L'EDITORIALE

Smart working contro il caro-bollette? Si apre il dibattito

Diminuire le giornate in sede per abbattere i consumi energetici di pubbliche amministrazioni e aziende. L’ipotesi prende quota ma bisognerà fare i conti anche con le spese dei cittadini. Italia già in controtendenza: sono rientrati in ufficio più dipendenti che in altri Paesi. Come conciliare le esigenze di tutte le parti in causa?

Aggiornato il 29 Ago 2022

energia bollette

Riaccelerare sullo smart working. Ossia rifavorirne l’adozione. È questa l’ipotesi che sta prendendo piede, almeno a livello di dibattito, per contrastare il caro-bollette di aziende e pubbliche amministrazioni e favorire il risparmio energetico. Innegabili i vantaggi: meno ore in sede significa meno consumi sia a livello di illuminazione e ancor più di riscaldamento – visto che la stagione invernale si avvicina. E lo smart working torna ad essere protagonista anche nella battaglia ambientale: meno lavoratori che si recano in sede significa meno creazione di C02, alias meno inquinamento.

Imprese, PA e cittadini: come favorire tutta la “filiera”?

Se il Covid ha messo in moto la rivoluzione con risultati senza precedenti anche in termini di produttività, la crisi energetica potrebbe rappresentare il punto di non ritorno innescando un’adozione massiccia del lavoro agile oltre ogni aspettativa. Vero è che bisognerà cercare di conciliare gli interessi e le esigenze di tutti, o almeno della maggior parte dei soggetti in causa senza trscurare l’anello “finale” della filiera: i cittadini.

La filiera delle Tlc a favore del lavoro agile

Fra i fautori dello smart working come soluzione salva-bollette c’è Asstel, l’associazione che rappresenta la filiera delle Tlc: “Se questa modalità di organizzazione del lavoro, nella nuova normalità della società post pandemica, ha consentito e sta consentendo di bilanciare le esigenze delle imprese e dei dipendenti della filiera Tlc, oggi potrebbe concorrere ad una riduzione della domanda di energia, evitando gli spostamenti dei lavoratori. Anche in ragione dei cambiamenti in atto nell’economia è necessario proseguire nel processo di trasformazione delle modalità di organizzazione del lavoro e per questo è fondamentale continuare a investire sullo smart working”, sottolinea il direttore di Assotelecomunicazioni-Asstel, Laura di Raimondo.

Un emendamento al decreto Aiuti bis

“Riteniamo che lo smart working possa essere uno strumento necessario per contribuire a contrastare l’emergenza energetica e il conseguente caro-bollette. Per questo chiediamo che sia inserito un apposito emendamento in occasione della conversione del dl Aiuti bis, in discussione in queste settimane al Senato”. Questo l’appello di Tiziana Cignarelli, segretaria generale della Flepar e di Codirp, organizzazioni che rappresentano i professionisti e la dirigenza pubblica. “Concordiamo con le proposte avanzate recentemente anche da Assotelecomunicazioni-Asstel e da alcune forze politiche e lo ribadiremo nelle prossime audizioni previste in Parlamento”.

Bonus per le spese energetiche dei lavoratori

L’uso più intelligente dello smart working può consentire alle aziende di ridurre tra il 30% e il 50% gli spazi e i loro costi e al Paese di abbattere fino a 2,5 milioni di tonnellate di C02: questi i benefici messi nero su bianco in un post su Linkedin da Mariano Corso, docente del Politecnico di Milano, secondo il quale per fare fronte alla crisi energetica e all’aumento dei costi delle bollette una delle ipotesi può essere la riconversione di parte dei risparmi ottenuti dalle aziende in bonus per contribuire alle spese energetiche dei lavoratori.

Italiani in controtendenza rispetto al resto d’Europa

I cittadini italiani, contrariamente a quanto sta accadendo nel resto d’Europa, si stanno dimostrando non troppo entusiasti di continuare a lavorare fra le mura domestiche. Secondo i risultati di un’indagine di Ranstad Research l’Italia ha rallentato la propria corsa allo smart working: su 8,3 milioni di potenziali lavoratori da remoto solo un terzo è “smart worker” almeno un giorno a settimana contro i 12,2 milioni del 2020. Un trend in controtendenza rispetto agli altri Paesi europei che registrano un’accelerazione verso il lavoro agile.

E da un policy brief realizzato a inizio anno dall’Inapp – in tempi non sospetti rispetto alla crisi energetica che si è innescata a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina – fra le criticità evidenziate dai lavoratori meno entusiasti spiccavano i costi dell’energia al pari con la questione del diritto alla disconnessione. E c’è da aspettarsi, dunque, che il caro-bollette incida molto di più in percentuale rispetto a qualche mese fa.

Articolo originariamente pubblicato il 31 Ago 2022

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