STRATEGIE

Google a caccia di alleanze in Europa: fondi all’editoria locale

Assegnati i primi 27 milioni di un fondo da 150 milioni di euro per progetti di digitalizzazione dei media. Ma le questioni antitrust e fisco restano sul tavolo

Pubblicato il 25 Feb 2016

Patrizia Licata

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Google cerca alleati in Europa con cui rafforzare i consensi alle proprie “tentacolari” attività e alla sua controversa filosofia aziendale nonché a mitigare i contrasti con i player tradizionali e le autorità europee. Vedi la somma di 1,6 miliardi quantificati oggi dal fisco francese per le tasse arretrate.

In visita nel nostro continente, a Parigi, Sundar Pichai, Ceo di Google dall’anno scorso, ha annunciato che l’azienda di Mountain View ha assegnato i primi 27 milioni di euro di un fondo da 150 milioni (Dni Fund) destinato ai media europei come parte di un’iniziativa per favorire l’editoria digitale.

Il bando per il Dni Fund è stato pubblicato nell’ottobre scorso; si rivolge ai media di tutta Europa che presentano progetti digitali capaci di rivoluzionare il sistema editoriale, favorire la creazione di nuovo giornalismo e aiutare a individuare nuove forme di ricavi. Alla chiamata di Google hanno partecipato complessivamente 1.000 progetti da 23 paesi e 128 società editoriali. Dei 27 milioni di euro già assegnati da Big G, 1 milione 540 mila verranno in Italia.

Pichai ha detto che Google comincerà a dare particolare rilievo all’interno dei risultati di ricerca alle testate (sono già diverse migliaia) che usano una nuova tecnologia per pagine web sviluppata da Google che rende più veloce il caricamento delle loro pagine dai device mobili. Google offre agli editori, gratuitamente, anche un nuovo strumento di protezione contro i cyber-attacchi, chiamato Project Shield, con cui le testate possono indirizzare il loro traffico sui server di Google che sono meglio attrezzati per assorbire eventuali attacchi di tipo denial of service con cui gli hacker potrebbero tentare di mandare un sito offline.

“Il futuro degli editori di news e quello di Google sono legati”, ha sottolineato Pichai. “Dobbiamo essere buoni alleati”.

Per il Wall Street Journal i programmi di Google per l’editoria europea sono tentativi di conciliazione con un’industria con cui Big G è ai ferri corti da anni: gli editori di diversi paesi vorrebbero che il colosso americano li pagasse per inserire i collegamenti ai loro articoli nel motore di ricerca e le aziende dei media tedesche sono state le più agguerrite nel chiedere all’Ue di multare Google per abuso di posizione dominante nell’ambito della web search.

Google naturalmente ha sempre respinto le accuse di comportamento anticoncorrenziale, così come l’idea di pagare gli editori per i link agli articoli – tanto che ha preferito chiudere in Spagna il servizio Google News piuttosto che versare una quota. Al tempo stesso l’azienda cerca di farsi benvolere dagli editori finanziando progetti che li aiutano a adattarsi all’era digitale.

Anche le accuse di elusione fiscale vengono costantemente respinte da Mountain View e a Parigi Pichai ha ribadito che Google rispetta tutte le leggi fiscali locali; tuttavia, ha aggiunto il Ceo, Google è “un’azienda con sede principalmente negli Stati Uniti e la maggior parte dell’R&D negli Usa, per cui la nostra posizione fiscale riflette questo”.

A Parigi Pichai incontrerà esponenti del governo francese prima di volare a Bruxelles per incontrare le autorità dell’Ue, compreso il commissario antitrust Margrethe Vestager.

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