IL CASO

Intel in Italia, che fine ha fatto il piano?

Dell’ipotetico accordo da 5 miliardi non se ne sa più nulla. Stando alle indiscrezioni avrebbe dovuto essere annunciato formalmente a fine agosto ma non si esclude a questo punto che il dossier sia stato “congelato” per passare direttamente al vaglio del nuovo governo

Pubblicato il 19 Set 2022

telum, ibm, processore, chip

Tutto tace sul piano Intel per l’Italia. Le indiscrezioni di Reuters di inizio agosto – che davano per imminente un accordo fra l’azienda e il governo italiano – non hanno per ora trovato riscontro concreto. I rumors indicavano a fine agosto – e  comunque prima delle elezioni del 25 settembre – la firma dell’accordo quantificando in 5 miliardi l’investimento della chip company nel nostro Paese. Ma al momento in cui si scrive del dossier non se ne sa nulla e visto che mancano pochi giorni al voto non è da escludersi che si opti per rimandare la partita per dare la possibilità al nuovo esecutivo di valutarne i termini, a partire dalla questione di una o più location per la produzione.

Il sud Italia ecsluso dalla partita?

L’investimento di Intel in Italia fa parte del piano da 80 miliardi di euro in dieci anni con capitali propri e fondi europei da parte del chipmaker nell’Unione europea per aumentare la capacità produttiva dell’Ue e allentare la dipendenza dalle importazioni asiatiche. Veneto e Piemonte le due regioni che sarebbero in pole position per ospitare uno o più impianti e sempre stando alle indiscrezioni di agosto lo Stato si farebbe carico di un finanziamento fino al 40% che potrebbe dunque far lievitare l’investimento complessivo della chip company nel corso degli anni. Nelle scorse settimane si è fatto stringente il pressing dei sindacati che puntano a una factory anche per il Sud Italia – le regioni del Mezzogiorno sarebbero infatti escluse dalla partita.

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