GIG ECONOMY

Lavoratori digitali, l’Emilia Romagna accelera sui diritti

L’assemblea regionale ha dato il via libera al progetto di legge a tutela dei riders e degli addetti delle delle piattaforme: stretta su privacy e sicurezza

Pubblicato il 17 Giu 2019

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Continua l’impegno delle Regioni per la tutela e i diritti dei riders. Dopo il via libera del Consiglio dei ministri alla legge regionale del Lazio, ora è l’Emilia Romagna a dare un colpo di acceleratore.

La commissione Parità dell’Assemblea legislativa regionale ha infatti dato il via libera al progetto di legge per la tutela dei riders, i lavoratori su piattaforme digitali impiegati nella gig economy. Il provvedimento include anche camerieri, commessi e creativi. Tra gli articoli del disegno di legge, la commissione si è concentrata su quelli in cui si affermala libertà di opinione del lavoratore anche rispetto a poteri direttivi, disciplinari, di coordinamento, di controllo o di verifica del datore di lavoro o del datore di lavoro gestore della piattaforma (articolo 3), si sancisce il diritto dei lavoratori digitali a non essere discriminati in base alla propria attività politica o sindacale, orientamento religioso e sessuale, o nazionalità (articolo 4) e si determinano le norme a tutela dei dati personali delle lavoratrici e dei lavoratori digitali (articolo 5). Il progetto di legge presentato da Sinistra italiana è passato anche con i voti del gruppo misto, Altra Emilia-Romagna e Pd. Lega e Fratelli d’Italia si sono astenuti.

La legge della Regione Lazio

Con la nuova normativa il Lazio si riconosce la tutela dei lavoratori in caso di infortunio sul lavoro e malattie professionali; si assicura la formazione in materia di sicurezza; si dispone a carico delle piattaforme l’assicurazione per infortuni, danni a terzi e spese di manutenzione per i mezzi di lavoro; si introducono norme sulla maternità e sulla previdenza sociale; si ribadisce il rifiuto del compenso a cottimo e si introduce un’indennità di prenotazione nel caso in cui il mancato svolgimento dell’attività di servizio non dipenda dalla volontà del lavoratore.

Per quanto riguarda la definizione della paga base e premialità si rimanda invece alla contrattazione collettiva, superando l’attuale situazione in cui sono esclusivamente i datori di lavoro a dettare le condizioni economiche.

La Legge prevede, inoltre, la realizzazione di un Portale del lavoro digitale a cui si possono iscrivere lavoratori e piattaforme e che permette di godere degli strumenti e contributi messi a disposizione dalla Regione Lazio.

Sarà invece la nuova Consulta regionale del lavoro digitale a permettere il continuo aggiornamento dei temi e della consultazione tra le parti. Alla Consulta, inoltre, spetta l’elaborazione di una Carta dei diritti dei lavoratori digitali con l’obiettivo di promuovere principi, regole e tutele a garanzia dei lavoratori e delle piattaforme nonché di sostenere il principio di consumo responsabile. Per il biennio 2019-2020 sono messi a disposizione 2 milioni e 100 mila euro per le politiche di assistenza e per la realizzazione del portale dedicato.

La strategia della Toscana

A marzo l’assemblea della Regione Toscana ha approvato un atto riguardante i diritti dei nuovi lavoratori digitali. La mozione impegnerà la giunta regionale ad attivarsi nei confronti del Parlamento e del governo nazionale, per intervenire a colmare un vuoto normativo che, secondo i promotori dell’atto, rischia di cancellare i diritti dei lavoratori digitali della cosiddetta gig economy, a partire dall’individuazione di un salario minimo e passando anche dalla tutela della salute e della sicurezza del lavoratore.

L’atto impegnerà l’esecutivo, inoltre, ad attivarsi per verificare quali spazi possa avere la Regione Toscana nell’intraprendere misure di politiche attive sul lavoro di queste nuove tipologie, valutando anche l’approvazione di una Carta dei diritti dei lavoratori digitali.

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