È l’Emilia-Romagna la prima Regione italiana per competitività e innovazione, che si piazza al ventunesimo posto su scala globale. Seguono la Lombardia al trentaseiesimo posto, il Lazio al quarantaduesimo, il Piemonte al quarantaquattresimo, il Friuli-Venezia Giulia al quarantasettesimo. Nelle ultime cinque posizioni il Molise, centosettesimo, la Sardegna, in posizione 108, la Puglia in centosedicesima posizione, la Sicilia in centodiciassettesima e la Calabria il centoventesima. Sono i dati che emergono dalla seconda edizione del “Transatlantic Subnational Innovation Competitiveness Index 2.0”, realizzato congiuntamente da Istituto per la Competitività (I-Com), Information Technology and Innovation Foundation, German Economic Institute, Austrian Economic Center, Center for Social and Economic Research, Stuns e Mathias Corvinus Collegium.
La classifica aggiornata
A guidare la classifica per competitività e innovazione, realizzata esaminando gli ecosistemi dell’innovazione di 121 regioni e stati di sette Paesi, (Stati Uniti, Germania, Italia, Canada, Polonia, Svezia, Austria e Ungheria), sono gli Stati Uniti (con California e Massachussets), seguiti dalla Germania che piazza in terza posizione il Baden-Württemberg e la Svezia. Ognuno di questi tre Paesi piazza nelle prime dieci posizioni tre dei propri Stati o Regioni. Per realizzare il ranking sono stati utilizzati 13 indicatori raggruppati in 3 cluster tematici: competenze della forza lavoro, globalizzazione e capacità di innovazione.
Il panorama di innovazione e competitività in Italia
Secondo i risultati della ricerca le Regioni italiane con i risultati migliori ottengano punteggi più alti di quelle “al top” in Ungheria o in Polonia, ma le regioni magiare e polacche con il posizionamento peggiore registrano punteggi migliori rispetto ai quelle italiane più basse in classifica.
Focalizzando l’attenzione sull’Italia, il rapporto pone l’accento sulla necessità di riqualificare la forza lavoro attuale e aumentare il numero di laureati soprattutto nelle materie Stem e di diplomati specializzati, puntando sull’istruzione come motore di competitività per il Paese.
Quanto alla globalizzazione,sarebbe necessario introdurre misure per rafforzare la capitalizzazione delle piccole e medie imprese e predisporre incentivi per affrontare la transizione digitale. Misure più verticali sull’AI e sullo sviluppo tecnologico delle infrastrutture potrebbero altresì incidere sulla crescita dell’impianto economico italiano e aumentare la capacità di attrazione di nuovi investimenti sul territorio.ù
Il rafforzamento del capitale umano
“Perché possano nascere nuovi business e trasformarsi quelli esistenti è fondamentale un upskilling e reskilling della forza lavoro ma anche un accompagnamento delle competenze manageriali e imprenditoriali, esponendo le PMI ai cambiamenti introdotti dalle nuove tecnologie, a partire dall’intelligenza artificiale attraverso programmi ed incentivi ad hoc” spiega Stefano da Empoli, presidente di I-Com e co-autore dello studio.
Il quadro delle competenze
Se si prendono in considerazione i soli risultati che riguardano le competenze della forzo lavoro, la classifica vede in testa Svezia, Germania e Stati Uniti. Quanto all’Italia, emerge con forza la disparità tra le regioni meridionali e settentrionali, sia nell’accesso a un’istruzione di qualità sia in relazione alla partecipazione all’economia della conoscenza.
Cosi, considerando la percentuale della popolazione tra i 25 e 64 anni in possesso di un diploma di laurea, l’Italia occupa con Calabria, Sicilia, Puglia, Molise e Sardegna gli ultimi 5 posti del ranking. Di contro, le regioni del Centro e del Nord presentano percentuali più alte di popolazione istruita, di cui Lazio (26%) ed Emilia-Romagna (23%) ai primi posti.
L’immigrazione di qualità
Anche considerando questo parametro emerge il gap che penalizza l’Italia meridionale rispetto al resto del Paese: le performance più negative in Basilicata e Sicilia, mentre il Centro e il Nord della Penisola si caratterizzano per un maggiore grado di attrattività economica e culturale segnando risultati migliori. “In generale – spiega I-Com – Italia, Ungheria e Polonia presentano un rapporto tra immigrazione qualificata, istruzione e attrattività molto basso rispetto a realtà come Austria, Svezia e Usa che invece dispongono di maggiori risorse umane con alto livello di istruzione.
Investimenti ed esportazioni
A ottenere i risultati migliori nella categoria “globalizzazione” è l’Ungheria, seguita dalla Germania e dall’Italia, dove però si registrano grandi differenze regionali. Le regioni più attive della in questo campo sono l’Emilia-Romagna e il Piemonte, mentre quelle con le prestazioni peggiori sono Calabria e Molise. Ad avere la migliore capacità di attrarre investimenti sono Lombarida, Lazio ed Emilia-Romagna.
Se si misura la capacità di innovazione prendendo come parametro il digitale e la possibilità diffusa di accesso alla banda larga, in Italia la leadership spetta a Trentino ed Emilia-Romagna: quest’ultima è in testa alla classifica per concentrazione di risorse umane qualificate impiegate nella ricerca. Molise e Calabria si distinguono per la creazione di nuovi business mentre Lombardia e Lazio scalano il ranking sul fronte decarbonizzazione.