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Stretta sulle ads politiche, così Facebook “protegge” le elezioni europee

Il sistema di tutela, inaugurato negli Usa per combattere eventuali interferenze esterne sul voto, sarà esteso anche al Vecchio Continente: una library con motore di ricerca interno consentirà di risalire a identità e location degli inserzionisti

Pubblicato il 16 Gen 2019

European Parliament President Antonio Tajani, right, welcomes Facebook CEO Mark Zuckerberg upon his arrival at the EU Parliament in Brussels on Tuesday, May 22, 2018. European Parliament President Antonio Tajani, right, welcomes Facebook CEO Mark Zuckerberg upon his arrival at the EU Parliament in Brussels, Tuesday, May 22, 2018. European Union lawmakers plan to press Zuckerberg on Tuesday about data protection standards at the internet giant at a hearing focused on a scandal over the alleged misuse of the personal information of millions of people. (ANSA/AP Photo/Geert Vanden Wijngaert) [CopyrightNotice: Copyright 2018 The Associated Press. All rights reserved.]

Facebook ha intenzione di estendere anche all’Unione europea, all’Ucraina, all’India e alla Nigeria alcune delle sue regole sull’advertising politico e degli strumenti atti ad arginare le interferenze sullo svolgimento delle campagne elettorali e del voto. Lo ha dichiarato la stessa azienda all’agenzia di stampa Reuters. Come noto l’Europa si prepara alle elezioni di maggio in cui si rinnova il Parlamento europeo.

Essendo un colosso dei social media quasi ovunque nel mondo, Facebook è diventata una piattaforma molto utilizzata dai politici per pubblicizzarsi, ma è stata usata anche come strumento per alcuni politici per screditare gli avversari nonché mezzo per alcuni hacker per manipolare l’opinione pubblica e per alcuni paesi per influire sul processo democratico o sull’esito delle elezioni di altre nazioni. Le presidenziali americane del 2016 hanno portato alla luce con estrema evidenza il fenomeno delle fake news politiche, della propaganda mirata a spaccare l’opinione pubblica e a esacerbare le tensioni su temi controversi.

Spinto dalla pressioni dei politici, il ceo Mark Zuckerberg ha introdotto l’anno scorso su Facebook una serie di misure che accrescono la vigilanza sulle ads politiche. A partire da questa settimana tali misure varranno anche fuori dagli Usa. Si comincia dalla Nigeria, dove il 16 febbraio si tengono ele elezioni presidenziali: solo inserzionisti con sede nel paese potranno comprare spot elettorali. Seguirà l’Ucraina, dove si terranno le elezioni presidenziali il 31 marzo.

In India, dove in primavera si rinnova il Parlamento, Facebook piazzerà le pubblicità elettorali in una sezione dedicata, una library che sarà attiva dal prossimo mese e che avrà un motore di ricerca interno che mostrerà alcune informazioni sugli inserzionisti come forma di controllo e tutela dalle interferenze, ha spiegato l’azienda all’agenzia Reuters. Un sistema del genere è stato già sperimentato in Uk e in Brasile l’anno scorso.

L’Unione europea avrà una sua versione del sistema di trasparenza sulle ads politiche di Facebook in vista delle elezioni di maggio per il Parlamento europeo, ha fatto sapere Rob Leathern, uno dei dirigenti del product management di Facebook. L’approccio è per ora diverso nei vari paesi del mondo per tenere conto delle diverse norme nazionali o regionali e del tipo di rapporto tra politica e società civile, ha spiegato Katie Harbath, director of global politics di Facebook.

Non è dunque chiaro al momento quale sarà la versione Ue del sistema di vigilanza sulle pubblicità politiche sul social network. Negli Stati Uniti la library delle ads include quelle con temi controversi, come il cambiamento climatico, e modalità per verificare identità e location di chi compra le ads: solo queste ultime saranno incluse nel sistema dell’India. L‘obiettivo ultimo è tuttavia arrivare a un set di regole valide su scala globale: secondo Leathern e Harbath potrebbero essere pronte già a giugno.

Facebook ha ammesso di aver venduto ads politiche ad attori di matrice russa durante le presidenziali Usa del 2016, scatenando preoccupazioni tra i parlamentari del Congresso Usa su possibili legami tra Mosca e il presidente Donald Trump (il cosiddetto Russiagate) e, in generale, sulle interferenze del governo russo in America. Lo scorso mese una ricerca commissionata dal Senato Usa ha concluso che la Internet Research Agency, legata al governo russo, ha usato le ads sui social e i post su profili fake per promuovere Trump (accusa sempre respinta dalla Russia); la propaganda fake ha interessato anche Instagram, parte della galassia Facebook, con punte altissime di engagement del pubblico.

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