LA POLEMICA

Copia privata, industria tech all’attacco: “Freno all’innovazione””

Confindustria Digitale e Anitec-Assinform contro il decreto firmato dal ministro Franceschini. Cesare Avenia: “Balzelli sempre più ingiustificati”. Marco Gay: “Impegni disattesi”

Pubblicato il 30 Giu 2020

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“Visione miope, in netto contrasto con le esigenze di trasformazione digitale, oggi al centro delle strategie di rilancio del Paese”. E’ questa l’accusa rivolta da Cesare Avenia, presidente di Confindustria Digitale al decreto sulla copia privata firmato venerdì scorso dal ministro Mibact Dario Franceschini. Rincara la dose Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform: “La promessa non è stata mantenuta e le rassicurazioni sono state disattese. L’incremento del compenso per copia privata è in evidente controtendenza rispetto alle abitudini dei consumatori dimostrato anche dal nostro studio pubblicato lo scorso febbraio e inviato al Comitato consultivo permanente”.

Quali sono i rincari previsti

Il nuovo decreto determina i compensi per la copia privata di opere protette dal diritto d’autore e riproduce il testo dell’allegato tecnico contenente le nuove tariffe. Previsti aumenti sugli smartphone e tablet che arrivano fino ad un compenso di 6,30 euro dai 64 GB ai 128 GB e di 6,90 euro dai 128 GB in su, incrementando così il gettito su smartphone del 17% e sui tablet quasi del 30%.

Confermato il compenso su tutte le TV dotate di funzione Personal video recorder pari a 4 euro e l’introduzione di una tariffa sui decoder con la stessa funzione: “Considerando che questi apparecchi hanno solo la possibilità di registrare e non memorizzare, si tratta in realtà di una doppia imposizione”, annota Confindustria. Le nuove tariffe, unitamente all’introduzione di nuovi device e cioè wearables e memorie interne dei Pc, aumenteranno il gettito complessivo derivante dal compenso per la cosiddetta copia privata, che, sottolinea ancora Confindustria, “non è più utilizzata da nessun consumatore che fruisca oggi di contenuti digitali”.

Avenia: “Impegni non rispettati”

“Alla fine il ministro Franceschini – dice Avenia – contraddicendo l’impegno da lui stesso assunto lo scorso 22 aprile in audizione alla Camera dei Deputati, ha firmato l’allegato tecnico con cui aumenta il prelievo sulle tecnologie digitali più utilizzate dalle persone, e che negli scorsi mesi di lock-down hanno consentito il lavoro a distanza, la prosecuzione delle attività didattiche e il mantenimento di relazioni sociali a milioni di cittadini. E’ questa una visione miope, in netto contrasto con le esigenze di trasformazione digitale, oggi al centro delle strategie di rilancio del Paese”.

Secondo Gay “mantenere l’impianto della proposta di  decreto di febbraio vuol dire applicare un’imposizione aggiuntiva che non risponde più al suo scopo originario; quindi, di fatto, mantenere e rafforzare un’accisa sui prodotti digitali in tempi in cui è invece vitale spingere sulla digitalizzazione del Paese, a partire dalle famiglie”.

“Risulta chiaro che la visione ministeriale che ha guidato in questi anni il compenso per copia privata è stata quella di considerare i prodotti dell’innovazione tecnologica come mucche da mungere con balzelli sempre più ingiustificabili, invece che come opportunità per sviluppare in maniera innovativa le potenzialità di allargamento del mercato dell’industria della cultura, costruire nuovi modelli di business e di remunerazione“ sostiene Avenia che conclude: ” E’ questa una logica estremamente miope e penalizzante che non solo non favorisce l’evoluzione del settore, ma va in controtendenza con le esigenze generali di trasformazione digitale, chiaramente emerse durante l’emergenza sanitaria e oggi al primo posto nell’agenda per il rilancio del Paese”.

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