IL DIBATTITO

Criptovalute, urge una regulation: anche l’Italia firma l’appello a Bruxelles

Dichiarazione congiunta dei ministri delle Finanze di Italia, Germania, Francia, Spagna e Paesi Bassi: nel mirino le stablecoin. La Commissione Ue “vieti l’ingresso di privati al di fuori delle regole”: a rischio la sovranità degli Stati sulla politica monetaria

Pubblicato il 11 Set 2020

Patrizia Licata

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C’è anche l’Italia tra i paesi europei che chiedono a Bruxelles regole più severe per le criptovalute. Il nostro paese, insieme a Germania, Francia, Spagna e Paesi Bassi, si è infatti rivolto alla Commissione europea invitandola a elaborare una regolamentazione rigorosa per le criptovalute che poggiano su asset reali, come le stablecoin, per proteggere i consumatori e difendere la sovranità degli stati nella politica monetaria.

I ministri delle Finanze dei cinque Stati membri dell’Unione europea hanno scritto in una dichiarazione congiunta che alle stablecoin non dovrebbe essere consentito di operare nell’Ue fino a quando non saranno state affrontate le numerose sfide legali, normative e di vigilanza che queste valute virtuali pongono.

Effetto Libra

Le criptomonete supportate da asset tradizionali, come le valute fiat, sono finite nel mirino di politici e regolatori da quando Facebook, lo scorso anno, ha svelato i piani per la sua criptomoneta, Libra, definendola appunto una stablecoin.

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Alcune banche centrali e regolatori finanziari, preoccupati che Libra possa destabilizzare la politica monetaria, facilitare il riciclaggio di denaro e minare la privacy, hanno minacciato di bloccare il progetto, di fatto causando ritardi nel varo di Libra e modifiche dei piani di Facebook.

L’Ue dovrebbe prevedere un chiaro piano normativo per le stablecoin al fine di preservare la sovranità monetaria dell’Unione, si legge nella nota dichiarazione congiunta.

“No all’ingresso dei privati senza regole”

I cinque paesi Ue chiedono che tutte le stablecoin siano impegnate con un rapporto di 1: 1 con valuta fiat, con attività di riserva denominate in euro o altre valute degli stati membri dell’Ue e depositate in un’istituzione approvata dall’Ue.

“Siamo tutti d’accordo sul fatto che è nostro compito mantenere stabile il mercato finanziario e garantire che ciò che è un compito per gli Stati rimanga un compito per gli Stati”, ha detto ai giornalisti il ​​ministro delle Finanze tedesco Olaf Scholz.

Secondo Scholz le autorità dovrebbero adottare un approccio severo e questo dovrebbe includere il divieto di qualsiasi attività del settore privato se i requisiti normativi non fossero soddisfatti.

Inoltre, tutte le entità che operano come parte di un progetto di stablecoin dovrebbero essere registrate nell’Ue, per i ministri delle Finanze di Italia, Germania, Francia, Spagna e Olanda.

“Solo la Bce può emettere valuta”

Una mossa del genere avrà probabilmente impatto, osserva Reuters, sulla Libra Association, l’associazione con sede a Ginevra che gestisce il progetto fintech di Facebook.

“Stiamo aspettando” (dalla Commissione europea) regole molto rigide e molto chiare”, ha affermato il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire, “per evitare l’uso improprio delle criptovalute per attività terroristiche o riciclaggio di denaro”. La Banca centrale europea (Bce) “è l’unica autorizzata a emettere una valuta. E questo punto, è qualcosa che non può essere messo in pericolo o indebolito da nessun tipo di progetto, incluso il cosiddetto progetto Libra”.

La Commissione europea sta preparando le sue proposte normative sulle criptovalute; la presentazione è prevista entro la fine di questo mese.

Anche il G20 si è mosso nella stessa direzione: il Financial stability board (Fsb), su richiesta del gruppo, ha pubblicato ad aprile 10 raccomandazioni per un approccio comune alla regolamentazione per evitare che monete digitali come Libra di Facebook minaccino la stabilità finanziaria. L’idea è di arrivare a un quadro normativo di scala internazionale perché le criptomonete come Libra sono trans-frontaliere.

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