FINTECH

Nuovo tonfo del Bitcoin: sotto i 7.000 dollari

L’altolà della Cina sugli “illeciti” fa precipitare il valore della criprovaluta che crolla ai minimi da sei mesi. E la banca centrale cinese pensa a lanciare uno yuan digitale

Pubblicato il 22 Nov 2019

Patrizia Licata

bitcoin

Ancora tempi duri per il Bitcoin: la criptovaluta più scambiata sui mercati mondiali è scivolata del 9% nelle contrattazioni di oggi, fino a circa 6.900 dollari, il valore più basso da maggio; ha poi lievemente recuperato assestandosi sui 7.100 dollari, riporta Reuters. Il crollo si deve all’annuncio del nuovo giro di vite sulla criptovaluta da parte della Banca popolare cinese (Pbc).

L’istituto bancario con sede a Shanghai ha reso noto che intensificherà l’azione di repressione degli utilizzi illegali delle valute virtuali e ha messo in guardia sui rischi per chi investe in Bitcoin e tutte le altre criptovalute. La banca centrale, che, secondo fonti dei media si prepara al lancio di una propria valuta fintech, ha sottolineato che le criptovalute non vanno confuse con la tecnologia blockchain. Per gli analisti si tratta di un chiaro messaggio: la Cina è pronta ad abbracciare la blockchain e le sue numerose applicazioni (lo ha ribadito un mese fa il presidente cinese Xi Jinping) ma lasciando fuori il Bitcoin e altre criptovalute che non ottengono il benestare dei regolatori nazionali.

Il regolatore cinese teme le speculazioni

Nei giorni scorsi l’ente regolatore di Borsa cinese (China securities regulatory commission) ha annunciato l’apertura di un’indagine su una società cinese che produce porcellane hitech, il Guangdong Great Wall Group, e che è impegnata in una serie di progetti basati sulla blockchain. Le azioni dell’azienda si sono fortemente apprezzate quest’anno, con un picco dopo le dichiarazioni del presidente Xi Jinping a supporto della tecnologia blockchain. Ora il regolatore vuole conoscere tutti i dettagli dei progetti blockchain di Guangdong Great Wall Group (investimenti, utilizzi, profitti…) per capire se siano reali o creati ad hoc per alimentare la crescita in Borsa.

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Bitcoin sulle montagne russe

Dopo il boom di dicembre 2017, quando valeva quasi 20.000 dollari, il Bitcoin ha subito un crollo delle quotazioni ed è andato incontro a notevoli fluttuazioni. Lo scrutinio dei regolatori mondiali – preoccupati dai rischi sistemici – e altri fattori sul mercato creano forti oscillazioni nelle contrattazioni della criptovaluta. Per esempio, il 27 giugno il bitcoin ha toccato quota 13.000 dollari, apprezzandosi del 13% rispetto al giorno prima e raggiungendo il valore più alto da gennaio 2018 come effetto del lancio di Libra, la moneta virtuale di Facebook,. Il giorno dopo però è crollato a 10.370 dollari risentendo di un blackout su una delle maggiori piattaforme di trading per le criptovalute, Coinbase.

L’anno scorso il bitcoin ha bruciato oltre il 70% del suo valore, crollando dal massimo di 19.500 dollari di fine 2017 ai minimi di dicembre 2018 (3.100 dollari). Nel frattempo banche e regolatori hanno acceso un faro sulla moneta virtuale, il suo impatto sui mercati finanziari e il potenziale sfruttamento per attività illecite. A giugno di quest’anno il Gruppo di azione finanziaria (Financial action task force on money laundering) ha lanciato un monito sul possibile uso delle criptovalute per operazioni di riciclaggio.

Lo yuan digitale

Nel corso di quest’anno anche le tensioni commerciali Usa-Cina hanno inciso sulle quotazioni del bitcoin. Nel contesto di crescente incertezza creato dalla guerra dei dazi gli investitori in Cina cominciano a considerare la moneta virtuale come un elemento credibile di portafogli diversificati.

Questo genera preoccupazione nei vertici del Partito popolare cinese, come dimostrano le indagini del regolatore di Borsa e il nuovo giro di vite della banca centrale.

I media americani hanno scritto che la Banca popolare cinese lancerà entro fine anno una criptovaluta. La banca centrale ha smentito la notizia parlando di “speculazioni piene di imprecisioni”. Tuttavia la testata cinese Global Times ha confermato l’esistenza di un progetto in cui sono coinvolte alcune delle maggiori banche cinesi (Icbc, Bank of China, Agricultural Bank of China) e le aziende Alibaba, Tencent e UnionPay.

Si tratterebbe di una sorta di yuan digitale, una criptovaluta “legale e centralizzata garantita dal governo” che non sostituirà lo yuan ma potrà essere usata per i piccoli pagamenti e il settore retail. La BPC ne darà notizia in corso d’opera, man mano che saranno pronte le varie fasi del progetto. I vertici della banca centrale cinese hanno anche sottolineato che l’annuncio della valuta virtuale Libra di Facebook è il segnale che Pechino deve “tenersi pronta e rendere lo yuan cinese una moneta più forte” tramite la propria valuta digitale.

@RIPRODUZIONE RISERVATA

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