I media tradizionali si tengano pronti a fronteggiare la “valanga” Facebook e si mantengano quindi in stato d’allerta: allerta che deve cominciare dall’approccio alla questione del nuovo piano di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre, che potrebbe portare nelle case e sul mercato un’“autentica rivoluzione”. Lo fa sapere Mediobanca al Corriere delle Comunicazioni, commentando in primis le dichiarazioni di Luca Colombo, country manager di Fb, sull’enorme successo del social network nel nostro Paese.
Piazzetta Cuccia ricorda che la creatura di Mark Zuckerberg ha 22 milioni di utenti attivi in Italia: ogni giorno 14 milioni di utenti e 10 attivi attraverso le piattaforme mobili (smartphone e tablets). Nell’analisi si sottolinea che “un programma televisivo di successo può raggiungere dai 3 ai 5 milioni di spettatori in prime-time”, mentre Corriere della Sera e Repubblica hanno circa 3,2 milioni di lettori quotidiani. Inoltre Facebook genera in Italia un valore di 2,5 miliardi di euro.
Si prospettano “tempi duri – ne deduce Mediobanca – per l’industria tradizionale dei media (in particolare i broadcasters), tanto più alla luce del drammatico scenario dell’advertising. Quando Facebook sarà in grado di monetizzare il suo traffico – sottolinea – l’impatto sugli altri soggetti dell’industria dell’intrattenimento sarà pesante”. Occhio quindi al gigante californiano. Ma non è questo l’unico problema dell’industria mediatica, e in particolare di quella televisiva, in questi giorni.
Sul tavolo dell’autority il piano di numerazione automatica dei canali della televisione digitale terrestre (Lcn). Ieri il consiglio dell’Agcom, presieduto da Angelo Marcello Cardani, ha approvato lo schema di provvedimento per il nuovo piano di numerazione automatica, ora sottoposto a consultazione pubblica. Lo schema dell’Agcom ha recepito i rilievi del Consiglio di Stato che ha bocciato l’attuale piano di numerazione, prorogato dall’Autorità fino all’adozione del nuovo piano. Il Consiglio di Stato aveva dato ragione al Tar del Lazio, che in gennaio aveva chiesto la sospensione dell’Lcn. La sentenza, tra l’altro, conteneva la presa di posizione nei confronti di Mtv e Deejay Tv, che secondo il Consiglio di Stato non sarebbero tv generaliste e pertanto non meriterebbero le posizioni 8 e 9.
Partendo dalla premessa che i primi sei canali (Rai e Mediaset) non dovrebbero in teoria essere toccati da questo piano (“ma non lo si può dare per scontato”), Mediobanca si sofferma a riflettere sull’eventuale cambio di numerazione dei canali 8 e 9, per ora rispettivamente assegnati a Mtv Italia (posseduta per il 51% da Telecom Italia) e a Deejay Tv del gruppo L’Espresso. “Sarebbe molto difficile – commenta Mediobanca – giustificare una tale scelta chiamando in causa due canali commerciali e lasciando fuori gli altri dal 4 al 7”. Mediobanca suggerisce l’adozione di “un approccio prudente” al nodo Lcn, in attesa di nuovi sviluppi, ma intanto fa notare che “i cambiamenti sui numeri del telecomando saranno difficili da attuare senza una vera rivoluzione”; tutto questo “potrebbe avere un impatto visibile sull’audience televisiva”; e infine che “questo stato di incertezza potrebbe parzialmente impattare il processo di cessione de La7”.