RISTRUTTURAZIONE

Vertenza Ibm, fumata nera: non c’è accordo sugli esuberi

Azienda disposta a scendere a 80 (da 100) licenziati in caso di volontari disponibili a accettare gli incentivi. Roberta Turi (Fiom): “Ibm rifiuta strumenti alternativi ai licenziamenti”. Ariel Hassan (Uilm): “La società spieghi al Mise i suoi piani per l’Italia”

Pubblicato il 26 Apr 2016

Antonello Salerno

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Si è chiuso con una fumata nera l’ultimo incontro in Assolombarda tra il management di Ibm Italia e i sindacati sulla vertenza che vede la procedura di mobilità aperta per 100 dipendenti dell’area impiegati e quadri. Esuberi che l’azienda sarebbe disposta a ridurre a 80 se riuscisse a trovare i volontari disponibili ad accettare gli incentivi. Intanto da Assolombarda sta per notificare la comunicazione del mancato accordo al Ministero del Lavoro (i 45 giorni previsti per gli incontri sono scaduti venerdì 22 aprile), mentre un accordo in extremis rimane ancora possibile nella riunione in agenda per il 19 maggio sul piano di esodo incentivato che ricalca quello già sottoscritto per gli esuberi del novembre 2014. Da quel momento la mediazione sarà affidata al ministero del Lavoro.

“Nonostante le organizzazioni sindacali avessero ricevuto dal ministero dello Sviluppo economico una lettera che rassicurava le parti sociali rispetto alla volontà di Ibm di ricercare soluzioni condivise per evitare licenziamenti unilaterali – afferma Roberta Turi, segretario nazionale della Fiom Cgil – l’azienda ha smentito di avere proposte diverse da quelle già fatte e ha nuovamente rifiutato di sottoscrivere un accordo che prevedesse la gestione non traumatica degli esuberi dichiarati, rendendosi indisponibile ad utilizzare strumenti alternativi ai licenziamenti, come i contratti di solidarietà”.

“Le parti – prosegue Turi – si incontreranno nuovamente il 19 maggio per verificare, prima dell’appuntamento al ministero del Lavoro, se sussistano le condizioni per sottoscrivere un accordo che preveda l’uscita volontaria dei lavoratori in esubero dichiarati dall’azienda, ma al momento non c’è alcuna certezza che questa condizione sia possibile”.

“Rimane fondamentale convocare una riunione al Mise – afferma Ariel Hassan della Uilm – in cui la società chiarisca quale sia il suo piano industriale per l’Italia e metta nero su bianco che non sia previsto un continuo calo dell’occupazione nel nostro Paese. C’è ancora qualche possibilità di trovare una soluzione condivisa, ma finora è stato perso del tempo”.

“Continua a stupirci – continua Turi – la completa impotenza del Governo che, dopo aver sottoscritto con Ibm un accordo sull’utilizzo di una parte dell’area Expo, che prevederebbe addirittura degli investimenti pubblici, non riesce neppure a convincere la multinazionale ad evitare i licenziamenti unilaterali. L’Ibm, lo ricordiamo, è inoltre una delle principali fornitrici di servizi IT per la pubblica amministrazione – prosegue la sindacalista della Fiom”.

La vertenza coinvolgeva inizialmente 290 lavoratori, di cui 190 dirigenti, sui quali però è stato raggiunto nelle scorse settimane un accordo con Federmanager.

L’ultimo inciampo nella trattativa si era registrata quando, i primi di aprile, le rsu di Milano Segrate, Bologna e Napoli avevano ritirato la firma inizialmente registrata sull’accordo proposto dalla società.

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