LA SVOLTA

Double Irish addio, l’Irlanda chiude col sistema fiscale “caro” ad Apple & co.

L’annuncio del ministro delle Finanze, Michael Noonan: dal 1° gennaio 2015 le nuove imprese con sede legale a Dublino saranno considerate fiscalmente residenti nel Paese e dovranno pagare le tasse sui profitti. Ma sono in arrivo tagli sulle imposte legate al pagamento delle royalties

Pubblicato il 15 Ott 2014

Federica Meta

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L’Irlanda non sarà più il paradiso fiscale delle multinazionali. Dal 1° gennaio 2015, infatti, il cosiddetto “Double Irish” – il meccanismo fiscale che permette alle aziende di abbattere le tasse sui profitti – non sarà più utilizzabile per le società che si stabiliranno ex novo nel Paese a partire dal prossimo anno. Le altre avranno il tempo di rivedere la loro organizzazione fino al 2020. A dare la notizia è stato ieri il ministro delle Finanze irlandese, Michael Noonan.

La decisione era attesa da tempo ed è stata il frutto delle pressioni internazionali, soprattutto di Usa e Ue, nonché del varo del piano d’azione internazionale (Ocse-G-20) di lotta all’elusione fiscale. La Commissione europea aveva chiesto a Dublino spiegazioni sul cosiddetto “profit shifting”, lo spostamento dei profitti da una filiale all’altra, minacciando di aprire un’indagine formale, dopo quella già in corso sugli accordi fiscali con Apple che fanno sospettare la violazione della normativa sugli aiuti di Stato.

Il Double Irish è un sistema che sfrutta le differenze tra la legislazione fiscale irlandese e quella statunitense, consentendo alle multinazionali come Google ed Apple di abbattere le tasse sui profitti delle royalties (diritti su brevetti e copyright). La legge Usa, infatti, considera un’impresa fiscalmente residente se registrata negli Stati Uniti mentre quella irlandese ha finora consentito a un’azienda di non essere considerata fiscalmente residente se, pur avendo una sede legale in Irlanda, era gestita altrove.

In questo modo la multinazionale poteva creare due sussidiarie in Irlanda: i diritti sulle royalties venivano ceduti alla prima sussidiaria, costituita in Irlanda ma controllata e gestita offshore; così i profitti delle vendite negli Stati Uniti, soggetti a una tassazione del 35%, venivano abbattuti dal pagamento delle royalties, incassate dalla società offshore e non tassate. Gli utili delle vendite Usa facevano capo, poi, alla seconda sussidiaria irlandese ma venivano sostanzialmente prosciugati dal pagamento delle royalties alla società offshore.

Il ministro Noonan ha spiegato che d’ora in poi le imprese registrate a Dublino saranno considerate fiscalmente residenti in Irlanda. Secondo gli analisti l’addio al Double Irish non determinerà la fuga delle imprese dal Paese: Noonan ha infatti annunciato che saranno garantiti nuovi incentivi a cominciare da un taglio alle tasse sui profitti collegati allo sfruttamento dei brevetti.

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