SCENARI

L’Europa punta alla sovranità hi-tech e alza la posta su chip e ultrabroadband

Bruxelles vuole ridurre la dipendenza dalle supply chain estere. L’obiettivo è progettare e produrre i processori più potenti, creare un cloud europeo a protezione dei dati

Pubblicato il 10 Mar 2021

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Tra le irrisolte tensioni commerciali Usa-Cina l’Europa sceglie la via della sovranità tecnologica, come garanzia del proprio sviluppo nell’era digitale. Prodotti e soluzioni Made in Eu sono la risposta a una corsa al primato nel 5G, nei processori, nell’intelligenza artificiale e altre tecnologie emergenti che vedono finora Stati Uniti e Cina dominare il mercato. Per liberarsi il più possibile dai fornitori extra-Ue la Commissione europea ha alzato la posta sugli investimenti nelle tecnologie core.

“Rafforzare la sovranità digitale dell’Europa è una componente chiave della nostra strategia digitale”, ha dichiarato un portavoce della Commissione europea al canale americano Cncb.  “L’Europa può svolgere un ruolo guida sullo scenario globale in termini di tecnologia”.

“Di fronte alle crescenti tensioni tra Stati Uniti e Cina, l’Europa non resterà a guardare e tanto meno si adatterà al ruolo di campo di battaglia”, ha dichiarato il commissario Ue al mercato interno Thierry Breton in un discorso pronunciato lo scorso luglio. “È il momento di prendere il destino nelle nostre mani. Questo vuol dire anche individuare e investire nelle tecnologie digitali che saranno la base della nostra sovranità e del nostro futuro industriale”.

I tre pilastri della sovranità digitale europea

Dalla seconda metà dello scorso anno l’Europa ha annunciato progetti di investimenti da diversi miliardi di euro in alcune tecnologie chiave come i chip, le infrastruttre di telecomunicazione e l’intelligenza artificiale, alla base anche del paradigma di Industria 4.0.

“La sovranità digitale dell’Europa si costruisce su tre pilastri: potere computazionale, controllo dell’Europa sui dati degli europei, e connettività sicura“, ha affermato il portavoce della Commissione europea sentito da Cnbc. “A questo scopo occorre potenziare la capacità dell’Europa di progettare e produrre i processori più potenti del mondo, vanno creati cloud europei innovativi che garantiscono la sicurezza dei dati, e governi, imprese e cittadini devono avere accesso a reti broadband ultra-veloci e sicure”.

Sui chip, in particolare, l’Europa al momento rappresenta meno del 10% della produzione globale. L’obiettivo è portare la quota al 20%; Bruxelles sta cercando di sbloccare investimenti per 20-30 miliardi di euro.

L’Europa intende anche costruire il suo primo quantum computer nei prossimi cinque anni, portare la banda ultra-larga al 100% della popolazione e cominciare a investire nel 6G.

Battaglia su dati e 5G

Molti Paesi sono preoccupati che la tecnologia oggi permetta alle potenze straniere di dominarli in diverse forme“, è il commento di Abishur Prakash, esperto di geopolitica del Center for innovating the future di Toronto. “Per questo motivo i governi stanno guardando alla tecnologia con occhi nuovi”. Per esempio, un problema fondamentale è se la supply chain si trova in un Paese estero ostile o instabile.

Nel caso dell’Europa le tecnologie più importanti sono state finora fornite da aziende come le americane Nvidia, Qualcomm e Intel  per quanto riguarda i chip. La produzione avviene in fabbriche asiatiche, come quelle di Tsmc a Taiwan, di Foxconn in Cina e di Samsung in Corea del Sud, che sviluppa e produce sia per l’utilizzo nei propri dispositivi che per i clienti. L’americana Cisco e la cinese Huawei competono con le europee Ericsson e Nokia negli apparati di rete, dove oggi si gioca la battaglia fondamentale del 5G. Sulle piattaforme Internet il dominio assoluto è delle americane Google, Facebook, Amazon – e non è solo questione di business ma di raccolta e utilizzo dei dati, vero patrimonio del XXI secolo.

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