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Parlamento Ue, big tech a rapporto: focus su tasse e concorrenza

L’audizione dei ceo di Google, Apple, Facebook e Amazon potrebbe essere calendarizzata già il 1° febbraio. Stéphanie Yon-Courtin, vicepresidente della Econ: “Non è un processo o una minaccia ma vogliamo capire le loro mosse”

Pubblicato il 20 Gen 2021

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Le big tech in audizione all’Europarlamento. Strasburgo ha dato il via libera alla richiesta della commissione Economica di convocare gli amministratori delegati di Google, Apple, Facebook e Amazon per un’audizione il 1 febbraio. Si apprende da fonti vicine al dossier. A presentare la domanda per l’audizione è stata la presidente della commissione Economica del Pe, Irene Tinagli (Pd).
Gli eurodeputati intendono mettere sotto torchio i ceo delle Big Tech chiedendo loro chiarimenti in materia di concorrenza e tasse per i servizi digitali. Gli inviti ufficiali a Sundar Pichai, Tim Cook, Mark Zuckerberg e Jeff Bezos saranno inviati dopo avere concordato la data definitiva poiché, precisano le fonti, visto il poco tempo a disposizione, il termine del 1 febbraio potrebbe essere destinato a cambiare. “Questa audizione non è un processo né una minaccia”, commenta l’eurodeputata liberale, Stéphanie Yon-Courtin, vicepresidente della Econ. “Non siamo interessati a sentire lobbisti senior o avvocati”, ha aggiunto, auspicando che i ceo accettino la convocazione.

La Germania brucia tutti il tempo

La Germania brucia tutti sul tempo e vara la prima legge sulla concorrenza che mira a frenare lo strapotere delle big tech, a partire da Amazon, Apple, Google e Facebook. L’emendamento alla legge sulla concorrenza è stato deciso con una maggioranza più ampia della coalizione di Cdu e Spe che governa dato che anche i verdi hanno votato sì. La modifica della normativa antitrust entra in vigore subito.

“La concorrenza deve essere protetta, qui si tratta proprio di una legge fondamentale, di una ‘costituzione’ per la nostra economia sociale di mercato per il digitale”, spiega Falko Mohrs, deputato socialdemocratico ha spiegato il senso della legge.

“Vediamo la tendenza di creare monopoli, una concentrazione di potere dei grandi nei mercati digitali, è un processo sempre più veloce”, puntualizza Mohrs, secondo il quale con la nuova legge la Germania può “contrastare il comportamento improprio di aziende digitali che hanno un peso eccessivo sul mercato”.

Due le misure pilastro del provvedimento: l’antitrust tedesca (Bundeskartellamt) avrà più poteri d’indagine nei confronti delle aziende e potrà controllare meglio le fusioni sul mercato digitale; per rendere più veloce i processi l’unica e ultima istanza sarà in capo alla Corte federale di giustizia di Karlsruhe (Bundesgerichtshof).

La nuova legge, secondo il portavoce di politica economica della Cdu, Joachim Pfeiffer, è “il progetto più importante della legislatura” ed è unica in Europa, “si tratta di un lavoro pionieristico”. Il governo tedesco vuole accompagnare i tentativi dell’Europa di creare un quadro normativo europeo, con il “Digital Markets Act”, una proposta di legge portata avanti dalla commissaria Ue, Margrethe Vestager e dal commissario al Mercato interno, Thierry Breton.

La strategia della Commissione europea

Lo scorso 15 dicembre Bruxelles ha varato due pacchetti, il Digital Services Act e il Digital Market Act, che puntano a proteggere in modo più efficace i consumatori e i loro diritti fondamentali online e renderanno i mercati digitali più equi e più aperti per tutti. Le due proposte sono al centro dell’ambizioso obiettivo della Commissione di fare di questo decennio il “decennio digitale” dell’Europa.

Il Digital Services Act

Il panorama dei servizi digitali è oggi notevolmente diverso rispetto a quello di 20 anni fa, quando è stata adottata la direttiva sul commercio elettronico. Gli intermediari online sono diventati attori di vitale importanza per la trasformazione digitale. Le piattaforme online, in particolare, hanno creato vantaggi significativi per i consumatori e per l’innovazione, hanno agevolato gli scambi transfrontalieri all’interno e all’esterno dell’Unione e hanno aperto nuove prospettive a un’ampia gamma di aziende e di operatori commerciali europei. Allo stesso tempo, possono essere utilizzate come mezzo per la diffusione di contenuti illegali o per la vendita online di beni o servizi illegali. Alcuni grandi operatori sono diventati spazi quasi pubblici per la condivisione di informazioni e per il commercio online e hanno assunto una natura sistemica, il che comporta rischi particolari per i diritti degli utenti, i flussi di informazioni e la partecipazione del pubblico.

In virtù della legge sui servizi digitali, obblighi vincolanti a livello dell’UE si applicheranno a tutti i servizi digitali che collegano i consumatori a beni, servizi o contenuti e saranno previste nuove procedure per una più rapida rimozione dei contenuti illegali e una protezione globale dei diritti fondamentali degli utenti online. Il nuovo quadro riequilibrerà i diritti e le responsabilità degli utenti, delle piattaforme di intermediazione e delle autorità pubbliche e si baserà sui valori europei, compresi il rispetto dei diritti umani, la libertà, la democrazia, l’uguaglianza e lo Stato di diritto. La proposta integra il piano d’azione per la democrazia europea volto a rendere le democrazie più resilienti.

Concretamente, la legge sui mercati digitali introdurrà una serie di nuovi obblighi armonizzati per i servizi digitali a livello dell’UE, attentamente calibrati in funzione delle dimensioni di tali servizi e del loro impatto, quali:

  • norme per la rimozione di beni, servizi o contenuti illegali online;
  • garanzie per gli utenti i cui contenuti sono stati erroneamente cancellati dalle piattaforme;
  • nuovi obblighi per le piattaforme di grandi dimensioni di adottare misure basate sul rischio al fine di prevenire abusi dei loro sistemi;
  • misure di trasparenza di ampia portata, anche per quanto riguarda la pubblicità online e gli algoritmi utilizzati per consigliare contenuti agli utenti;
  • nuovi poteri per verificare il funzionamento delle piattaforme, anche agevolando l’accesso dei ricercatori a dati chiave delle piattaforme;
  • nuove norme sulla tracciabilità degli utenti commerciali nei mercati online, per contribuire a rintracciare i venditori di beni o servizi illegali;
  • un processo di cooperazione innovativo tra le autorità pubbliche per garantire un’applicazione efficace in tutto il mercato unico.

Il Digital Market Act

La legge sui mercati digitali si basa sul regolamento sulle relazioni piattaforme/imprese, sui risultati dell’osservatorio dell’economia delle piattaforme online e sulla vasta esperienza maturata dalla Commissione in materia di mercati online tramite l’applicazione del diritto della concorrenza. In particolare stabilisce norme armonizzate definendo e vietando le pratiche sleali messe in atto dai controllori dell’accesso e prevedendo un meccanismo di applicazione basato su indagini di mercato. Lo stesso meccanismo garantirà l’aggiornamento degli obblighi stabiliti nel regolamento in funzione della realtà digitale in costante evoluzione.

Concretamente, la legge sui mercati digitali:

  • si applicherà solo ai principali fornitori dei servizi di piattaforme di base più inclini a ricorrere a pratiche sleali, come i motori di ricerca, i social network o i servizi di intermediazione online, che soddisfano i criteri legislativi oggettivi per essere designati come controllori dell’accesso;
  • fisserà soglie quantitative come base per individuare controllori dell’accesso presunti. La Commissione avrà inoltre la facoltà di designare imprese che fungano da controllori dell’accesso, a seguito di un’indagine di mercato;
  • vieterà una serie di pratiche chiaramente sleali, come impedire agli utenti di disinstallare software o applicazioni preinstallati;
  • imporrà ai controllori dell’accesso di predisporre in modo proattivo determinate misure, ad esempio misure mirate che consentano al software di terzi di funzionare correttamente e di interoperare con i loro servizi;
  • prevederà sanzioni in caso di inadempienza, che potrebbero comprendere ammende fino al 10% del fatturato mondiale del controllore dell’accesso, al fine di garantire l’efficacia delle nuove norme. In caso di recidiva, queste sanzioni possono prevedere anche l’obbligo di adottare misure strutturali, fino all’eventuale cessione di determinate attività nei casi in cui non siano disponibili altre misure alternative altrettanto efficaci per garantire il rispetto delle norme;
  • consentirà alla Commissione di svolgere indagini di mercato mirate per valutare se a tali norme debbano essere aggiunte nuove pratiche e nuovi servizi dei controllori dell’accesso al fine di garantire che le nuove norme relative ai controllori dell’accesso tengano il passo con la rapida evoluzione dei mercati digitali.

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