile.

In alcuni paesi, come Germania, Austria e Irlanda, il passaggio da quattro a tre reti mobili è già avvenuto, anche grazie ad accordi siglati quando la Commissione europea si mostrava più “indulgente”, e nonostante l’opposizione dei regolatori nazionali, scrive il FT. Siccome gli accordi riguardavano operatori attivi su più paesi, è stata la Commissione ad avere l’ultima parola. Tuttavia, contrariamente a quanto sostengono le telco e molti analisti, il risultato è stato lo stesso in tutti i casi: i prezzi sono aumentati, proprio come teme oggi la Vestager.

Nel caso dei due operatori scandinavi TeliaSonera e Telenor, il commissario aveva lasciato intendere che il deal avrebbe ottenuto il disco verde solo a patto di una consistente rinuncia di asset, tale da portare alla nascita di un nuovo operatore mobile in Danimarca. “Il che, avrebbe reso inutile tutto lo sforzo di fondersi”, osserva il FT. E mentre la posizione della Vestager potrebbe mettere a rischio altri merger in via di completamento (in Gran Bretagna e in Italia), il Financial Times ribadisce che il commissario europeo all’Antitrust ha ragione a difendere la linea “dura”. “Non solo Bruxelles è stata troppo liberale in passato ma è stata anche inefficiente nell’implementazione delle regole”, si legge. “Per esempio, Hutchison aveva promesso che avrebbe fatto entrare un nuovo operatore che si sarebbe appoggiato allo spettro di cui si era liberata dopo l’acquisizione di Orange Austria nel 2013, ma non lo ha ancora fatto”.

Secondo il FT, i mercati con un “triumvirato di reti” non attraggono i nuovi entranti, spesso minuscoli Mvno. In Danimarca, per esempio, Telenor e TeliaSonera avrebbero controllato il 40% della rete, l’80% se si considera anche TDC, lasciando poco spazio a concorrenti alternativi e low-cost.

Gli operatori telecom sostengono che i merger sono necessari per finanziare nuove reti e servizi, ma “non ci sono prove che lo dimostrino”, scrive il FT. Anche se i ritorni sul capitale impiegato sono crollati dal 20% al 10% nel settore mobile, sono sempre maggiori del costo del capitale.

Prossimo obiettivo del severo scrutinio della Vestager dovrebbe essere il consolidamento sul mercato britannico, conclude la testata economica. Qui CK Hutchison si è accordata per fondere la sua controllata Three con O2 di Telefonica, ma Three “è un esempio eccellente di come la concorrenza crei e premi l’innovazione; nata come operatore aggiuntivo per abbassare i prezzi, ha costruito un business redditizio grazie all’innovazione e oggi è l’unico in Uk a offrire ai clienti l’aggiornamento al 4G senza costi extra. La normativa deve preservare questi incentivi”, conclude il FT, “non soffocarli inseguendo una nebulosa politica volta a promuovere i big dell’industria. I consumatori europei ringrazieranno la Vestager per le sue scelte”.

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