LA SCALATA FRANCESE

Mediaset-Vivendi, i riflettori si spostano su Telecom (e Cdp)

Nella partita Italia-Francia si fa largo l’ipotesi di un ruolo forte per Cassa Depositi e prestiti. Sullo sfondo l’incognita Orange e il tema nevralgico del controllo delle reti

Pubblicato il 23 Dic 2016

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Vacanze di Natale al fulmicotone sul fronte Italia-Francia nello spericolato gioco a scacchi sui campi delle Tlc e dell’audiovisivo. I giocatori coinvolti sono Vivendi, Mediaset, Telecom Italia. Ma nella partita oggi sembra affacciarsi anche Cassa depositi e prestiti. A cui, secondo indiscrezioni e scenari ricostruiti sulla stampa, potrebbe essere affidato un ruolo forte per riportare il pallino in mano all’Italia sui fronti più strategici.

L’ultimo atto andato in scena ha visto Arnaud de Puyfontaine ad di Vivendi ribadire di volere un accordo con Mediaset: “Adesso che siamo i secondi azionisti ci sono ancora più ragioni per cui dovremmo trovarlo – ha detto oggi uscendo dall’incontro in Consob -: Rimango ottimista sulla possibilità di realizzare un gruppo di media paneuropeo: sarebbe una buona notizia per ogni italiano e per ogni francese”. L’offerta di trattativa è stata respinta da Mediaset che ha giudicato ostile, nei fatti, la scalata dei francesi: proprio la scalata è stata al centro ieri del cda Finivest. La battaglia ha riflessi su Telecom Italia (ieri il titolo ha toccato quota +4,45%). Secondo ipotesi di stampa il governo starebbe considerando un ingresso nel capitale Telecom per bloccare una eventuale cessione della quota in mano ai francesi a Orange. “No comment” la reazione di Cdp. Consob ha comunque acceso un faro, avviando accertamenti sull’operatività sul titolo.

La scalata registra uno stallo, con le parti che si studiano dalle barricate. Aumentando la quota in Mediaset –il gruppo francese detiene ora il 29,94% dei diritti di voto – la società francese è arrivata a ridosso della soglia d’Opa.

In campo ci sono anche Procura, Agcom e Consob, ma i tempi delle istruttorie potrebbero non essere quelli dei mercati. E anche un accordo tra i due contendenti, o con terzi, espone al rischio di concerto, quindi di Opa obbligatoria

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