IL CASO

E’ made in Italy il braccialetto elettronico a “conduzione ossea”

A firma di Deed il wearable Get che trasforma dita e orecchie in “strumenti” per attivare comandi digitali. Si punta alla produzione nel 2017

Pubblicato il 03 Ago 2016

Andrea Frollà

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SHENZHEN – “La tipica freddezza cinese svaniva nel momento stesso in cui indossavano Get e sperimentavano la nostra tecnologia. Abbiamo scoperto una Cina in completa trasformazione, dove l’innovazione è centrale, e che vede nel Made in Italy sicurezza e qualità del prodotto”. Edoardo Parini è il ceo di Deed, una società costituita solo 2 mesi fa, ed è da poco rientrato da Shenzhen, epicentro dell’innovazione cinese. Durante l’Apec Smetc 2016, supportato da Ingdan Italia (leggi l’intervista all’Ad di Ingdan Italia Marco Mistretta), ha passato ore e ore a far provare il bracciale Get a fornitori, distributori e produttori di hardware e software locali.

“La nostra strategia attuale prevede un time to market immediato, con una prima produzione nel 2017”, svela durante l’intervista realizzata da CorCom a Shenzhen, tenendo ben stretto al polso il wearable. Il device rappresenta un mix di funzionalità tipiche di smartphone e bracciali tracker: in grado di captare i gesti dell’utente per interpretarne la volontà, grazie alla sua tecnologia basata sulla conduzione ossea permette soprattutto di avvicinare il proprio dito all’orecchio per ascoltare i contenuti e rispondere a messaggi, chiamate o dettare istruzioni al proprio telefono. I prossimi mesi fra incontri, campagna di crowdfunding e lavoro negli uffici di I3P, l’incubatore del Politecnico di Torino, saranno fondamentali.

A sinistra Emiliano Parini, coo di Deed. A destra il fratello Edoardo, ceo della societàVi siete ritrovati in Cina appena 2 mesi dopo aver costituito la società: cosa ha significato per voi questa esperienza all’Apec 2016?

Ormai sono oltre 5mila le persone che hanno provato il bracciale Get. Abbiamo avuto la possibilità di presentarci dall’altra parte del mondo, nella Shenzhen Valley, cuore dell’ecosistema dell’hardware mondiale. Siamo pienamente soddisfatti sia del feedback che abbiamo ottenuto, sia dal network con il quale ci siamo confrontati e dei contatti maturati. La Cina rappresenta un mercato vastissimo, veramente ambizioso per il suo potenziale, che segue fortemente le nuove tendenze tecnologiche.

L’Apec 2016 ci ha dato la possibilità, per la prima volta, di metterci in discussione in una fiera di livello internazionale. Abbiamo scoperto una Cina in completa trasformazione, dove l’innovazione è centrale. La tipica freddezza cinese svaniva nel momento stesso in cui indossavano Get e sperimentavano la nostra tecnologia. Un pubblico attento e curioso che ci ha dimostrato cosa il Made in Italy rappresenta per loro: sicurezza e qualità del prodotto. Ora vogliamo predisporre una nuova strategia, con una vision che ci permetta di approdare anche sul mercato asiatico.

Vi state preparando al vostro secondo round di raccolta finanziamenti: perché un investitore dovrebbe scommettere su Get e su quali aspetti di sviluppo del business concentrerete le risorse ottenute?

Quello che stiamo realizzando non è solo un prodotto, ma stiamo creando una nuova icona nel mondo della comunicazione. Ecco perché un investitore dovrebbe credere in noi. Il prossimo round è finalizzato ad un unico scopo: realizzare nel breve periodo una campagna crowdfunding internazionale. La viralità e la novità di Get sono due caratteristiche fondamentali, che saranno sfruttate al massimo. Certamente parte dei fondi raccolti saranno necessari per continuare il lavoro di ricerca e sviluppo, sia lato software, sia lato hardware. Stiamo presentando sul mercato un prodotto unico, del tutto nuovo e veramente innovativo, capace di risolvere con estrema semplicità la dipendenza che noi tutti abbiamo dagli schermi. L’obiettivo dell’azienda è di realizzare prodotti e servizi dedicati a migliorare il rapporto con la tecnologia, realizzando un prodotto adatto a tutti.

Un distributore locale cinese durante la prova del bracciale GetQuali sono i vostri obiettivi da centrare entro il 2017? Ci sono mercati geografici più attrattivi per il vostro wearable? Perché?

La nostra strategia attuale prevede un time to market immediato, con una prima produzione nel 2017. Inizialmente toccando il mercato europeo: Italia, Inghilterra, Svizzera, Svezia e Danimarca, per poi svilupparsi ulteriormente nel mercato orientale, in paesi come Cina e Israele. Non è un caso che fossimo all’Apec a Shenzhen assieme ad IngDan Italia. Entro il 2017 abbiamo l’obiettivo di concludere con successo la nuova campagna crowdfunding internazionale, partendo dall’America per raggiungere anche l’Europa. Questo traguardo ci permetterà di avviare la produzione del prodotto Get. Partiamo dall’Italia, che al contrario di quanto si possa pensare è il paese europeo con il più alto tasso di acquisizione alle nuove tecnologie, legate al mondo degli smartphone. Certamente è anche volere del team della Deed realizzare un prodotto 100% Made in Italy. Inoltre grazie alle partnership nordeuropee ottenute, andremo ad aggredire i mercati più recettivi nel panorama wearable.

Avete scelto un settore che oggi vive un grande fermento: quali sono le caratteristiche di Get che secondo voi vi aiuteranno a conquistare un mercato dove la concorrenza non manca, soprattutto quella dei giganti?

La vera distinzione di Get è che non ha bisogno di un display per essere utilizzato. Infatti non è difficile rendersi conto di quanto sia forte la dipendenza verso questi display. Una dipendenza che ci vede ogni giorno a controllare più di 150 volte il nostro telefonino. Basterà un semplice gesto del polso per rispondere a una chiamata e, avvicinando il dito all’orecchio, potremo in tutta intimità avviare la nostra conversazione.

Get rappresenta una nuova tipologia di prodotto che fa da bridge tra uno smartwatch e gli smart band. Get di fatto può essere definito uno ’smartbridge’. Il design stesso del bracciale presenta delle caratteristiche uniche rispetto a competitors indiretti. Non si useranno, infatti, silicone e plastiche per il rivestimento. L’obiettivo è che Get assuma una connotazione totalmente nuova ed evoluta rispetto all’infinità di prodotti offerti dal mercato. Il mondo wearable é in forte espansione, ma spesso le case produttrici, compresi i colossi, sono focalizzate su di un’unica funzione, per questo prevediamo di realizzare un prodotto all-in, che abbia cioè molteplici funzioni integrate.

L’utente ha un’enorme libertà per poter customizzare modalità e funzioni del bracciale, tramite l’applicazione. É previsto un Sdk pubblico, che permetterà di creare non solo una community di programmatori e maker che potranno realizzare applicazioni e software, ma un database dove aggiungere e integrare nuove funzionalità al bracciale. Get, infatti, permette di essere utilizzato come un vero e proprio controller. Infatti, stiamo già sviluppando la possibilità di controllare un drone e giocare con il bracciale sul PC.

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