Lo spezzatino di Ant group è servito: Pechino porta a compimento la stretta regolatoria sul colosso finanziario che fa capo ad Alibaba e ordina di dividere in due Alipay, la app per i pagamenti mobili con oltre 1 miliardo di utenti, creando una app separata per l’erogazione dei prestiti online. Lo riporta il Financial Times.
Alipay era già stata scorporata da Ant come parte di un pesante intervento del governo della Cina in ottica anti-monopolio. L’azione di Pechino contro il braccio fintech di Alibaba era cominciata con lo stop all’Ipo di Ant. Era poi arrivato l’ordine di separare il back end delle attività finanziarie condotte con i marchi Huabei (simile a una carta di credito) e Jiebei (prestiti non assicurati). Adesso Pechino vuole una netta divisione tra le attività di pagamento e quelle di lending con la creazione di una app separata per Huabei e Jiebei.
Ciò implicherà la nascita di una nuova società – una joint venture – che si occuperà della valutazione del merito creditizio e che sarà, in parte, di proprietà statale.
Una nuova joint venture: Pechino vuole il controllo dei dati
La stretta di Pechino su Ant e le Big tech
L’anno scorso Pechino ha imposto lo stop dell’offerta pubblica iniziale (Ipo) di 35 miliardi di dollari di Ant e ha varato nuove normative antitrust che disciplinano le aziende hitech. Il governo cinese ha messo in particolare sotto i riflettori le società dei pagamenti e dei prestiti online, temendo un deterioramento nella qualità degli asset e un aumento delle insolvenze.
A luglio la Banca centrale della Cina ha reso noto che applicherà a tutte le società dei servizi di pagamenti le stesse misure anti-monopolio adottate nei confronti di Ant.
La Banca centrale cinese ritiene che l’industria dei pagamenti si è sviluppata molto rapidamente e afferma che, durante questo sviluppo, si è verificata una “espansione eccessiva del capitale e dei monopoli”. Un chiaro riferimento alle app Alipay di Ant e WeChat Pay di Tencent, che la Cina considera il “duopolio” dell’ecosistema dei pagamenti online.
Intanto ad Alibaba è toccata la più grande multa mai inflitta in Cina (2,33 miliardi di euro) per questioni antitrust e tutto il settore hitech è finito sotto i riflettori delle autorità cinesi sulla concorrenza di mercato. Ad aprile le autorità antitrust hanno convocato i rappresentanti di 34 piattaforme digitali – tra cui giganti del calibro di Tencent, Meituan, Didi, Baidu e ByteDance – per chiedere di condurre un rettifica complessiva delle pratiche monopolistiche e delle irregolarità fiscali.