FISCO

Web tax, l’Ocse accelera: “Accordo possibile già a luglio”

Lo ha annunciato il direttore del centro di politica fiscale, Pascal Saint-Amans, alle commissioni Finanze di Camera e Senato: “I lavori sono molto avanti anche grazie alla spinta della presidenza italiana del G20”. Per l’Ue miliardi di euro in arrivo tra imposta sulle big tech e tassa minima sulle imprese

Pubblicato il 31 Mar 2021

Patrizia Licata

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Accordo internazionale sulla web tax a luglio: l’Italia potrebbe mettere a segno un risultato storico per l’economia digitale con la presidenza del G20 e portare a compimento il processo di definizione della tassa sui servizi digitali in ambito Ocse. Si tratta della soluzione auspicata da molti Paesi, non solo gli Stati Uniti ma anche alcuni membri dell’Ue, rispetto a digital tax.implementate su scala nazionale.
Ad annunciare che i lavori sulla web tax sono “molto avanti”, con ottime prospettive di un esito positivo a luglio, è stato Pascal Saint-Amans, direttore del centro di politica fiscale dell’Ocse, nel corso dell’audizione sulla riforma Irpef convocata dalle commissioni Finanze di Camera e Senato.
“Sotto la presidenza italiana del G20 spero che potremo ottenere rapidi progressi nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, con l’idea di raggiungere un accordo senz’altro entro l’anno, magari a luglio a Venezia quando si riuniranno i ministri delle Finanze del G20“, ha affermato Saint-Amans.

Non solo Google: tassare tutte le imprese “dove hanno le loro attività”

Se tassiamo le imprese digitali ricaviamo migliaia di miliardi di euro in Europa, ma non abbiamo una soluzione magica: ‘tassiamo Google, e finanziamo’. No, non è così. Il ‘simbolo’ però è importante, e parliamo di imprese che guadagnano tantissimo, che hanno tratto vantaggio dalla crisi e che quindi possono essere tassate dove sono le loro attività. È mandato Ocse arrivare a una tassazione delle imprese più remunerative in modo che possano essere tassate meglio nei Paesi in cui hanno le loro attività, e questo non si limita al digitale, vale anche per le imprese che interagiscono con clienti finali”, ha sottolineato Saint-Amans.

La svolta è il “varo di una tassa minima mondiale”

Rispondendo a domande dei parlamentari il direttore del centro di politica fiscale dell’Ocse ha sottolineato che nell’economia digitale il varo di una tassa minima mondiale significa un gettito di entrate estremamente consistente.
“L’obiettivo è che i Paesi di destinazione dove si realizzano le vendite recuperino qualcosa di più. Ma il secondo pilastro dell’accordo è la previsione di una tassa minima sulle imprese che negli Usa Biden porterà al 21%. Su questa tassa minima l’Ocse sarà molto esigente e potrebbe portarvi 100 miliardi di euro in più”, ha aggiunto Saint-Amans.

Usa e Ue a caccia di un compromesso

In una recente risoluzione adottata dagli eurodeputati della Commissione affari economici e monetari, il Parlamento europeo ha chiesto di accelerare i tempi sulla digital tax, inclusa la definizione di un’aliquota minima per la corporate tax. La Commissione dell’Europarlamento ha chiarito che la prima opzione è la soluzione Ocse, ma, se i negoziati internazionali falliranno, l’Ue dovrebbe perseguire l’obiettivo sa sola.
Gli Stati Uniti di Joe Biden si stanno mostrando molto più aperti alla riforma fiscale internazionale rispetto all’amministrazione Trump, ma per Washington resta imperativo trovare una soluzione in seno all’Ocse, non a livello regionale. Non a caso non è stato messo alcuno stop all’inchiesta del Rappresentante per il commercio degli Stati Uniti contro un gruppo di partner commerciali degli Usa, tra cui l’Italia, che hanno adottato o adotterano una loro digital tax. Per il Rappresentante si tratta di una violazione delle norme fiscali internazionali discriminatoria verso le imprese americane e potrebbe comminare delle sanzioni. Nel mirino, oltre all’Italia, ci sono Austria, India, Spagna, Turchia e Regno Unito.
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